Ofi Invest AM. I bond ci proteggeranno dall’inflazione

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I bond ci proteggeranno dall’inflazione — Analisi di Geoffroy Lenoir, Co-CIO per i mutual fund di Ofi Invest AM

Ormai da fine aprile, il rendimento dei titoli di stato tedeschi a 10 anni si aggira attorno al 2,30%, mentre, se si considera l’arco temporale in cui è rimasto compreso nel range 2,20%-2,50%, questo è superiore ai 2 mesi; un segnale che potrebbe far pensare che il mercato obbligazionario europeo abbia trovato un nuovo equilibrio. In realtà, se la situazione in Germania sembra essersi stabilizzata, lo stesso non si può dire per altre nazioni o per i tassi d’interesse a breve in generale, come dimostrato dagli Stati Uniti, i cui bond a 10 anni sono passati dal rendere il 3,42% a fine aprile al 3,69% a fine maggio.

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Ma perché due economie sviluppate presentano scenari tanto diversi? A nostro avviso, la risposta è data dall’aumento dei tassi d’interesse che la Federal Reserve e la Banca Centrale Europea hanno effettuato all’inizio di maggio. Infatti, in quel momento, i mercati avevano già ampiamente prezzato la fine del ciclo dei rialzi e anche una rapida serie di tagli di questi ultimi, soprattutto negli USA, a causa delle preoccupazioni per l’andamento dell’economia locale. Tuttavia, i recenti parametri economici migliori del previsto, sia europei sia americani, un indice PMI dei servizi comunque robusto e le prospettive future di elevata inflazione, soprattutto nel Regno Unito, hanno reso più probabili ulteriori aumenti dei tassi d’interesse, soprattutto da parte della Bank of England. Di conseguenza, i tassi a breve termine sono cresciuti di più di quelli a lungo, provocando una marcata inversione della curva dei rendimenti che, generalmente, significa recessione imminente.

I tassi d’interesse non possono crescere ancora di molto

Alla luce di quanto emerso sopra, noi di Ofi Invest AM restiamo dell’idea che i tassi d’interesse non possono crescere ancora di molto. In particolare, da parte della Bce ci aspettiamo quello che già paventavamo a maggio, ovvero altri due aumenti, seguiti da un lungo periodo di “plateau”, in cui questi saranno mantenuti su livelli alti, ma non ulteriormente innalzati. Per quanto riguarda gli USA, sembra che anche i mercati ora non considerino impossibile un taglio dei tassi del 2023, un altro segnale che la politica da falco dei maggiori istituti di credito centrali sta volgendo al termine; uno scenario che ci ha portati ad accrescere la nostra esposizione al comparto obbligazionario. Infatti, sebbene non ci aspettiamo tagli significativi nei rendimenti per i prossimi mesi, riteniamo che i bond sovrani siano comunque una buona opzione per una strategia di tipo “buy and hold”. Inoltre, questi ultimi svolgono anche una funzione importantissima per un bilanciamento ponderato di un portafoglio di investimento, dato che le prospettive sul secondo semestre di quest’anno sono ancora molto incerte e permangono rischi sull’andamento futuro dell’economia.

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Che cosa rende il mercato così attrattivo?

Indipendentemente dalla natura pubblica o privata di un emittente, rendimenti all’emissione più elevati difficilmente sono portatori di buone notizie. Tuttavia, il punto veramente importante è riuscire a piazzare questo debito aggiuntivo presso gli investitori; un’operazione che fino ad oggi ha avuto successo grazie ai livelli particolarmente elevati dei rendimenti e agli utili delle società che si sono mantenuti solidi. Ma cosa è che rende i rendimenti del mercato del credito così attrattivi? La risposta più scontata è il loro innalzamento a seguito dell’aumento dei tassi d’interesse da parte di numerose banche centrali; ma bisogna anche considerare che, dopo numerosi episodi che hanno fatto crescere la volatilità nel 2022, gli spread creditizi si sono attestati su livelli ben superiori alla media degli ultimi 10 anni. Infine, anche il fatto che la Bce stia terminando il suo ciclo di rialzi costituisce una buona notizia, in quanto fuga molti dubbi sulla possibilità che la politica monetaria di questa possa andare fuori controllo, nonostante stia comunque riducendo il suo programma di acquisto di asset.

Con i rendimenti che si attestano al 4,25%, 7,50% e 3,50%, rispettivamente per segmento Investment Grade, segmento High Yield e mercato valutario, l’obbligazionario è tornato a rappresentare molto più di un’alternativa alle azioni, con il mercato europeo che ha molto da offrire tra cui una minore volatilità, rendimenti positivi dall’inizio dell’anno e una strategia di carry che proteggerà gli investitori in caso di allargamento degli spread