PayPal: arriva la concorrenza?

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PayPal è sempre al centro delle novità sui pagamenti digitali, sia come soggetto attivo che come esempio da seguire, dopo avere letteralmente rivoluzionato il campo delle transazioni online, introducendo, di fatto, il concetto, ora assodato, di e-wallet. La novità di quest’ultimo periodo riguarda però un probabile competitor che, secondo alcune fonti, potrebbe scendere in campo a breve. Non si tratta di altri e-wallet come Skrill o Neteller, ormai diffusi e consolidati, ma senza mai spaventare la società statunitense, sempre sulla cresta dell’onda. A lanciare la sfida, secondo quanto trapelato dal Wall Street Journal potrebbero invece essere nientemeno che Wells Fargo & Company, a capo di un gruppo di altre banche statunitensi del calibro di Bank of America e JP Morgan Chase. Secondo i rumors il nuovissimo wallet dovrebbe prevedere le maggiori funzionalità già di PayPal e Apple Pay, ovvero la possibilità di collegare le proprie carte al portafoglio digitale, in modo da utilizzarlo come via primaria di pagamento, online e offline. La sfida delle più importanti banche d’America cavalca l’onda del successo di PayPal in termini di sottoscrizioni del servizio, ma anche una situazione finanziaria che ha visto crollare i titoli, soprattutto dal 2022, dopo la bolla sul Nasdaq.

Sembra inoltre che il nuovo e-wallet sarà gestito, in modo indipendente da Zelle e con una denominazione nuova ancora da stabilire, da Early Warning Service, già gestore dello stesso Zelle e di proprietà delle suddette banche, insieme ad altri quattro istituti attivi nel progetto. EWS, nel tentativo di salvaguardare il parco utenti da competitor come PayPal, funzionerà attraverso i circuiti VISA e Mastercard, ma bisogna aspettare maggiori dettagli per sapere se l’iniziativa funzionerà come da piani oppure avrà la sorte di Current C, progetto similare di JP Morgan non andato a buon fine.

L’idea di competere con PayPal deve infatti fare i conti con lo zoccolo duro di utenti del wallet californiano, ma anche con una serie di servizi ulteriori che lo contraddistinguono, dal punto di vista delle funzionalità e dell’approccio alla sicurezza. L’accesso a PayPal attraverso l’indirizzo e-mail e senza digitare dati di carte o pin ha infatti subito generato un senso di protezione e tutela della privacy negli utenti, e lo stesso vale per la limitazione di alcuni pagamenti che richiedono approvazione prima di essere concessi. Tra questi rientrano il trading e il mercato delle criptovalute, la compravendita di gioielli e preziosi, le prenotazioni di voli charter e aerotaxi, ma anche i casinò online con PayPal come metodo accettato di deposito e prelievo, i servizi medici e le consulenze a distanza, i siti per soli adulti, la vendita di azioni e il mercato valutario, la raccolta di donazioni per cause di tipo benefico, e così via.

A ciò si aggiunge un servizio attivo, offerto dallo stesso PayPal, di protezione dalle frodi come phishing e il furto di identità, oltre a un programma di tutela dei consumatori nel caso di acquisti non idonei o non andati a buon fine, con annesso rimborso. Senza contare, ultimo ma non meno importante, l’implementazione di sistemi di crittografia avanzata adeguati agli standard richiesti per operare nel comparto dei pagamenti digitali.

Uscendo dallo stretto campo di privacy e cybersicurezza, PayPal allarga le proprie funzionalità di base con altri servizi che esulano dalla mera attività di wallet, dal programma “Buy Now Pay Later”, per la rateizzazione senza interessi e costi aggiuntivi di acquisti effettuati nei maggiori marketplace a distanza o comunque online, fino alla possibilità di utilizzare il portafogli elettronico per veicolare campagne di raccolta fondi a scopo benefico.

Si tratta di attività a tutto tondo che vengono via via adeguate alle esigenze degli utenti, in un’ottica che sposa la multicanalità e il multiservizio, tanto che PayPal può essere aggiunto come opzione di pagamento anche su Google Pay, per comprare anche nei negozi fisici, oltre che su Internet.

In poche parole, finora i competitor diretti non hanno spaventato il wallet californiano: Apple Pay, forse il rivale più pericoloso, limita comunque l’accesso ai possessori di dispositivi mobile iOS, mentre per utilizzare Amazon Pay è necessario essere registrati con un proprio account personale al servizio. Stripe, molto diffuso tra le aziende, richiede comunque competenze tecniche specifiche per essere supportato dai siti web e dalle piattaforme, mentre Skrill, per quanto intuitivo e conveniente, non prevede tutta la gamma di funzioni che qualificano PayPal.

Per sapere dunque se il progetto delle banche americane riuscirà a scalfire la leadership di PayPal, bisogna dunque aspettare i prossimi mesi, e notizie più certe.