In calo le pensioni anticipate

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L’Inps ha pubblicato l’aggiornamento dell’Osservatorio sul monitoraggio dei flussi di pensionamento. La statistica appare particolarmente interessante in considerazione della necessità di verificare gli effetti delle recenti riforme, tese a contemperare le esigenze di sostenibilità finanziaria e di adeguatezza delle prestazioni, sulla propensione all’uscita anticipata dal mercato del lavoro da parte dei cittadini. Quali sono le principali evidenze?

Il totale delle pensioni con decorrenza nel 2022 è di 865.948, per un importo medio mensile alla decorrenza di 1.135 euro. Quelle con decorrenza nel 2023 sono state 764.907 in totale, per un importo medio di 1.140 euro. Come sottolinea l’Ente previdenziale tali valori si riferiscono alle pensioni di vecchiaia, agli assegni sociali, alle pensioni anticipate, a quelle di invalidità e a quelle ai superstiti delle gestioni considerate. In particolare, per quanto riguarda le singole categorie, le pensioni con decorrenza 2022 sono state 303.367 pensioni di vecchiaia (compresi gli assegni sociali), 260.483 pensioni anticipate, 53.747 pensioni di invalidità e 248.351 pensioni ai superstiti.

Proiettandosi invece nel 2023 il quadro presenta 296.153 vecchiaia, 218.584 anticipate, 46.462 invalidità e 203.708 superstiti. Analizzando le singole gestioni, il fondo pensione lavoratori dipendenti ha totalizzato 376.753 pensioni nel 2022 e 327.558 nel 2023; seguono la gestione dipendenti pubblici con rispettivamente 148.544 e 116.952, artigiani (92.141 e 83.900), commercianti (82.140 e 73.503), parasubordinati (42.425 e 41.431) e coltivatori diretti, coloni e mezzadri (39.872 e 33.024). Gli assegni sociali sono stati 84.073 nel 2022 e 88.539 nel 2023.

Proiettandosi nel “futuro che verrà” è interessante vedere quali saranno gli effetti delle novità previste dalla Legge di Bilancio sui canali di pensionamento nell’anno in corso. In particolare si proroga l’istituto dell’APE sociale per il 2024 e si eleva il requisito anagrafico da 63 anni a 63 anni e 5 mesi, si estende l’istituto Opzione donna alle lavoratrici che maturano i requisiti richiesti entro il 31 dicembre 2023, al contempo elevando il requisito anagrafico da 60 a 61 anni.

Per quel che riguarda poi Quota 103 se ne prevede la estensione anche per il 2024 a chi raggiunge i requisiti previsti (63 anni di età più 41 anni di contributi) nel corso dell’anno, disponendo che la pensione così maturata sia liquidata con il sistema contributivo integrale. Inoltre, si prevede che fino al raggiungimento dei requisiti per il pensionamento di vecchiaia, l’importo non può essere superiore a 4 volte il minimo (anziché 5) e che le finestre siano di otto mesi per i soggetti privati e di nove mesi per i soggetti pubblici (al posto, rispettivamente, di 4 e 7 mesi).