L’importanza dei fondi pensione e delle casse di previdenza quali investitori istituzionali

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Fondi pensione e Casse di previdenza dei liberi professionisti rappresentano importanti investitori istituzionali cui si guarda con crescente interesse per sostenere lo sviluppo economico del nostro Paese e il contributo ad un “salto di paradigma” del mercato finanziario. Va ricordato che secondo dati Covip il risparmio previdenziale intermediato da Casse di previdenza e Fondi pensione a fine 2022 ha raggiunto 309,4 miliardi di euro, il 16,2% del Pil di cui 103,8 miliardi fa capo alle casse e 205,6 miliardi ai fondi pensione. Al netto degli investimenti immobiliari e dei titoli di Stato, questi ultimi depurati anche della componente sottostante gli OICVM, e senza tener conto delle quote del capitale di Banca d’Italia sottoscritte dalle casse di previdenza per 1,95 miliardi di euro e dai fondi pensione per 441 milioni, le risorse finanziarie destinate alle imprese italiane possono essere calcolate in 13,2 miliardi di euro (13,6 nel 2021), di cui 7,9 (7,6 nel 2021) investiti dalle casse di previdenza e 5,3 (6 nel 2021) impiegati dai fondi pensione.

Assumono allora particolare importanza le iniziative appena annunciate da parte della Commissione parlamentare bicamerale di controllo sull’attività degli Enti Gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale. Nello specifico si avviano due indagini, che riguardano rispettivamente gli investimenti finanziari di enti previdenziali e fondi pensione, della durata orientativa di un anno, e l’equilibrio e i risultati delle gestioni del settore previdenziale allargato, della durata di con particolare riguardo alla transizione demografica, all’evoluzione del mondo delle professioni, della durata di 2 anni, e alle tendenze del welfare integrativo. Il ciclo di audizioni si concretizzerà.

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Va sottolineato come sia obiettivo di legislatura quello di rilanciare anche il ruolo dei fondi pensione nell’ambito di un disegno più complessivo di riordino del sistema previdenziale. LA previdenza complementare rappresenta infatti sempre più un fondamentale strumento di integrazione del gap previdenziale considerando gli effetti determinati dal contributivo, di diversificazione del rischio previdenziale affiancandosi ad una previdenza di base che rivaluta i contributi in base all’andamento del Pil, di inclusione previdenziale nei confronti di categorie particolarmente esposte al rischio pensionistico come i giovani. Le possibili vie sono una ripresa in versione estesa e generalizzata del meccanismo del silenzio assenso e una revisione in senso migliorativo dei benefici fiscali già previsti dal nostro ordinamento.