MSCI aggiorna la sua metodologia e sta per declassare i rating ESG di 31.000 fondi di investimento

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I rating dei fondi ESG vanno completamente rivisti —
di Hazel Ilangoproject-syndicate.org

La mancanza di standard condivisi e metodologie trasparenti per i rating ambientali, sociali e di governance porta a prezzi errati di azioni e obbligazioni e pregiudica l’efficacia del processo decisionale da parte degli investitori.  E’ urgente un intervento normativo, come anche molti governi stanno riconoscendo.

MSCI Morgan Stanley Capital International

MSCI è un fornitore leader di strumenti e servizi di supporto alle decisioni critiche per la comunità degli investitori globali. Con oltre 50 anni di esperienza nella ricerca, nei dati e nella tecnologia, consente ai clienti di comprendere e analizzare i principali fattori di rischio e rendimento e costruire con sicurezza portafogli più efficaci.

MSCI sta per declassare in un colpo solo i rating ESG di 31.000 fondi di investimento. La mossa drammatica arriva dopo che MSCI ha deciso di aggiornare la sua metodologia e richiedere ai fondi di soddisfare standard più elevati per i rating AA o AAA. Ci si aspetterebbe che una mossa con un impatto così potenzialmente di vasta portata sui mercati finanziari venga esaminata in anticipo dalle autorità di regolamentazione, ma non ci sono regole in merito.

I rating ESG sono fondamentali per guidare le decisioni di investimento. Ma, come indicano i declassamenti dell’MSCI, attualmente sono molto soggettivi e, spesso, gonfiati. In effetti, ben la metà delle società incluse in un’analisi Bloomberg Businessweek del 2021 era stata aggiornata da MSCI a seguito di modifiche metodologiche. Solo due anni dopo, una nuova ondata di cambiamenti sta portando declassamenti di massa e ancora più incertezza su cosa aspettarsi.

Necessario un intervento normativo

Michael Spence, l’economista statunitense insignito del Premio Nobel per l’economia nel 2001, giustifica l’intervento del governo e spiega il modo giusto per farlo. L’intervento normativo è urgentemente necessario per stabilire un sistema di rating ESG stabile e credibile, accurato e prevedibile. Il primo passo è garantire che le metodologie utilizzate da tutti gli ERP (Enterprise Resource Planning, sistemi di pianificazione delle risorse aziendali che possono svolgere un ruolo significativo nel facilitare la rendicontazione ESG automatizzando la raccolta dei dati) siano trasparenti e verificate in modo indipendente fin dall’inizio. I regolatori dovrebbero richiedere agli ERP di fornire prove concrete e strutturate a supporto dei rating assegnati e della validità dei loro criteri.

Inoltre, qualsiasi modifica alla metodologia o alle linee guida interne di un ERP dovrebbe essere valutata e confermata in modo indipendente. E se un cambiamento nei criteri o nella metodologia è destinato a portare aggiustamenti radicali dei rating, le autorità di regolamentazione devono intervenire per valutarlo e approvarlo, proprio come farebbero se si trovassero di fronte alla prospettiva di declassamenti su larga scala del rating del credito.

I rating dei fondi ESG di MSCI si basano su valutazioni non regolamentate che esaminano il rischio finanziario di un’azienda in base ai fattori ESG, un approccio noto come singola materialità, piuttosto che alla sua influenza sull’ambiente o sulla società. Mentre alcuni ERP affermano che le loro valutazioni tengono conto di effetti più ampi. L’approccio della materialità unica è particolarmente inadeguato per i fondi con esposizione ad attività di combustibili fossili. L’esame dell’IEEFA ha rilevato che MSCI ha assegnato i migliori rating ESG a fondi con oltre l’85% di esposizione agli investimenti in combustibili fossili. Queste valutazioni sono altamente fuorvianti, perché sottovalutano i rischi che le attività di tali imprese generano ed esagerano il loro impatto positivo.

La dipendenza dai combustibili fossili

La dipendenza dai combustibili fossili espone gli investitori al rischio climatico che, se non adeguatamente contabilizzato, potrebbe comportare perdite sostanziali attraverso la distruzione di valore e costi di opportunità elevati. In definitiva, rating ESG elevati possono far apparire le aziende più ecologiche di quello che sono, portando gli investitori a inclinare i portafogli verso aziende con scarse performance di sostenibilità.

Gli ERP dovrebbero prendere in considerazione l’adozione di un approccio di “doppia materialità”, che riflette l’impatto delle attività di un’azienda sulla società e sul pianeta. Solo un tale approccio, oltre a una rigorosa supervisione normativa, può garantire che i rating ESG aiutino a evitare il greenwashing e promuovano investimenti veramente sostenibili.

La portata del problema non deve essere sottovalutata. I rating ESG influenzano l’allocazione di migliaia di miliardi di dollari nei mercati dei capitali. I rating gonfiati e fuorvianti – basati su regole arbitrarie, metodologie opache e pregiudizi radicati da informazioni basate su input – potrebbero portare al disastro, proprio come i rating imperfetti dei titoli garantiti da ipoteca hanno consentito la crisi finanziaria globale del 2008.

Una migliore regolamentazione del settore dei rating ESG è fondamentale non solo per prevenire la prossima crisi finanziaria, ma anche per realizzare progressi reali verso la sostenibilità