Commento GAM – Economia americana

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Fino a quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza. È il celebre incipit della prima delle orazioni Catilinarie di Cicerone.

“Fino a quando continuerai a salire …”, sembra fare eco la copertina dell’Economist in riferimento alle felici turbolenze dell’indice azionario americano.

L’esuberanza dello S&P 500 polverizza nuovi record, gli obiettivi per il 2024 vengono aggiustati sopra il livello di cinquemila, ma l’ottimismo è soprattutto “tecno-ottimismo”, come lo definisce l’Economist, è la tecnologia a trainare l’intero indice.

L’editoriale del settimanale inglese commenta la concentrazione delle performance e fa riferimento alla possibile formazione di una bolla, un fenomeno antico, controverso, sfuggente. Lo storico inglese che negli anni Quaranta del diciannovesimo secolo ricostruì con dettaglio (e molte inesattezze) la bolla dei tulipani nelle Province Unite, non si accorse della bolla speculativa sulle azioni delle società ferroviarie che si stava formando davanti ai suoi occhi.

Nel tempo le cose andarono come previsto, l’entusiasmo degli investitori per le società ferroviarie era ragionevole e fondato, lo sviluppo di una vasta rete di binari avrebbe velocizzato i collegamenti, favorito gli spostamenti di merci e persone, i costi sarebbero stati fortemente abbattuti.

Tutto vero, ma ciò non impedì il crollo della bolla, il fallimento di molte società travolse migliaia di persone e tra le vittime illustri ci furono anche Charles Darwin e le sorelle Bronte.

È sempre difficile separare le aspettative ragionevoli da quelle irrazionali, nel 2001 si verificò più o meno lo stesso fenomeno. La rivoluzione digitale apriva una nuova era, le connessioni globali avrebbero cambiato radicalmente le prospettive per la produttività, l’organizzazione del lavoro, l’informazione, le relazioni sociali. Eppure, anche in questo caso, il realismo di quelle aspettative non impedì il disastro e non evitò il tracollo finanziario a una moltitudine di risparmiatori.

Tornando ai giorni nostri, la concentrazione nell’indice americano non è un fenomeno nuovo, la differenza rispetto al passato è il suo livello storicamente alto. La concentrazione della performance in una manciata di società richiede consapevolezza e cautela.

L’economia americana sta dando buona prova di resistenza ma l’atterraggio morbido sul quale si concentra il consenso non è scolpito sulla pietra; in una manciata di mesi la grande incertezza sarà risolta, sapremo se e come atterrerà l’economia degli Stati Uniti. Nel frattempo, nonostante le Big Seven costringano all’irrilevanza le altre 493 società dell’indice, non si perda di vista il valore della diversificazione, se l’atterraggio dell’economia americana fosse più duro di quanto immaginato, la tecnologia sarà il settore più esposto ai contraccolpi.

Al momento l’economia americana tiene, per la Federal Reserve di Atlanta la crescita nel primo trimestre proietta un tasso annualizzato superiore al tre percento, il Fondo Monetario rivede al rialzo le previsioni di crescita per il 2024, le potenzialità dell’intelligenza artificiale attenuano la storica correlazione positiva tra settore tecnologico e tassi di interesse.

L’inflazione decelera in linea con le attese, la PCE core (Personal Consumption Expenditure, l’indice dei prezzi delle spese personali, con esclusione di alimentari ed energia), la misura preferita della Federal Reserve per l’inflazione, è cresciuta in gennaio dello 0,4% su base mensile. Ciò corrisponde a un tasso di inflazione del 2,8% su base annua, in linea con le previsioni degli analisti; il rallentamento della discesa verso il 2%, l’ultimo miglio, spiega la cautela della Fed sul momento in cui effettuare il primo taglio.

A fronte della decelerazione degli aumenti dei prezzi e corroborato dalla resistenza dei consumatori americani, il mercato azionario americano non mostra segni di cedimento, al contrario, dopo una corsa all’insù di circa il 40% dal 2022, sui risultati entusiasmanti delle società tecnologiche sia lo S&P 500 che l’EuroStoxx 600 hanno messo a segno nuovi massimi storici. Le buone performance dell’economia hanno spinto il Nikkei 225 a nuovi massimi, per la prima volta sono stati superati i livelli del 1989.

Alla base dell’ottimismo sulle prospettive dell’economia c’è molto “tecno-ottimismo”, ma la lezione del passato è che ci vuole tempo, in molte applicazioni l’intelligenza artificiale generativa è ancora nella fase sperimentale.

Il potenziale economico dell’intelligenza artificiale è enorme perché non riguarda solo il settore tecnologico; per restare competitive nel mercato globale, le aziende di tutti i settori dovranno investire nei nuovi standard tecnologici, se non altro per difendere le posizioni di mercato.

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