Ridurre le emissioni di CO2 grazie alla riqualificazione energetica degli edifici

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di Marco Merlo Campioni, CEO di save NRG

In Europa, gli edifici sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle  emissioni di gas a effetto serra. Se questo già non bastasse a darci la misura delle  problematiche ambientali connesse, allora dovremmo considerare un altro dato: circa il 75%  del patrimonio immobiliare europeo è inefficiente dal punto di vista energetico. Ciò vuol dire  che gran parte dell’energia prodotta viene sprecata. Quest’ultimo dato può essere tradotto  in un’osservazione chiara e lineare sui benefici ambientali che potremmo trarre riqualificando  il patrimonio edilizio europeo: riduzione del 5-6% del consumo totale di energia e, di  conseguenza, del 5% delle emissioni di CO2. Un impatto non trascurabile dal punto di vista ambientale ed economico. Per questo, l’Unione europea ha inserito, nel pacchetto Fit for 55,  la direttiva EPBD sull’efficienza energetica degli edifici rivista, recentemente, proprio per  allinearla agli obiettivi di decarbonizzazione al 2050. La direttiva, chiamata anche Case Green,  prevede scaglioni temporali diversi per il raggiungimento degli obiettivi prefissi in base alla  tipologia di edificio coinvolto. Nel caso di edifici pubblici e non residenziali, entro il 2030 deve  essere raggiunta la classe D, mentre gli edifici residenziali hanno tempo fino al 2033. Invece,  i nuovi edifici residenziali, a partire dal 2028 dovranno essere NZEB.

Obiettivi sicuramente stringenti se li trasliamo nel contesto edilizio italiano. Basti pensare che,  come segnala il report di Legambiente,sono circa 6 milioni (pari al 60% del parco immobiliare) gli edifici residenziali coinvolti per il raggiungimento degli obiettivi al 2030 (classe E). Se  guardiamo al patrimonio complessivo, volendo intervenire sulle quattro classi energetiche più  basse,secondo i dati ENEA, bisognerebbe riqualificare l’84,1% del parco immobiliare. Dati che  ci danno la misura della portata degli interventi di riqualificazione energetica, previsti dalla  direttiva Case Green, in termini di risparmio energetico e riduzione delle emissioni di CO2.

Oltre che una responsabilità ambientale, una necessità economico-sociale che può contribuire a fronteggiare il continuo incremento della soglia di povertà energetica raggiunta  nel nostro Paese.

Secondo le rilevazioni, al 2021, dell’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (Oipe),  infatti, sono circa 2,2 milioni le famiglie che faticano ad accedere ad un paniere minimo di  beni e servizi energetici. Numero che sale a 4 milioni secondo lo studio condotto dalla CGIA  di Mestre a fine 2022. Appare, quindi, evidente il legame tra sostenibilità ambientale e  sostenibilità economica. Gli obiettivi di decarbonizzazione previsti dal Green Deal dell’UE e  dalle diverse direttive che fissano i criteri normativi per la loro attuazione, sono frutto di una  lucida analisi sull’economia del nostro Continente: non possiamo costruire un mercato florido

e competitivo se non consideriamo la necessità di agire per ridurre le emissioni di CO2. Intervenire sul parco edilizio è, quindi, inevitabile.

Tra gli interventi principali, per decarbonizzare il parco immobiliare e avviare una reale  transizione energetica, ci sono la riqualificazione degli impianti termici, la sostituzione degli  impianti a gas, l’installazione del fotovoltaico e del solare termico, l’installazione di pompe di  calore, l’aggiunta di sistemi di accumulo energetico, il relamping a LED, la sostituzione di infissi  e serramenti per ridurre le dispersioni termiche e gli interventi strutturali per il miglioramento  della sicurezza sismica dell’edificio. Per farlo, in Italia, è necessario attuare una politica  lungimirante e coraggiosa, in grado di riformare il sistema incentivante e massimizzare le  risorse pubbliche e private. Una politica che guardi già al 2035 anche per evitare le  speculazioni che hanno caratterizzato il biennio 2020/2022. Per quanto impervia, è la strada  giusta per garantire un futuro sostenibile ed equo per tutti. Ed è l’unica in grado di garantirci  l’indipendenza energetica liberandoci dalle speculazioni sul mercato energetico che, negli  ultimi anni, stanno pesando, sempre di più, sui bilanci delle famiglie italiane.