La prima Braille night nella storia è italiana

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La Pallacanestro Varese, in occasione della partita di domenica 14 gennaio contro Venezia, è lieta di annunciare la prima Braille Night nella storia della pallacanestro europea.
La Pallacanestro Varese indosserà le uniformi in Braille nella sfida di domenica 14 gennaio contro la Reyer Venezia, grazie al supporto di Summeet, sponsor della Braille Night; nel corso della partita verrà anche offerto, per la prima volta in una partita di pallacanestro, un servizio integrato di audiodescrizione per i tifosi non vedenti e ipovedenti presenti al palazzetto.

Che cosa è l’iniziativa Braille night?

È una fantastica idea della Pallacanestro Varese, e in particolare di Francesco Finazzer Flori, direttore marketing della squadra varesina, sensibilizzare tifosi e non solo sulla cecità e, più in generale, sulle varie forme con cui si può conoscere il mondo.
Spesso si crede che chi non vede non possa assistere a una partita poiché non vede cosa accade in campo. E invece, grazie a delle mascherine per gli occhi che il pubblico potrà utilizzare per coprire gli occhi messe a disposizione durante la partita, tutti potranno sperimentare per 1 minuto la magia dei rumori nella pallacanestro: il rimbalzo del pallone, le scarpe dei giocatori che fischiano sul parquet e le voci degli allenatori.Le maglie da gioco avranno scritto “Varese” in Braille per fare cultura sul tema, cultura di cui c’è un grande bisogno, basti pensare che quasi nessun sito internet è completamente accessibile per chi ha una disabilità visiva e un sacco di bambini ciechi non fanno educazione fisica con i compagni a scuola.

In Europa è la prima volta. Nel mondo invece? 

Per quanto riguarda il mondo noi ed i Cleveland Charge, squadra della lega di svilluppo NBA, affiliata ai Cavaliers condivideremo il primato essendo le prime due squadre sul pianeta a scendere in campo con queste divise a poche ore di distanza. Inoltre, nel Vecchio continente non è mai accaduto che in una partita ci fosse un’attenzione a 360 gradi su chi non vede.

Perché è importante parlarne?

È importante parlarne perché la cecità è una di quelle disabilità che non si vede e quindi è poco conosciuta.
Siamo molto più sensibilizzati sulla presenza delle barriere architettoniche, a partire da una rampa di scale, rispetto a tutto ciò che per chi non vede costituisce una vera e propria barriera all’accessibilità.
Faccio un esempio: il Malpensa express che porta le persone tutti i giorni dalla stazione centrale di Milano all’aeroporto e viceversa, 9 volte su 10 non annuncia le fermate, un disagio che per chi è cieco diventa un vero e proprio problema. Il nostro paese è pieno di mezzi pubblici che non annunciano le fermate.
Più in generale, a prescindere dal tipo di disabilità, è sempre utile utilizzare lo sport come veicolo di messaggi sani e costruttivi per migliorare la civiltà.

Nel comunicato vengono segnalate alcune novità anche di tipo tecnico, ce ne vuoi parlare?

Certamente! Oltre a quanto già detto sarà previsto un servizio di audiodescrizione del match, così che anche chi non vede possa sapere cosa esattamente succede in campo.
Questo è un altro bellissimo messaggio: possiamo ascoltare la partita e, quando i suoni non bastano, intervengono gli occhi degli altri.
Io ho vissuto una marea di eventi sportivi e, per capire cosa accade in campo, è bellissimo mescolare riferimenti sonori, emozioni del pubblico e la descrizione di chi siede accanto a me.
Inoltre il palazzetto varesino è sempre particolarmente caldo e questo rende anche per noi tutto molto più emozionante.
L’ultima nota che mi gratifica è che le maglie del match saranno vendute all’asta e il ricavato andrà a Real Eyes Sport, l’associazione che ho la fortuna di presiedere e che nel 2023 ha portato più di 100 bambini ciechi in Italia a fare sport.

Progetti per il 2024?

Sicuramente continuare a lavorare per portare lo sport a più persone possibile, tramite questo tipo di iniziative e attraverso il grande lavoro che portiamo avanti con Real Eyes Sport.
Dal punto di vista professionale ho il piacere di occuparmi di competenze trasversali nelle aziende e di inclusione. Voglio anche aggiungere che sono pure il presidente onorario di Piramis onlus, che si occupa a sua volta di molti progetti.
C’è ancora tantissimo da fare perché il mondo diventi più accogliente per tutti, a prescindere dalle differenze che ci caratterizzano.
Io sono pronto!