L’effetto delle ondate di calore sull’economia: a rischio la crescita

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Nelle ultime settimane, le temperature in Europa e negli Stati Uniti hanno raggiunto livelli estremi. I primi di luglio sono stati tra i giorni più caldi mai registrati, ponendo rischi significativi per la salute della popolazione e minacciando l’attività economica.

Gli economisti hanno stimato che negli Stati Uniti un rialzo della temperatura media durante l’estate di 1 grado Fahrenheit possa abbassare il tasso annuale di crescita economica dallo 0,15% allo 0,25%. Inoltre, l’effetto delle temperature elevate è maggiore nei Paesi meno sviluppati, dove causano in media una perdita del 6,7% del PIL pro capite. Il caldo estremo riduce la produttività del lavoro (grafico sopra rappresentato) e minaccia l’industria dei trasporti. In particolare, le temperature elevate possono generare cedimenti delle strade e impedire il funzionamento degli aerei, causando problemi alle catene di fornitura. Inoltre, le temperature richiedono più corrente per i sistemi di raffreddamento, necessari per il corretto sviluppo delle attività economiche. Certi settori sono maggiormente influenzati, come quello alimentare, ma tutti devono salvaguardare la salute dei dipendenti.

Il caldo minaccia il funzionamento corretto delle reti elettriche, che oltre un certo livello di attività causano blackout. Inoltre, i livelli elevati di corrente rendono le reti meno efficienti, e dunque più costose. Negli Stati Uniti gli analisti prevedono un rincaro dell’energia dell’11,7% per quest’estate. I problemi menzionati influenzano in modo sproporzionato le aziende più piccole, che non dispongono del capitale per subire i maggiori costi energetici o quelli per installare sistemi di raffreddamento adeguati. Molte aziende hanno richiesto prestiti per soddisfare questi requisiti o hanno persino dovuto sospendere le loro attività. Inoltre, le aziende più piccole sono maggiormente influenzate dai disastri ambientali causati dalle temperature estreme, come i recenti incendi in Canada e in Europa. I disastri obbligano le aziende a chiudere, richiedendo tempo e capitale di cui i business più piccoli non sempre dispongono. Le ondate di calore diventeranno meno rare in futuro e i governi dovranno supportare progetti per proteggere l’attività economica dalle crisi ambientali. Aumentare il capitale investito per favorire la transizione green avrà effetti positivi sia sul clima che sull’economia: la World Bank stima che $1 investito possa generare $4 di fatturato. Di conseguenza, troviamo che la transizione energetica sia un’opportunità a lungo termine interessante per gli investitori, che supporterà svariati settori, come i materiali e l’energia pulita.

LE PRIME TRIMESTRALI

Le previsioni per le trimestrali in via di pubblicazione stimano un calo del 9% degli utili delle aziende dello S&P 500; la riduzione del fatturato dovrebbe essere invece minore, solo lo 0,9%. Ciò indica come il problema maggiore siano i margini di profitto. I salari in aumento frenano i licenziamenti, per il timore delle aziende di riassumere, in una futura espansione economica, a costi ancora più alti di oggi. Inoltre, si potrebbero salvaguardare i margini aumentando il fatturato tramite il rincaro dei prodotti. Tuttavia, negli ultimi mesi le aziende hanno già trasmesso buona parte dei rialzi dei costi ai consumatori, inducendoli a ridurre la spesa.

Molte grandi banche americane hanno riportato una crescita annua degli utili sopra le aspettative: rispettivamente del 67%, 57% e 19% per JP Morgan, Wells Fargo e Bank of America. La crisi bancaria di marzo le ha in parte favorite: i timori di una crisi sistemica hanno spinto i depositanti a rifugiarsi nelle banche con più asset, ovvero quelle troppo grandi per non essere “salvate” dal regolatore in caso di crisi. I rialzi dei tassi d’interesse da parte della Fed hanno indotto una crescita dei default dei prestiti, che però rimangono a un livello storicamente basso. Inoltre, sono aumentati sia il numero di prestiti che l’interesse pagato su di essi dai debitori, portando a una crescita del margine d’interesse netto. La redditività delle banche è stata supportata anche dall’aumento dei prestiti sulle carte di credito, al +16% su base annua. I risultati mostrano una maggiore propensione al debito. Tuttavia, le perdite nel trading e nell’investment banking hanno causato problemi a certe banche, come Goldman Sachs. I conti delle grandi banche non sono rappresentativi di tutto il sistema. La politica monetaria restrittiva spinge le banche ad aumentare i tassi pagati sui depositi per evitare che gli investitori spostino il loro capitale in strumenti con rendimenti più elevati. Questo, insieme al calo dei depositi causato dalla crisi bancaria, può danneggiare maggiormente le banche medio-piccole, che non sono abbastanza diversificate per coprire le perdite con altre attività. Oltre al settore bancario, i risultati delle aziende di beni di consumo aiuteranno a comprendere la confidence dei consumatori, e quelli delle big tech mostreranno se le valutazioni sono troppo elevate. Per ora, Tesla ha riportato utili sopra le aspettative, ma ha subito un calo del margine di profitto a causa dei tagli ai prezzi. Netflix, sebbene abbia incrementato gli user limitando la condivisione delle password, ha avuto utili sotto le aspettative. I risultati delle grandi banche mostrano un accantonamento dei timori di recessione, ma serviranno le trimestrali di altri settori per trarre conclusioni sullo stato dell’economia.