Buy and hold: trappola o soluzione?

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Nel 2015 è iniziato un lungo periodo di tassi d’interesse praticamente inesistenti nella zona euro. Secondo i più esperti una tale situazione non avrebbe potuto durare molto, eppure a un certo punto anche i tassi d’interesse sui tanto popolari depositi bancari sono scesi in territorio negativo. La gente ha iniziato ad abituarsi, durante la pandemia si è arrivati a credere che non sarebbe più tornato un tasso d’interesse significativo. All’improvviso la tendenza si è invertita: nel ciclo economico è tornata a insinuarsi l’inflazione e anche i tassi d’interesse sono tornati a livelli impensabili fino a poco prima.

E ora questa svolta radicale sta diventando essa stessa un problema: i mutui sono alle stelle, in alcuni settori dell’economia le cose cominciano a farsi difficili e alcune banche hanno già dato segni di cedimento. Nel frattempo, il ritorno dei tassi d’interesse si è fatto sentire anche in alcune valutazioni azionarie, ad esempio nell’ambito di società growth con elevato indebitamento finanziario. Quando i rendimenti erano nulli o negativi, la soluzione più semplice sarebbe stata puntare tutto sulle azioni. Ma quanti investitori privati l’hanno fatto davvero? In un modo o nell’altro le obbligazioni hanno continuato a far parte dei portafogli, preferibilmente con la cara vecchia cedola e il familiare approccio “buy and hold”, ovvero acquistare titoli per mantenerli fino a scadenza.

Da anni ripetiamo in continuazione che gli investitori nel mercato obbligazionario dovrebbero abbandonare una volta per tutte l’approccio “buy and hold”. Abbiamo anche ribattezzato l’asset class da “Fixed Income” a “Active Income”, a sottintendere che il reddito non è più fisso, ma attivo. Sì, perché solo una strategia d’investimento globale, flessibile e molto attiva, in cui si utilizzano tutte le componenti di reddito disponibili, ha permesso di cogliere i vantaggi ancora esistenti negli investimenti obbligazionari anche nelle fasi di tassi zero, ovvero quando bisognava cercare di ottenere tutto il possibile da un mercato che sembrava non avere più nulla da offrire.

Il massiccio aumento dei tassi d’interesse dello scorso anno, per quanto doloroso, ha riservato anche qualche risvolto positivo. Gli interessi negativi sui depositi bancari fanno ormai parte del passato e alcuni istituti hanno ripreso a concedere tassi d’interesse più o meno adeguati sui depositi a vista e a termine. Grazie ai livelli di rendimento, le obbligazioni sono considerate nuovamente un’alternativa d’investimento valida per portafogli ben diversificati. Tanto più che l’aumento dei tassi d’interesse ha ripristinato anche l’effetto di diversificazione tipico delle obbligazioni. Alcuni investitori potrebbero lasciarsi tentare dall’idea che, scegliendo le obbligazioni giuste, anche l’approccio “buy and hold” possa di nuovo generare un rendimento leggermente positivo anche in termini reali. A questo proposito, noi invitiamo alla prudenza. Le soluzioni troppo semplici, come quelle già descritte, potrebbero in realtà rivelarsi delle finte soluzioni.

Oggi per trovare rendimenti veramente adeguati – che con l’approccio “buy and hold” significa livelli di rendimento potenzialmente in grado di superare nel tempo l’inflazione attesa – bisogna assumere rischi di credito altrettanto elevati a fronte di rendimenti che comunque non dureranno nel tempo. Attualmente, infatti, le curve dei rendimenti sono chiaramente invertite. In altre parole: maggiore è la durata (e quindi la possibilità di assicurarsi il livello dei tassi d’interesse a lungo termine), minore è il rendimento ottenibile, malgrado si assumano al contempo rischi di duration, e quindi di prezzo, più elevati.

È sempre stato (e rimane) difficile prevedere gli sviluppi concreti del mercato, per questo noi di Flossbach von Storch ci asteniamo dal fare simili previsioni. In tale contesto, però, aspettarsi o prepararsi ad affrontare forti fluttuazioni del mercato non ci sembra un’ipotesi troppo avventata. Anche se al momento molti segnali indicano che le banche centrali stanno lentamente riportando l’inflazione sotto controllo e si stanno avvicinando alla fine (almeno temporanea) del ciclo di rialzi dei tassi d’interesse, l’inflazione potrebbe comunque giocare ancora una volta un brutto scherzo. In caso di necessità, le banche centrali potrebbero vedersi costrette ad aumentare ulteriormente i tassi di riferimento, facendo salire ancora i livelli di rendimento.

Con una strategia “buy and hold”, un investitore si ritroverebbe quindi in balia del contesto di mercato negativo. Se si osservano i dati economici attuali si notano sempre più segnali di rallentamento, ma l’economia nel complesso appare ancora relativamente solida e, in una situazione come questa, potremmo davvero assistere al tanto acclamato “soft landing”. Stando ai livelli attualmente bassi dei premi al rischio sulle obbligazioni societarie, pare che questo scenario riscontri parecchi consensi fra gli operatori di mercato. Dal canto nostro, riteniamo eccessivamente ottimistica la fiducia riposta nelle banche centrali e nel fatto che, nel dubbio, elimineranno ogni rischio dal mercato come in passato. Chi cerca soluzioni facili e punta troppo sulle obbligazioni societarie – che a nostro avviso offrono attualmente un rapporto di rischio-rendimento a dir tanto “moderato”, potrebbe scontrarsi con una dura realtà.

Obbligazioni, il ruolo della gestione attiva

Oltre ai tassi correnti, che rappresentano di nuovo una base solida e quindi un cuscinetto per eventuali rialzi dei tassi d’interesse o variazioni del premio al rischio, i mercati obbligazionari sono tornati a offrire l’opportunità di ottenere un valore aggiunto tramite una gestione attiva. Il solo fatto che tendiamo a rimanere in disparte in fasi di mercato, diciamo, “non trasparenti”, con opportunità poco convincenti a fronte dei rischi, e riusciamo quindi ad approfittare del ritorno di tassi d’interesse adeguati sulla nostra liquidità e di buoni rendimenti sui Bund sicuri e a breve termine, ci sembra un enorme vantaggio. Inoltre, le obbligazioni nei portafogli misti svolgono di nuovo un importante effetto di diversificazione, purché si tenga costantemente d’occhio questo aspetto e si trovi il giusto mix, ad esempio in fatto di posizionamento in duration e gestione del rischio di credito. In altre parole, si deve perseguire con costanza l’approccio di stampo imprenditoriale del “reddito attivo”, al fine di migliorare i problemi che ancora permangono nel panorama degli investimenti e di sfruttare le opportunità che si presentano.