Rifiuti: un’opportunità da 1.300 miliardi di dollari

Jack Dempsey, Fund Manager, Paul Lamacraft, Head of Sustainability Private Equity, e Samuel Thomas, Sustainable Investment Analyst, Schroders -

Investire nell’economia circolare consente agli investitori di esporsi a società che offrono non solo interessanti livelli di crescita e rendimenti, ma anche risultati positivi di lunga durata per le persone e per il pianeta.

L’economia circolare rappresenta un cambiamento del sistema economico. Significa abbandonare la prassi “prendi, usa, butta” in favore di un sistema circolare che prevede che i prodotti e i materiali vengano mantenuti in uso e che la produzione segua un percorso sostenibile volto alla riduzione delle materie prime consumate. L’obiettivo principale dell’economia circolare consiste nel dissociare la crescita economica dal consumo di risorse vergini. Il motivo è semplice: il mondo sta esaurendo le risorse.

Utilizziamo già 1,7 volte le risorse che il pianeta rigenera naturalmente ogni anno e questa cifra è destinata a crescere, a fronte dell’incremento della popolazione mondiale. Stiamo vivendo al di sopra delle nostre possibilità.

I rifiuti non sono altro che assenza d’immaginazione. Nel mondo moderno, ci sono pochissimi “rifiuti” privi di valore; si tratta piuttosto di disporre di infrastrutture, normative e volontà idonee per ottenere tale valore.

I rifiuti solidi urbani: +70% entro il 2050

Entro il 2050, a fronte di una popolazione globale di circa 10 miliardi di persone, si prevede che il mondo produrrà 3,4 miliardi di tonnellate di rifiuti solidi urbani all’anno con un aumento del 70% rispetto a oggi. Tuttavia, questo dato non ci fornisce un quadro completo. Da un lato è presente la regione nordamericana, con circa 530 kg pro capite all’anno, dall’altro l’Africa subsahariana, con 168 kg pro capite. Il problema è quindi questo: se tutti i cittadini del mondo producessero rifiuti allo stesso ritmo del cittadino nordamericano medio, la produzione globale di rifiuti raggiungerebbe indicativamente 4,1 miliardi di tonnellate all’anno (o 210 milioni di camion di spazzatura al giorno).

La produzione di rifiuti pro capite è fortemente correlata ai livelli di reddito. È problematico se non riusciamo a scindere la crescita economica dal consumo di risorse. I Paesi a basso reddito hanno l’ambizione di fare passi in avanti, e sono quelli che tendono a registrare anche la crescita più elevata delle rispettive popolazioni.

Perché i rifiuti costituiscono un problema?

Il problema principale è la modalità in cui i rifiuti vengono smaltiti, perché può generare impatti negativi su cambiamento climatico, inquinamento e biodiversità. Inoltre, non riciclando correttamente i nostri rifiuti, creiamo una domanda di più risorse vergini in un momento in cui vengono già registrati consumi eccessivi.

La stragrande maggioranza dei rifiuti a livello globale viene smaltita apertamente (indicativamente il 33%) o portata in discarica (circa il 37%), mentre solo il 19% viene riciclato o compostato. Attorno all’11% dei rifiuti viene smaltito tramite incenerimento, processo noto come termovalorizzazione.

Inoltre, le sole discariche incidono per circa l’8-10% dei gas serra legati all’attività umana, per via del rilascio di gas metano durante la decomposizione dei rifiuti. Tutto questo senza considerare gli altri fattori esterni negativi, come l’inquinamento delle acque, il degrado del suolo e l’impatto sulla fauna e sulla biodiversità a livello locale. Sussiste anche il problema dello spreco di risorse, considerato che gran parte di ciò che finisce in discarica ha un valore.

Il modo migliore per ridurre gli impatti negativi delle discariche sarebbe evitare di utilizzarle. Tuttavia, non è sempre possibile. In alternativa, occorrerebbe assicurarsi che le emissioni di metano non vengano rilasciate liberamente nell’ambiente. Negli Stati Uniti, ci si sta concentrando sempre di più su tale approccio, catturando questi gas delle discariche e convertendoli in gas naturale rinnovabile.

Settore della gestione dei rifiuti – un’opportunità d’investimento da 1.300 miliardi di dollari

In qualità di investitori nell’economia circolare, sia sui mercati quotati sia sui private market, riconosciamo l’enormità della sfida che l’economia globale deve affrontare per cambiare le nostre prassi lineari di gestione dei rifiuti affinché diventino più circolari. Tuttavia, siamo estremamente entusiasti delle significative opportunità d’investimento derivanti da questa sfida.

Nel 2022, il settore globale della gestione dei rifiuti è stato valutato in 1.300 miliardi di dollari e si prevede una crescita significativa dello stesso nel prossimo decennio. L’espansione di recupero e riciclaggio sta generando opportunità di crescita per un’ampia gamma di società in tutto lo spettro industriale.

Ad esempio, Republic Services Group, società leader nella gestione dei rifiuti quotata in Borsa negli USA, ha la possibilità di espandere le proprie capacità di riciclaggio, soprattutto per quanto riguarda la plastica. Infatti, la domanda di plastica riciclata delle grandi aziende che fabbricano beni di prima necessità può garantire profitti elevati, migliorando al contempo i tassi di riciclaggio. È altresì una delle tante società di gestione dei rifiuti che investono nelle opportunità legate al gas naturale rinnovabile. Il quadro legislativo, sia in virtù del Renewable Fuel Standard che dell’Inflation Reduction Act (crediti d’imposta), rende questi investimenti molto redditizi, con rendimenti sugli investimenti, secondo le previsioni, superiori al 30%.

Società come Norsk Gjenvinning (NG), un’azienda privata norvegese, vantano già crescita e redditività in serbo per chi riesce a raggiungere migliori tassi di riciclaggio. Nel 2022, NG ha trattato oltre 2,3 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui circa il 58% è stato recuperato per ricavarne materie prime di base, mentre il 96% è stato riciclato recuperando materiali o energia. Ciò ha permesso di evitare oltre 1,3 milioni di tonnellate di emissioni di CO2.

Queste sono solo alcune delle aziende che lasciano trasparire le interessanti opportunità che possono cogliere gli investitori in questo settore, sospinti dalla necessità strutturale di rendere il pianeta un luogo più circolare e sostenibile.