Gli ostacoli al “risiko bancario”. Non ci sono sufficienti incentivi alle aggregazioni

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Gli ostacoli al “risiko bancario” —

Articolo tratto dal sito InPiù

Autore Andrea Battista

Nelle recenti sedute di Borsa si è tornato, abbastanza improvvisamente, a parlare di “risiko bancario”, in relazione alle tensioni al rialzo sul titolo della Banca Popolare di Sondrio, l’ex popolare ultima a trasformarsi in spa dopo una lunga resistenza legale. Qualche dubbio però è lecito, non tanto nel caso di specie (che lasciamo trattare al mercato) quanto in termini generali. Attraverso diverse ondate, il sistema bancario italiano, a partire dall’ inizio degli anni ‘90 con la storica fusione delle tre storiche banche romane, poi nella prima parte degli anni 2000 e infine dopo la crisi finanziaria si è concentrato in misura significativa. Tre in generale sono stati i vettori fondamentali: il calo epocale dei tassi di interesse legati alla nascita dell’Euro; il perseguimento di economie di scala, alla ricerca di strutture di costo più sostenibili; “i salvataggi” delle banche che non hanno superato la pluralità di sfide e shock ovvero protagoniste dei noti casi di mala gestione.

In generale, la concentrazione è stata una via per tentare di avvicinare il costo del capitale e offrire agli azionisti una redditività perlomeno positiva. Nel nuovo regime dei tassi d’interesse, dopo gli aumenti del 2022 ed “esaurita” la gestione delle situazioni di crisi, le ragioni di fondo che spingevano alla concentrazione sembrano venute meno, se pensiamo che la riduzione dei tassi oggi attesa dal mercato non ci riporterà nell’era dei tassi zero o bassissimi. Aggiungiamo in questo quadro poi la tecnologia, che può essere un driver alternativo per la ricerca dell’efficienza e che, a causa principalmente del non completamento dell’Unione bancaria, mancano poi le aggregazioni cross border nel mercato europeo. In questo quadro, gli incentivi ad affrontare il complesso processo di aggregazione per il management e per il board appaiono piuttosto limitati. Se vedremo qualcosa, valori di mercato permettendo, saranno probabilmente acquisizioni non amichevoli.

ANDREA BATTISTA

AMMINISTRATORE DELEGATO NET INSURANCE
Laureato in Economia cum laude presso l’Università Luiss di Roma. Ha cominciato la sua carriera come Analista in Mckinsey & Company, occupandosi di progetti per banche e compagnie di assicurazione. Nel 1996 passa in Risparmio & Previdenza arrivando a ricoprire la carica di Direttore Generale. Da gennaio 2001 è Direttore della Business Unit Vita del Gruppo Cattolica e nel 2006 diventa Direttore Generale di Duomo Assicurazioni. Prosegue la sua attività nel Gruppo Cattolica fino a diventare Direttore Centrale vita, pensioni e bancassicurazione. Dal Gennaio 2009 è stato per 4 anni Amministratore Delegato del Gruppo Aviva in Italia. Dal 2014 al 2017 ha ricoperto il ruolo di Amministratore Delegato presso Eurovita Assicurazioni. 

Nel 2018 ha fondato la Spac Archimede, mediante la quale ha effettuato l’acquisizione di Net Insurance. Relatore in conferenze sui temi dell’Asset liability management delle compagnie Vita, i Fondi Pensione, la Bancassicurazione, l’assicurazione digitale, pubblica vari libri tra i quali “Elogio alla puntualità”, “L’assicurazione nell’era digitale” e, ultimo in ordine di tempo,”Oltre la crisi” (2020). Oggi è Amministratore Delegato di Net Insurance ed è Presidente dell’Associazione Laureati della Luiss nonché membro del Cda della stessa università.