È tempo di non fare previsioni

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Le previsioni del mercato azionario sono un po’ come Punxsutawney Phil, la marmotta famosa in tutto il mondo. A febbraio Phil dovrebbe dire agli abitanti della Pennsylvania (e a tutti gli altri) che tempo farà nei mesi successivi.

Prezzo del petrolio, in che direzione va?

Sul mercato azionario, di solito dicembre è il momento in cui si scopre come andranno i mesi successivi, il successivo anno di calendario. Orde di analisti rivelano al pubblico e a Phil cosa attendersi dai mercati dei capitali nel prossimo futuro: in quale direzione vanno i principali indici azionari, i tassi di interesse, i prezzi delle materie prime e le valute. Si danno previsioni estremamente precise….

I media finanziari amano il circo delle previsioni e la loro presunta precisione, fin nei decimali, perché anche i lettori apprezzano. La mia considerazione è sempre la stessa: nel mercato azionario si specula tanto su cose che non si sanno (e non si possono sapere), invece di concentrarsi su quello che si sa, dal punto di vista dell’investitore. Per esempio, che dobbiamo mangiare e bere.

Grandi tabelle campeggiano sulle pagine dei giornali. Vari personaggi e relative previsioni e motivazioni.

Non bisogna sottovalutare che le previsioni annuali sono in fondo come un barlume di certezza in un mondo borsistico caratterizzato da una cronica incertezza. Danno stabilità e orientamento. Almeno così le percepisce il pubblico.

C’è grande fiducia nelle capacità di analisi. Come potrebbero mai sbagliarsi tutti questi esperti, che si occupano tutto il giorno di questioni legate al mercato dei capitali? Ma sbagliano, questo è certo.

Nessuno sa cosa accadrà nei prossimi mesi. E come mai sarebbe possibile saperlo? Possono succedere tante cose. Un vulcano potrebbe eruttare, ad esempio, e compromettere per settimane la circolazione delle merci via aerea. Uno tsunami potrebbe seppellire ampie porzioni di costa e causare gravi interruzioni alla produzione di componenti tecnologici altamente necessari. Un grande gruppo finanziario potrebbe essere sull’orlo del collasso, senza che nessuno potesse prevederlo perché la situazione reale è stata occultata dai vertici aziendali con incredibile malevolenza. I disastri raramente si fanno annunciare.

O semplicemente potrebbe non accadere nulla. E se tutti si aspettano solo il peggio, il “nulla” è la cosa migliore che possa accadere: i prezzi delle azioni salgono, anche se (o perché) prima tutti pensavano il contrario. E anche se per qualunque motivo gli analisti vedono in anticipo l’attivo di certi eventi, non è detto necessariamente che ne traggano giovamento. Il 2016 è il nostro esempio preferito: se aveste saputo che il Regno Unito sarebbe uscito dall’Unione europea e che uno come Donald Trump avrebbe vinto le elezioni presidenziali negli USA, probabilmente avreste venduto tutte le azioni o attivato coperture su tutto il portafoglio! Ma sapete bene com’è andata a finire: nei mesi successivi gli indici azionari hanno segnato un picco dopo l’altro – nonostante Trump e la Brexit.

Sarebbe utile che la stragrande maggioranza degli analisti abbia ben chiaro che il valore delle loro previsioni, per dirla nel modo più delicato possibile, è limitato. Fanno previsioni perché sono pagati per farlo. Perché il contesto in cui lavorano glielo impone. Quindi, che fare?

Un realista con esperienza

In fin dei conti, un analista ha due modi per ricavare una previsione, qui esemplificata dalla sempre popolare previsione sull’indice del mercato azionario: “Dove si troverà l’indice MSCI World alla fine del 2024?”.

Prima opzione, la strategia difensiva: L’analista prende la performance storica, ossia il rendimento medio annuo degli ultimi decenni, e la somma semplicemente al punteggio attuale – o la sottrae, a seconda di come percepisce il sentiment corrente del mercato azionario. Non attirerà molta attenzione perché molti altri analisti faranno lo stesso. L’importante è esserci, fare vedere le proprie competenze. Tutto qui.

L’opzione due è molto più aggressiva: l’analista vuole massimizzare l’attenzione. Per fare questo, si discosta il più possibile dal valore medio, ad esempio prevedendo un crollo del 20%, o addirittura del 30% nei prossimi mesi. Con tutti questi fattori di rischio… non può non esserci un crollo! Oppure invoca un rally, sbandierando un rialzo dei prezzi.

Nella pratica le persone preferiscono discostarsi verso il basso dal valore medio, almeno questa è la mia impressione. È meglio essere un profeta di sventura che un ingenuo ottimista. Il primo gode di una migliore considerazione presso il pubblico, ponendosi come uno che mette in guardia o, secondo una definizione gradevolmente chiara della parola “pessimista”, come “realista con esperienza”.

Ma alla fine tutto questo è folklore. Niente di meno e, soprattutto, niente di più. Accettatelo, godetevelo se potete, ma non basate mai la vostra strategia di investimento su queste previsioni!

Non lo fanno nemmeno gli agricoltori della Pennsylvania, che alla fine non tengono in considerazione se Phil abbia visto o meno la propria ombra. Secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) degli Stati Uniti, infatti, negli ultimi dieci anni ha azzeccato le previsioni del tempo solo quattro volte su dieci. E comunque ogni anno migliaia di persone si recano a Punxsutawney.