Cina, la crescita sarà inferiore agli obiettivi del governo

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Un vecchio adagio dice che la notte è più buia prima dell’alba. Le prospettive della Cina restano difficili, ma siamo arrivati a un punto in cui, con aspettative così basse, forse si è abbassata anche la soglia per sorprendersi positivamente di fronte a nuovi dati macro e alle politiche del governo.

Le prospettive di crescita

È stato così con i dati di agosto risultati migliori delle attese. Nonostante un sentiment diffuso tendente al negativo, è emerso un barlume di cauto ottimismo sul fatto che l’economia possa aver toccato il fondo lo scorso luglio. Nessuno si aspetta una forte ripresa dell’economia cinese, dato che gli investimenti immobiliari restano deboli e la domanda globale rallenta. Per quest’anno, e il prossimo, potremmo assistere a una crescita attorno al 4% e a un graduale rallentamento verso il 3% entro la fine del decennio.

La percentuale potrebbe essere anche più alta o più bassa, dipenderà da ciò che accade al settore privato e alla fiducia delle famiglie. Si potrebbe assistere a un ciclo positivo di auto-rafforzamento: l’economia migliora, la fiducia aumenta e cresce anche la spesa per gli investimenti. D’altra parte, potrebbe accadere il contrario: il settore immobiliare continua a far calare la crescita, la fiducia peggiora, le imprese private e le famiglie riducono gli investimenti. Il 4% di crescita non è così impressionante per la Cina, come poteva esserlo negli scorsi anni, e bisogna guardare questa percentuale in prospettiva.

A livello globale, infatti, le principali economie crescono a ritmi decisamente inferiori. Gli Stati Uniti d’America sono probabilmente un’economia con una crescita dell’1,5 o del 2%. L’Europa è sicuramente al di sotto del 2%, probabilmente più dell’1,5%. E il Giappone è un’economia con una crescita inferiore all’1%. A pesare sulle valutazioni degli asset cinesi non sono solo le aspettative di una crescita inferiore, ma anche la maggiore incertezza sulla direzione finale del paese. Per quanto riguarda il settore immobiliare, il sostegno al settore privato e la geopolitica, è aumentata la fiducia nel governo centrale cinese, piuttosto alta nella sua capacità di sostenere le grandi banche e i governi locali. Sebbene il target sia di circa il 5%, con il 4,5% o poco più, la Cina otterrebbe comunque un dato abbastanza vicino per dire che ha centrato il suo obiettivo.

L’impatto delle recenti misure

Negli ultimi anni non abbiamo assistito ad alcuno stimolo importante, piuttosto a una politica di allentamento progressivo e costante che sta iniziando a sommarsi. In pratica, la Cina sta smantellando un decennio di politiche immobiliari basate sull’idea che la domanda fosse superiore all’offerta: si stanno riducendo i tassi dei mutui e si stanno eliminando le restrizioni sul numero di case che si possono acquistare. Tutto ciò è utile, anche se l’impatto maggiore si vedrà probabilmente solo nelle città più grandi, dove la domanda è più sostenuta. La politica monetaria è stata notevolmente allentata tagliando i tassi, che resteranno bassi più a lungo.

Ciò contribuisce sicuramente ad alleviare la pressione sui debitori sotto stress, a ridurre il rischio default e, grazie alla contrazione dei tassi ipotecari, ad aumentare la capacità di spesa delle famiglie. Resta ancora un problema di fiducia. Nonostante i tassi più bassi, il settore privato e le famiglie sono riluttanti a sottoscrivere nuovi prestiti. Infine, le infrastrutture continueranno a essere un supporto, con maggiori stimoli fiscali previsti per il rinnovamento urbano, anche se gli importi saranno probabilmente modesti.

Le conseguenze sull’economia globale

È interessante notare che nel 2007, il premier Wen Jiabao disse che l’economia cinese era instabile, squilibrata, scoordinata e insostenibile. E questo prima di assistere a un boom immobiliare e infrastrutturale durato per un altro decennio e alimentato dal credito. Le linee guida del governo ora sembrano essere cambiate. La leadership cinese è convinta che sia stato il vecchio manuale a portarla in questa situazione. Quindi, quando le autorità parlano di crescita sostenibile e di qualità, significa che non hanno intenzione di tornare al vecchio schema e che sono disposti a sopportare qualche trauma nel breve termine per arrivare dove vogliono.

La Cina ora riconosce che i fondamentali, come la contrazione della popolazione, non supportano alti livelli di investimenti immobiliari e che conviene spostare gli investimenti dall’immobiliare alla tecnologia, anche per ridurre la vulnerabilità alle sanzioni statunitensi. La tecnologia, inoltre, riduce l’intensità delle emissioni di anidride carbonica e può rappresentare un nuovo motore di crescita per una popolazione che a livello demografico si riduce e invecchia. In linea di massima, vediamo il settore immobiliare cinese gravitare verso il modello di Singapore, con un numero più alto di alloggi pubblici, sia di proprietà sia in affitto. Siamo anche convinti che i rapporti con gli Stati Uniti resteranno difficili nei prossimi anni. Quindi, proprio come negli Stati Uniti, anche in Cina la riduzione del rischio internazionale e le preoccupazioni per la sicurezza nazionale avranno la precedenza sugli obiettivi di crescita. Ciò significa che per il resto del mondo la crescita della Cina non solo sarà più bassa, ma sarà anche molto diversa e più orientata ai servizi.

Sarà un’economia basata sempre meno sulle costruzioni e sulle importazioni. Il commercio e gli investimenti continueranno, inoltre, a spostarsi dai mercati sviluppati verso i mercati emergenti. Si assisterà a uno spostamento da materie prime quali ferro, minerali e carbone a commodity quali nichel, rame e cobalto. Ovviamente, anche gli altri mercati emergenti ne trarranno beneficio, in quanto le aziende di tutto il mondo adotteranno strategie per ridurre il rischio di dipendenza dalla catena di approvvigionamento cinese. Cosa significa questo per i mercati? È chiaro che i tassi resteranno più bassi più a lungo. La Cina sta facendo di tutto per mantenere le aspettative di cambio ancorate, ma la divergenza tra le politica monetaria degli Stati Uniti e quella della Cina, con i tassi statunitensi più alti più a lungo e quelli cinesi più bassi più a lungo, manterrà la pressione sul renminbi. La valuta cinese continuerà a deprezzarsi fino a quando la crescita degli Stati Uniti non cambierà direzione e il mercato inizierà a prezzare in modo più aggressivo i tagli dei tassi.