GAM: Azionario dei mercati emergenti: Liberare il potenziale

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Gli abituali catalizzatori per i mercati emergenti (EM) sono tradizionalmente incentrati su due fattori chiave: il picco del dollaro e le decisioni del FOMC. Entrambi questi fattori avranno un impatto entro il prossimo anno, forse entro sei mesi. Ritengo pertanto che la convergenza di questi fattori possa portare a uno spostamento di capitali dai mercati sviluppati (DM) verso i Mercati emergenti. Questo movimento, guidato dal costo del capitale ponderato per il dollaro, potrebbe mettere in moto un circolo virtuoso di opportunità di investimento nei mercati emergenti.

Perché gli investitori dei mercati emergenti potrebbero beneficiare ancora di più dei tagli dei tassi d’interesse?

Il mercato statunitense ha già scontato le aspettative di un taglio dei tassi d’interesse, mentre circa due terzi dei tagli previsti sono stati incorporati nei prezzi delle azioni. Il mercato ha registrato un’impennata significativa, lasciando meno spazio per ulteriori rialzi. I Paesi emergenti, invece, non hanno registrato lo stesso livello di rialzo. A questo ritardo contribuiscono varie ragioni, tra cui le differenze nei fondamentali nazionali e la mancanza di allentamento monetario nell’ultimo decennio.

I Paesi industrializzati hanno beneficiato della normalizzazione dopo un prolungato periodo di allentamento monetario, mentre i Paesi emergenti restano ben posizionati per potenziali guadagni. Se i Paesi industrializzati iniziano a rallentare, gli investitori cercheranno alternative, come le valute dei Paesi emergenti o le valute locali con rendimenti interessanti. Questo dovrebbe far salire il prezzo delle valute dei paesi emergenti e i loro rendimenti si deprezzeranno di conseguenza. In ultima analisi, ciò potrebbe spingere i capitali verso il mercato azionario. Ritengo che le azioni dei Paesi emergenti abbiano un rendimento interessante rispetto alle obbligazioni, il che le rende una destinazione interessante per gli investitori in cerca di opportunità di crescita.

Perché la maggior parte dei mercati azionari emergenti è rimasta indietro rispetto ai paesi industrializzati?

I Paesi emergenti sono stati recentemente trascinati al ribasso da un paese in particolare, la Cina. La perdita di ricchezza in quel Paese è stata enormemente più consistente ed è stata determinata dall’ideologia, piuttosto che dal mercato. Se si esclude la Cina, i mercati emergenti stanno facendo meglio dei Paesi industrializzati, Stati Uniti esclusi. Ad esempio, l’indice MSCI EM Latin America 10/40 (USD) ha registrato una crescita impressionante del 34,05% lo scorso anno. La realtà è che in genere si sceglie il denaro più facile. E al momento il denaro più facile sono i titoli di Stato statunitensi, con rendimenti del 5%. Tuttavia, i mercati emergenti diventano ancora più attraenti in termini di rischio/rendimento, perché tendono a cogliere maggiori rialzi quando la crescita globale si inverte.

Prospettive per la Cina

Le prospettive per la Cina non sono buone. Il debito, la deflazione, la demografia, la disoccupazione, la mancanza di investimenti diretti esteri, persino i controlli sui capitali, sono tutti indicatori non positivi. Probabilmente ci saranno altri fallimenti come quello di Evergrande prima di avere il momento Lehman. A favore della Cina c’è il fatto che i bilanci bancari sono in fase di riduzione della leva finanziaria, la fine delle banche ombra è arrivata, il ferreo sostegno politico è positivo; il conto capitale chiuso è d’aiuto. Inoltre, in Cina ci sono ancora alcuni titoli di alta qualità che sono interessanti dal punto di vista ciclico e che possono rappresentare delle opportunità di investimento.

Le brillanti prospettive dell’India

L’India è per molti versi l’esatto opposto della Cina. I dati demografici e il profilo del debito sono molto più attraenti. Il tasso di disoccupazione dell’India è molto più basso e gli investimenti diretti esteri si stanno riversando nel Paese. Inoltre, le rimesse degli indiani all’estero che rientrano nel Paese sono enormi. L’assenza di controlli sui capitali sottolinea l’impegno dell’India ad aprire i mercati. Gli investitori riconoscono il potenziale del Paese e sono desiderosi di partecipare. Il posizionamento strategico dell’India, unito alla crescita della classe media e all’espansione della base dei consumatori, suggerisce che l’India è davvero sulla strada giusta, dipingendo un quadro promettente per il suo futuro.

Il cammino riformista dell’Argentina

L’Argentina ha assistito a un significativo cambiamento politico con il nuovo presidente libertario Javier Milei.

Milei ha già svalutato la moneta in modo significativo, di oltre il 40-50%, allineando il tasso informale a quello formale. Tuttavia, l’Argentina è ancora alle prese con un’inflazione mensile a due cifre, pari a un tasso annuo del 140%. La sfida sta nel gestire il delicato equilibrio. Se il tasso ufficiale viene abbassato del 40%, c’è una finestra di tre o quattro mesi prima che si renda necessaria un’altra svalutazione. Se non si agisce tempestivamente, si rischia un ulteriore deprezzamento del tasso del mercato nero.

Il successo delle riforme di Milei gioverebbe sia al popolo argentino che all’economia. L’Argentina, dotata di abbondanti risorse, ha il potenziale per diventare una potenza globale. Il Paese si trova ora a un bivio e le giuste politiche potrebbero sbloccare il suo immenso potenziale.

Un buon momento

Una rivalutazione del rapporto prezzo/utili (multiplo P/E) potrebbe essere il catalizzatore che riporta alla ribalta la linfa vitale dei mercati emergenti, come è avvenuto nel 2004-2008. Il momento attuale potrebbe essere altrettanto strabiliante. Gli investitori dovrebbero cogliere l’opportunità in anticipo, riconoscendo che i mercati emergenti si trovano in una fase iniziale del ciclo. Se i mercati prevedono un atterraggio morbido e la crescita globale guadagna slancio, i mercati emergenti sono pronti a beneficiarne. Tra questi, spiccano i mercati industriali orientati all’esportazione, come Taiwan, Corea e Messico, che hanno il potenziale per raddoppiare o triplicare.