Solo l’11% delle aziende europee del mid-market ha iniziato a implementare un piano strutturato di decarbonizzazione

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Pur contribuendo in modo determinante sia al PIL che alle emissioni di gas serra, le piccole e medie imprese sono spesso percepite come un punto cieco nell’azione di contrasto al cambiamento climatico. Secondo la Commissione Europea, il loro contributo ai gas serra potrebbe ammontare fino a due terzi delle emissioni totali europee. Ad oggi, l’ecosistema del mid-market è ben lungi dall’essere conforme alla direttiva europea sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale (CSRD), che richiederà alle imprese con più di 250 dipendenti e 40 milioni di euro di fatturato di rendere noto il loro impatto sul clima, comprese le emissioni di Scope 3, con un periodo di rendicontazione annuale a partire dal 1° gennaio 2026.

Alla luce di questa osservazione, le PMI hanno davvero compreso la portata delle trasformazioni necessarie? Sono attivamente impegnate nella decarbonizzazione delle loro attività? Quali ostacoli devono superare e quali opportunità offre la decarbonizzazione? Per rispondere a queste domande, Argos Wityu e BCG hanno collaborato per creare la prima edizione di un barometro progettato per valutare i progressi delle PMI europee nei loro sforzi di decarbonizzazione.

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Lo studio, dal titolo The Argos – BCG Mid-market Climate Transition Barometer, ha coinvolto 700 leader delle PMI nel luglio 2023 in 6 nazioni europee (Francia, Italia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo).

Consapevolezza dell’urgenza e delle opportunità

L’84% delle PMI intervistate considera la riduzione delle emissioni di gas serra “importante” o “critica”, sottolineando l’urgenza della questione per questo segmento. Di queste, il 71% la percepisce come un’opportunità, prevedendo vantaggi quali il miglioramento della redditività e l’accesso a nuovi mercati, con un vantaggio competitivo immediato o a lungo termine.

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“Non c’è dubbio che la decarbonizzazione delle medie imprese possa generare forti opportunità in tutti i settori. Molti investitori, dai family office alle grandi istituzioni, sono disposti a sostenere queste imprese nella loro transizione Grey to Green e ad aiutarle a diventare leader sostenibili”, ha dichiarato Simon Guichard, Partner di Argos Wityu.

Un approccio ancora non strutturato e spesso opportunistico

Mentre il 38% delle PMI intervistate dichiara di aver già investito pesantemente nella decarbonizzazione, in realtà solo l’11% ha un approccio strutturato che comprende la misurazione delle proprie emissioni di gas serra, la progettazione di una roadmap e la realizzazione di “forti investimenti”.

“Le aziende del mid-market sono nelle fasi iniziali del loro percorso di sostenibilità e i loro investimenti sono ancora prevalentemente guidati dalle normative, dai prezzi dell’energia e dalla domanda dei clienti. Il percorso verso un approccio strutturato e completo è ancora lungo. È assolutamente fondamentale sostenere le PMI con misure e strumenti dedicati se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi climatici”, ha dichiarato Pietro Romanin, Managing Director e Partner di BCG.

Dinamiche divergenti in base alla proprietà e al settore di appartenenza

In assenza di forti differenziazioni geografiche, emergono dinamiche diverse in base al tipo di proprietà e al settore. Il 62% delle società quotate in borsa dichiara di aver effettuato “forti investimenti”, rispetto al più modesto 35% delle imprese a proprietà privata. Anche a livello settoriale si registrano notevoli disparità, con il 51% delle imprese del settore dei trasporti e della logistica che dichiara di aver investito in modo considerevole, a fronte di un mero 24% delle imprese delle industrie ad alta temperatura (ad esempio, metalli, vetro, ceramica,…).

Ottimismo in mezzo alle sfide

Nonostante le sfide, le PMI europee intervistate restano ottimiste sul raggiungimento degli obiettivi fissati per il 2030: il 70% li ritiene raggiungibili. Tuttavia, hanno bisogno di un vero e proprio sostegno per superare i tre principali ostacoli che si trovano ad affrontare, quali la mancanza di risorse finanziarie, la complessità normativa e la carenza di competenze.

“A differenza delle grandi aziende, le imprese del mid-market raramente hanno dimensioni sufficienti per assumere i talenti interni necessari o per sviluppare competenze interne e realizzare ambiziose tabelle di marcia per la decarbonizzazione. Ora dobbiamo aiutarle a trasformare il loro ottimismo in investimenti strutturati”. L’impegno di tutte le parti interessate – autorità di regolamentazione, investitori, agenzie governative, partner commerciali, fornitori di soluzioni – che rispondono alle esigenze specifiche delle aziende del mercato medio, è fondamentale”, ha dichiarato Benjamin Entraygues, Managing Director e Senior Partner di BCG.

“Per completare con successo la transizione ambientale, le medie imprese avranno bisogno di un forte sostegno, di esperti specializzati e di finanziamenti. Siamo convinti che le prime ad avviare profondi cambiamenti verso la decarbonizzazione beneficeranno di un vantaggio competitivo duraturo”, ha dichiarato Louis Godron, Managing Partner di Argos Wityu.

Lucio Ranaudo, Senior Partner di Argos Wityu in Italia e co-autore dello studio ha commentato: “Vediamo molte Pmi italiane impegnate nell’azione di contrasto ai cambiamenti climatici, ma oggi servono strumenti per rendere sistemica la loro azione. Il Barometro Argos Wityu è una prima risposta per valutare i progressi e orientare il cambiamento affinchè si trasformi rapidamente in vantaggio competitivo, vero motore di sviluppo delle future leadership europee”.

Questo studio pionieristico fa luce sul panorama in evoluzione degli sforzi di decarbonizzazione delle PMI in Europa, sottolineando il ruolo critico che esse svolgono nell’affrontare il cambiamento climatico. Argos Wityu e BCG intendono continuare a monitorare queste tendenze e a sostenere le PMI nel loro percorso verso un futuro più sostenibile.