Mutuo, meglio tasso fisso o variabile?

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Attualmente chi si sta avvicinando all’acquisto della casa ha una parola d’ordine: prudenza.
Prudenza dettata dall’aumento delle spese con cui le famiglie devono fare i conti, soprattutto se vi
è l’intenzione di contrarre un mutuo.

In meno di un anno il costo del denaro è aumentato di 400 btp passando da 0% a 4% con una
velocità che non si vedeva da più di 20 anni, la conseguenza più evidente di questo repentino
cambiamento è data dall’aumento dei tassi di interesse con il conseguente inevitabile
innalzamento delle rate dei mutui. In apparenza questo aumento sta scoraggiando l’acquisto
dell’abitazione, infatti la domanda di mutui è in calo il settore dei finanziamenti finalizzati
all’acquisto dell’abitazione ha chiuso il 2022 con un ammontare complessivo di 55 miliardi (-9%
rispetto al 2021) fenomeno dovuto a una situazione cambiata in Europa a causa del conflitto in
Ucraina, che ha determinato un rapidissimo aumento dell’inflazione e ha cambiato, pertanto, le
sorti dello stock dei mutui. È in atto un tentativo della BCE di rispostare l’inflazione verso il 2% e ci
si aspetta la discesa dell’Euribor a partire dal 2024.

In questo primo periodo del 2023, comunque, si registra un calo dei volumi. Gli indicatori di
mercato ci restituiscono un’economia in fase di rallentamento e l’inflazione ha iniziato una lieve
contrazione. L’attuazione del PNRR e i flussi di liquidità che stanno arrivando dall’Europa
dovrebbero consentire investimenti nelle infrastrutture del Paese e nel mondo del lavoro
rilanciando in questo modo l’occupazione.

L’acquisto della casa in periodi come questo diventa uno degli ultimi baluardi per salvaguardare i
risparmi. Il quesito principe è “meglio fisso o variabile?”.

“Il prodotto va analizzato attentamente e vanno presi in considerazione i redditi del potenziale
contraente e della famiglia soprattutto in termini di rischio. – dichiara Renato Landoni, Presidente
Kìron Partner SpA, Gruppo Tecnocasa – Considerando che all’inizio del 2022 si aveva un tasso
Taeg al 2,15%, mentre attualmente il Taeg medio è del 4,52%, il consiglio di Kìron Partner è quello
di rivolgersi a un consulente per un’analisi economica e finanziaria completa e sulla propria
capacità di risparmio che va ad incidere sulla quantità di finanziamento erogabile. Infatti, è troppo
semplicistico affermare che è meglio una tipologia di tasso piuttosto che un altro”.

“Fondamentale è farsi consigliare da un consulente del credito capace, – continua Landoni – perché
non va vista solo la situazione contingente, ma è necessario pensare all’ammortamento nel
tempo, oltre che le scelte che potrebbero influenzare il futuro: cambio lavoro, tipologia di reddito,
situazione famigliare, presenza o meno di figli o persone a carico. L’analisi è data anche dalla
propensione al rischio o alla volontà di cambiare vita. Questo studio va fatto anche da chi ha già
scelto in passato una tipologia di tasso, ad esempio variabile, e si ritrova oggi a fare i conti con
l’impossibilità di permettersi un rialzo troppo alto.

È importante non valutare solo l’impatto psicologico, ma è utile fare un ragionamento “matematico”, per evitare scelte sbagliate: sapere da quanti anni si sta rimborsando il finanziamento, quali erano i parametri di riferimento (Euribor a 1 mese, a 3 o 6 mesi), quanto rimane da pagare, se nel contratto era prevista l’estinzione parziale. Tutte queste analisi vanno fatte da chi conosce bene il settore, per orientare al meglio le scelte dei clienti, come fanno i consulenti del credito delle reti Kìron ed Epicas” – conclude Renato Landoni, Presidente Kìron Partner SpA, Gruppo Tecnocasa.