La Banca d’Italia pubblica uno studio sul sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’UE (ETS UE)

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La Banca d’Italia ha pubblicato un interessante approfondimento sul sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’UE (ETS UE). Come viene illustrato i sistemi di scambio dei permessi di emissione (ETS) sono sempre più utilizzati dai governi per indurre un abbattimento progressivo delle emissioni carboniche delle imprese.

La teoria economica ha dimostrato che il meccanismo della negoziazione privata dei permessi di
inquinamento consente di raggiungere un equilibrio più efficiente tra livello di inquinamento e benessere sociale rispetto a soluzioni alternative basate su un sistema di regolamentazione amministrativa o di tassazione delle emissioni.

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Sistemi ETS sono stati introdotti in numerosi Paesi e altri sono in fase di avvio, con molte diversità in termini di settori economici coinvolti e regole di funzionamento, dovute al difficile compromesso tra tutela ambientale e sviluppo economico. Al momento l’ETS EU è tra i mercati dei permessi di emissione più estesi ed efficienti al mondo.

Dal 2021 i prezzi degli EUA di questo mercato hanno registrato un forte incremento, sospinto da diversi fattori, come ad esempio la fissazione di obiettivi climatici sempre più ambiziosi da parte dell’Unione Europea e la riduzione delle quote che sono allocate in via gratuita. La presenza sempre più attiva di operatori finanziari più sofisticati ha inoltre contribuito ad accentuare la volatilità dei prezzi. Esiste dunque un compromesso, evidenziato anche dalla letteratura sul tema, tra maggiore liquidità (con ricadute positive sul processo di formazione dei prezzi e possibili guadagni di
efficienza del mercato) e maggiore volatilità dei prezzi, associata alla presenza di operatori maggiormente sofisticati, che operano su orizzonti di investimento di più breve periodo e con finalità prevalentemente speculative.

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L’aumento dei prezzi degli EUA ha avuto riflessi sul costo dell’energia elettrica, sebbene quest’ultimo sia stato condizionato principalmente dal rialzo del prezzo del gas. È dunque cresciuta l’attenzione sui profili di trasparenza del mercato degli EUA38, viste le sue implicazioni più generali di politica economica. In particolare appare rilevante l’interesse dei governi nel disegnare regole di funzionamento degli ETS che tutelino la competitività internazionale dei settori coperti per evitare fenomeni di carbon leakage, ossia delocalizzazioni verso aree con sistemi meno limitativi.

Frammentazione, eterogeneità tra sistemi e competizione tra mercati nazionali rappresentano il principale limite all’efficacia degli ETS nell’incentivare le imprese a ridurre le emissioni. Essendo il cambiamento climatico un problema globale, una maggiore integrazione tra mercati appare quindi la risposta più ovvia al tema della riduzione delle emissioni attraverso sistemi di cap and trade, introducendo regole comuni in grado di allineare gli incentivi tra paesi ed evitare distorsioni.

L’interconnessione tra ETS rappresenta pertanto l’obiettivo di lungo periodo della cooperazione
internazionale tra diversi ETS. Un mercato integrato degli ETS favorirebbe infatti un’allocazione più efficiente dei diritti di emissione e un maggiore coordinamento delle politiche di sostegno del processo di decarbonizzazione. In questo senso, l’Accordo di Parigi e gli sviluppi successivi, culminati nelle linee di azione definite dalla COP26 di Glasgow, hanno definito un percorso per una progressiva armonizzazione internazionale degli standard di calcolo dei contributi alla riduzione delle emissioni di gas serra.

L’integrazione dei vari ETS e una maggiore omogeneità a livello globale irrobustirebbe la valenza di
soluzioni di mercato al coordinamento internazionale tra le politiche di decarbonizzazione.