L’orso si sta svegliando dal letargo?

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I titoli azionari stanno attraversando un momento difficile. Infatti, alla chiusura di venerdì, l’’indice S&P 500 ha registrato un calo di oltre il 10% dal picco di luglio e, pur essendo in rialzo da un anno all’altro, è entrato ufficialmente in fase di correzione. Su base annuale, il FTSE 100 è in calo, come il FTSE 250, a più bassa capitalizzazione, che ha perso il 10%. Complessivamente, non è una buona performance.

La causa del problema è la politica monetaria. I tassi di interesse sono aumentati più di quanto il mercato sperasse e le banche centrali dicono che rimarranno più alti per un periodo prolungato. I mercati azionari sono talmente preoccupati da ritenere cattive notizie i dati economici più solidi che fanno temere un ulteriore aumento dei tassi. Il cambiamento della politica monetaria, da estremamente accomodante a restrittiva, è ovviamente una cattiva notizia per gli asset rischiosi in generale. Ma riteniamo che ci siano buone ragioni per assumere che i titoli azionari non stiano imboccando dinamiche ribassiste. In effetti, questa settimana dovremmo avere prova che i tassi d’interesse non sono in aumento, ma addirittura orientati a un grande calo nel 2024. Inoltre, nonostante l’evidenza di un rallentamento della crescita complessiva mostrata dagli indici dei responsabili degli acquisti, vediamo anche segnali di crescita per gli utili societari, almeno negli Stati Uniti.

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Cominciamo con l’ostacolo dei tassi d’interesse. Come abbiamo detto in precedenza, pensiamo che la lotta contro l’inflazione sia cambiata. È nostra opinione che l’inflazione salariale mostri un ulteriore calo significativo. La spirale prezzi-salari sta funzionando in modo inverso, con un minore aumento dei prezzi che comprime l’incremento degli stipendi. Nel corso della settimana arriveranno i dati critici sull’occupazione USA. È probabile che i posti di lavoro aumentino, ma l’immigrazione spinge in alto l’offerta di occupabili. Anche se i dati di questa settimana non registrano un aumento della disoccupazione, la tendenza per i prossimi mesi è al rialzo e ciò cambierà l’umore della Fed. E non si tratta solo degli Stati Uniti: le prime indicazioni indicano che l’inflazione core sta scendendo anche in Europa. Se i tassi di interesse sono destinati a scendere, che ne è del rallentamento economico che emerge dagli indici dei responsabili degli acquisti? Il punto importante è che i servizi dominano l’attività economica complessiva, in particolare l’occupazione, ma gli utili delle società quotate sono molto più sensibili al settore manifatturiero.

Le prospettive degli utili negli Stati Uniti pronte a migliorare

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Questo grafico mostra il nostro modello che segue le aspettative di consenso per gli utili dell’S&P 500. Lo strumento guidato dagli indici ISM statunitensi (la serie originale da cui scaturisce quella dei direttori d’acquisto) ha un vantaggio di 3 mesi e suggerisce che la debolezza degli utili potrebbe essere finita. La componente manifatturiera è comunque dominante e due volte più importante dei servizi. L’economia è quindi destinata a rallentare nel suo complesso a causa del comparto servizi, ma gli utili aziendali dovrebbero riprendersi grazie alla ripresa del settore manifatturiero. Minore pressione inflazionistica e maggiori profitti, una combinazione perfetta per l’attuale contesto.

Questa è una settimana importante per i dati economici e le riunioni delle banche centrali. I giapponesi potrebbero annunciare la fine del controllo della curva dei rendimenti, dovremmo assistere a un calo dell’inflazione salariale negli Stati Uniti e a segnali di ulteriore rallentamento del mercato del lavoro, anche se l’occupazione continua a crescere. I mercati dovranno digerire molti dati relativi agli utili delle società. Riteniamo che il risultato netto sarà positivo.