Generali Investments: cosa aspettarsi dal 2024?

Vincent Chaigneau, Head of Research, Generali Investments -
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Lo sguardo d’insieme

Attenzione al consensus! Gli investitori sono entrati nel 2023 con un atteggiamento troppo pessimista. Alle soglie del 2024, l’umore generale sembra più variegato, ma nel complesso si prevedono livelli più bassi di inflazione e rendimenti, tagli dei tassi e curve più ripide nei paesi chiave, un arretramento del dollaro americano e una leggera impennata del mercato azionario (Goldilocks).

Macro: prima dell’alba

Dopo la tenuta straordinaria del 2023, l’economia globale è destinata a rallentare nelle battute iniziali del 2024. L’Area Euro sta attraversando una lieve recessione , mentre le cicatrici lasciate dallo shock energetico e l’incombente stretta di bilancio non lasciano spazio a prospettive particolarmente promettenti. Negli Stati Uniti si cominceranno (finalmente) a sentire gli effetti dei tassi d’interesse più alti, acuiti dallo scemare del sostegno derivante dall’eccedenza di risparmi e dalla dissolutezza fiscale. La tiepida ripresa in Cina non sarà di grande aiuto. In ogni modo, ci aspettiamo che le prospettive globali si stabilizzeranno entro metà anno, sulla scia di un ciclo globale delle scorte che tocca il minimo e della discreta tenuta dei mercati del lavoro e dei redditi reali. L’attenuazione dei venti a sfavore provenienti dal fronte della politica monetaria potrebbe consentire alla crescita di ingranare nelle fasi successive dell’anno.

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Preparativi in corso per la svolta nelle banche centrali

Di fronte ai segnali sempre più evidenti di frenata dei prezzi, le principali banche centrali hanno raggiunto i tassi massimi, che però probabilmente saranno mantenuti ben oltre i primi mesi del 2024. Difficilmente l’inflazione core scenderà sotto il 3% prima di metà anno e le banche centrali saranno restie a cantare vittoria troppo presto. Gli investitori dovrebbero comunque anticipare la svolta? L’aspetto preoccupante è che il correlato allentamento delle condizioni finanziarie non farebbe che ritardare quei tagli al costo del denaro, creando un meccanismo di auto-correzione che alla fine potrebbe deprimere la volatilità dei tassi nel primo semestre del 2024. Dal nostro punto di vista, per i primi tagli bisognerà aspettare almeno giugno negli Stati Uniti e nell’Area Euro, mentre la BoJ potrebbe andare in controtendenza rispetto al resto del mondo con un primo rialzo dei tassi, probabilmente nella seconda metà dell’anno.

Geopolitica: l’incognita conosciuta

Dall’invasione dell’Iraq nel 2003 all’inizio del 2022, il mondo ha goduto di una straordinaria stabilità per circa 20 anni. Ora non più: la guerra all’Ucraina e l’attacco terroristico contro Israele forse hanno segnato l’inizio di un’era più volatile, con il mondo in transizione verso un nuovo ordine multipolare. Tra i rischi del 2024, l’OPEC+ potrebbe razionare la produzione di petrolio per spingere i prezzi ancor più verso l’alto, erodendo ulteriormente il sostegno ai partiti principali e alle politiche sul clima in vista degli importanti appuntamenti elettorali in Europa (giugno) e negli Stati Uniti (novembre). Le tensioni fra Cina e Stati Uniti potrebbero intensificarsi durante la campagna elettorale e registrare una nuova escalation in caso di vittoria di Trump. In compenso però, i governi uscenti potrebbero virare verso la stabilità globale e la distensione. Qualsiasi spiraglio di soluzione diplomatica in Ucraina sarebbe una sorpresa positiva per i mercati europei.

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Tendenze strutturali sempre più in primo piano

I cambiamenti strutturali, come quelli di natura demografica, impattano sui trend finanziari lentamente, eppure alcuni fenomeni di ampia portata stanno conquistando il centro della scena. 1. Il cambiamento climatico ha accelerato (temperature anomale record). Bisogna aspettarsi, fra l’altro, un onere sempre più gravoso sulle finanze pubbliche, un impatto negativo sul binomio crescita-inflazione e nuove sfide per gli assicuratori. Le elezioni sono una minaccia per le già bistrattate azioni delle società di energia rinnovabile, ma i tassi d’interesse più bassi dovrebbero essere di aiuto. 2. Parlare di deglobalizzazione potrebbe essere eccessivo, ma i processi di friend-shoring e de-risking sono già in corso. La perdita di competitività dell’Europa continua a preoccupare. 3. L’AI sta venendo in soccorso alle tendenze di scarsa produttività, ma gli effetti si vedranno solo gradualmente nel corso dei prossimi anni. 4. L’ascesa dei rendimenti reali, insieme alla crescita fiacca del Pil reale, crea un contesto poco propizio per la sostenibilità del debito sovrano. Le esigenze di spesa militare e per il contrasto del cambiamento climatico peggiorano ulteriormente le cose: un rischio maggiore per l’Eurozona, data la mancata unione fiscale.

Nel complesso, concordiamo che i rendimenti obbligazionari chiuderanno il 2024 al di sotto dei tassi a termine attuali, ma ci aspettiamo che il potenziale di ribasso sia limitato (soprattutto nel primo semestre dell’anno), grazie alle dinamiche di offerta, al posizionamento degli investitori, alla lenta disinflazione e ad alcune tendenze delle banche centrali (QT, svolta della BoJ). Non vediamo motivi validi per anticipare i tagli dei tassi e riponderare precocemente gli asset rischiosi (azioni, high yield, ciclici, ecc.) in modo aggressivo, considerando lo scenario Goldilocks scontato attualmente, i rischi economici e la riluttanza delle banche centrali a vedere un allentamento troppo rapido delle condizioni finanziarie. D’altro canto, la volatilità dei tassi sembra destinata a scendere drasticamente da livelli ancora elevati e ci aspettiamo che il credito IG sia avvantaggiato da fattori fondamentali e tecnici. I settori con un’alta leva finanziaria restano esposti a una reazione ritardata ai massicci rialzi dei tassi nel periodo 2022-23. Gli eventi geopolitici restano un’incognita, ma i rischi al riguardo sono bilaterali.