Incontro Biden-Xi: nessun punto di svolta, ma la riduzione dei rischi di coda favorirà gli asset cinesi

Raphael Gallardo, Chief Economist di Carmignac -

L’incontro tra Xi e Biden sembra essere una rappresentazione politica più che un cambio di rotta nelle relazioni tra Stati Uniti e Cina, ma è sufficiente a determinare una riduzione del premio geopolitico incorporato nel prezzo degli asset cinesi.

Da un punto di vista geopolitico, il parallelo non è il vertice Nixon-Mao del 1972, ma piuttosto l’incontro Eisenhower-Kruscev negli Stati Uniti nel 1959. In questo senso, l’incontro Xi-Biden preannuncia una stabilizzazione delle relazioni tra due belligeranti della “guerra fredda”, non una riappacificazione a lungo termine (ricordiamo che la crisi dei missili di Cuba si verificò tre anni dopo il viaggio di Kruscev negli Stati Uniti).

La tempistica del viaggio di Xi non rivela un cambiamento nel pensiero geostrategico a lungo termine di entrambe le parti. Si tratta semplicemente di un mezzo opportunistico per rafforzare il capitale politico interno di due leader in difficoltà. Biden perde terreno nei sondaggi poiché gli elettori statunitensi percepiscono la situazione economica; Xi Jinping viene criticato all’interno del PCC per i pesanti costi della sua gestione ideologica dell’economia e della politica estera aggressiva. In particolare, il fatto che le aziende statunitensi stiano disinvestendo pesantemente dalla Cina esercita una pericolosa pressione al ribasso sulla valuta cinese.

Per questo motivo, dall’incontro non è emersa alcuna svolta in termini di geopolitica. Dal punto di vista economico, però, si tratta comunque di un segnale significativo. In primo luogo, la ripresa di un dialogo militare diretto significa che la linea di coda della distribuzione del rischio geopolitico può essere troncata: la probabilità di scenari estremi si riduce notevolmente. In secondo luogo, Xi ha fatto di tutto per affascinare gli amministratori delegati statunitensi in una cena di gala in cui ha promesso ancora una volta di aprire nuove aree dell’immenso mercato interno cinese. Sembrava di essere tornati all’era Clinton-Bush Jr, quando le imprese statunitensi avevano una visione puramente mercantilistica della Cina.

La riduzione del rischio geopolitico è stata ulteriormente amplificata da un importante sviluppo politico avvenuto ieri a Taiwan. I due principali partiti di destra, KMT e TPP, si sono accordati su un unico ticket presidenziale per le elezioni di gennaio. Questo riduce le probabilità di una vittoria del partito filo-indipendentista DPP. Una vittoria del DPP rischia di scatenare la furia di Pechino, con il conseguente aumento delle tensioni militari nello Stretto di Taiwan. Una vittoria del KMT-TPP garantirebbe lo status quo ancora per qualche anno e placherebbe le tensioni nella regione.