“La finanza sostenibile oltre i pregiudizi”: il Forum smentisce 10 falsi miti sui criteri ESG

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Rispondere alle critiche alla finanza sostenibile e agli attacchi ai criteri ESG, attraverso prove tecniche e scientifiche e facendo ricorso a fonti affidabili e imparziali, casi di studio e best practice. È questo l’obiettivo del paper “La finanza sostenibile oltre i pregiudizi”, curato dal Forum per la Finanza Sostenibile e presentato nell’ambito delle Settimane SRI. Il paper, frutto di un gruppo di lavoro avviato dal Forum con i propri Soci, punta a dimostrare l’infondatezza di molti argomenti contrari alla finanza sostenibile da un punto di vista scientifico, e ribadire invece l’importanza di quest’ultima come motore del progresso economico, sociale e ambientale.

Il paper risponde a dieci falsi miti, spesso diffusi da fonti basate su opinioni ideologiche e politiche o condizionate da lobby, offrendo un’analisi chiara e puntuale in cui, pur riconoscendo le questioni ancora aperte, si evidenzia che la finanza sostenibile non solo crea valore a lungo termine e riduce i rischi, ma ha anche un impatto positivo sulle aziende, le comunità e il sistema finanziario nel suo insieme. “È essenziale sottolineare che perseguire la finanza sostenibile non implica un allontanamento dai principi del libero mercato, ma enfatizza la necessità di integrare la sostenibilità nelle decisioni finanziarie, promuovere un approccio olistico e a lungo termine agli investimenti e contribuire al benessere complessivo delle generazioni presenti e future”, si legge nel documento.
“Era prevedibile che con la crescita delle masse gestite con i criteri ESG e il rafforzamento del posizionamento istituzionale europeo della finanza sostenibile si sarebbero sollevate critiche da parte di chi ha interesse a rallentare il processo di giusta transizione. Il Forum risponde in modo rigoroso e seguendo i principi science based, con un approccio scevro da ogni posizione ideologica e adottando come sempre un’attitudine costruttiva e non distruttiva, a tutela degli investitori impegnati nel sostegno finanziario allo sviluppo sostenibile”, dichiara il Direttore Generale del Forum Francesco Bicciato.

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Costi, performance, rischio, dovere fiduciario

Una prima serie di argomentazioni affrontate riguarda la relazione tra dovere fiduciario, costi, performance e rischio. Il paper risponde alla critica di costi più alti dei prodotti sostenibili dimostrando che le commissioni in media sono più basse nei prodotti SRI rispetto ai loro omologhi tradizionali. Per quanto riguarda la performance, che i critici reputano minore nei prodotti sostenibili, il paper mostra come le cose stiano esattamente al contrario: “I fondi ESG sovraperformano nel medio-lungo periodo. Eventi inattesi possono avere un impatto sulla performance a breve termine, ma la performance a lungo termine è positiva rispetto ai fondi tradizionali”. Anche rispetto ai rischi, che i detrattori della finanza sostenibile giudicano più alti per gli investimenti sostenibili, l’analisi ESG sottostante a tali prodotti consente piuttosto di identificare minacce altrimenti sottovalutate, permettendo così di mitigarle e capitalizzare invece le opportunità derivanti da pratiche sostenibili e responsabili. Da questi aspetti discende dunque che la finanza sostenibile non è contraria al dovere fiduciario, ossia l’obbligo in capo a tutti gli operatori finanziari di perseguire il miglior risultato possibile per il cliente, considerando il rischio, il rendimento, la liquidità e le informazioni disponibili, attraverso un’appropriata applicazione di diligenza e competenza. Questo processo include necessariamente l’integrazione dei fattori ESG e delle pratiche sostenibili.

Ruolo degli Stati

Una parte del paper è dedicata anche a smentire l’argomento secondo cui gli Stati nel settore finanziario esercitano solo il ruolo di regolatori: “Nel momento in cui un governo si impegna ad allineare le proprie politiche pubbliche a determinati obiettivi di sostenibilità, per esempio aderendo all’Accordo di Parigi, si posiziona esplicitamente come un attore chiave nell’ambito finanziario”. La stessa prospettiva comunitaria, alla cui base ci sono rilevanti normative (alcune ancora in fase di costruzione), concepisce i governi come partecipanti attivi nelle questioni finanziarie.

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Misurazione e raccolta dati, greenwashing

La valutazione della sostenibilità nelle pratiche di investimento implica la misurazione della performance ESG degli emittenti che fanno parte dei portafogli e dei prodotti di investimento, finanziamento o assicurazione. Il paper replica alle argomentazioni secondo cui la sostenibilità non si riesce a misurare e la finanza sostenibile favorisce il greenwashing, evidenziando piuttosto le sfide ancora aperte, su cui comunque operatori, istituzioni e organizzazioni sono al lavoro. “È fondamentale compiere sforzi di standardizzazione e consolidamento per semplificare la raccolta, il reporting e l’analisi dei dati ESG”, si legge nel paper. Nonostante le recenti normative europee volte a
migliorare la trasparenza e la quantità delle informazioni disponibili, permangono ancora delle sfide, tra cui un’insufficiente standardizzazione dei dati, lacune nei dati, difficoltà nella comprensione dell’importanza dei temi ESG e potenziali problemi di etichettatura e rating. Rispetto al tema del greenwashing, cui è dedicato anche uno specifico paper del Forum pubblicato nel 2022 e contente una serie di raccomandazioni, è essenziale che vengano esplicitate le metodologie utilizzate per evitare rischi di comunicazioni in tutto o in parte non veritiere. La trasparenza, che è uno degli aspetti più importanti della finanza sostenibile, è di grande aiuto in questo caso. “Ci attendiamo che le norme e i regolamenti siano rafforzati per prevenire e sanzionare il greenwashing, garantendo che i progressi verso una reale sostenibilità non siano solo superficiali, ma portino a cambiamenti concreti e significativi”, si legge ancora nel documento.

Stakeholder e shareholder, engagement, voto

Il paper confuta inoltre le argomentazioni secondo cui gli stakeholder e gli shareholder hanno interessi completamente opposti e l’engagement non ha efficacia. L’analisi condotta dal Forum mostra come esternalizzare i costi da parte dell’azienda voglia dire che questi costi saranno a carico della collettività (stakeholder), ma anche degli investitori. Questi ultimi, infatti, dovranno sostenerli sia direttamente, poiché a lungo termine tali costi “nascosti” incideranno sulla redditività e i risultati finanziari dell’azienda investita, sia indirettamente, in qualità di contribuenti. “La finanza sostenibile porta questi costi alla luce, quantificandoli in modo trasparente. Evidenziando la fonte di questi costi,
consente agli investitori di prendere decisioni informate sulle loro scelte di investimento”, chiarisce il paper.

Riguardo all’engagement, tema su cui il Forum è al lavoro da tempo anche con iniziative di engagement collettivo, vengono presentati numerosi casi di dialogo tra azionisti e aziende investite con risultati rilevanti. Lo stesso vale per il voto: “Impegnandosi attivamente ed esercitando il diritto di voto, i gestori e gli investitori istituzionali adempiono alle loro responsabilità di amministratori e difendono gli interessi dei loro clienti o beneficiari”.

Il paper rappresenta per il Forum l’inizio di un percorso che proseguirà anche nei prossimi anni, con l’obiettivo di giungere a una piena legittimazione della finanza sostenibile. Come si legge nelle conclusioni del paper, infatti, “la finanza sostenibile non è solo un’opzione desiderabile, ma una necessità impellente. Il nostro futuro e quello del pianeta dipendono dalle decisioni che prendiamo oggi. È il momento di agire con determinazione e responsabilità, per un mondo migliore per tutti noi”.