Tema da considerare: le elezioni indiane del 2024

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L’India è alla vigilia di un’importante elezione, in cui l’attuale Primo Ministro Narendra Modi cercherà di conquistare un terzo mandato. Kim Catechis, Investment Strategist di Franklin Templeton Institute, analizza i fattori che potrebbero giocare a favore della campagna di Modi, nonché le implicazioni dei potenziali cambiamenti demografici in una delle più grandi democrazie del mondo.

Circa 945 milioni di elettori registrati in India avranno presto l’opportunità di nominare i propri rappresentanti nel Lok Sabha. Il governo del Bharatiya Janata Party (BJP) è al potere dal 2014. Gli ultimi sondaggi suggeriscono che la popolarità di cui gode il Primo Ministro Narendra Modi lo riporterà al potere alle prossime elezioni, anche se il suo partito potrebbe avere una maggioranza ridotta in Parlamento. L’opposizione ha formato una coalizione di 26 partiti sotto la sigla INDIA, ma manca un leader unificante che possa competere con Modi.

Nel corso del suo mandato, il governo guidato dal BJP ha realizzato miglioramenti tangibili. Ha incrementato il numero di programmi di assistenza sociale e utilizzato l’imponente infrastruttura digitale pubblica del paese per erogare importanti trasferimenti diretti, con meno discrezione nella scelta dei beneficiari. Si contano attualmente più di 300 programmi, che vanno da una bombola di gas da cucina a 10 dollari a una casa a 2.000 dollari. Questi interventi hanno raggiunto quasi 950 milioni di persone, assommando a 270 miliardi di dollari di spesa pubblica dal 2017. L’accesso ai servizi igienici è notevolmente migliorato, e l’elettrificazione e la costruzione di case nelle aree rurali hanno fatto la differenza nella vita delle persone.

Gli investitori hanno apprezzato la riduzione dell’aliquota dell’imposta sulle società, la privatizzazione della compagnia aerea nazionale Air India e l’innalzamento del tetto agli investimenti esteri nel settore assicurativo e della difesa. Hanno anche letto nel recente bilancio provvisorio la volontà di non lasciare spazio alla spesa pre-elettorale, dato che il governo ha annunciato un obiettivo di disavanzo leggermente più basso per l’anno fiscale 2025. Cosa si aspettano da un terzo mandato? Che siano affrontate le questioni in sospeso.

La maggior parte degli investitori vorrebbe che un terzo governo guidato dal BJP continuasse a portare avanti il programma “Make in India”, che richiamerebbe gli investimenti diretti esteri. Gli investitori sperano nella promulgazione di una nuova legge sul lavoro e in un miglioramento delle infrastrutture, due requisiti fondamentali per attrarre nuovi investimenti dall’estero (il bilancio provvisorio del 2024 prevede un aumento dei fondi per le infrastrutture a 130 miliardi di dollari). Anche la copertura dei posti vacanti presso i tribunali superiori e quelli subordinati sarebbe valutata positivamente. La determinazione dei prezzi dell’energia elettrica è ancora affidata a organismi statali che non sono in grado di contemperare gli interessi politici e le esigenze dei consumatori per fornire energia a prezzi ragionevoli. L’introduzione nel 2017 della Goods & Services Tax (GST) è stata considerata all’epoca una misura rivoluzionaria, ma l’imposta non copre ancora l’elettricità, il petrolio e il gas, gli immobili e gli alcolici. In linea di massima, gli investitori vorrebbero che le attuali cinque aliquote della GST fossero ridotte a una. Vorrebbero anche che le banche statali venissero privatizzate e che il governo smettesse di indirizzare i prestiti verso i settori prioritari.

A nostro avviso, c’è molta benevolenza nei confronti dell’India, ma gli investitori internazionali hanno grandi aspettative; l’attuazione delle politiche all’indomani delle elezioni è dunque fondamentale per infondere fiducia negli investitori e richiamare investimenti dall’estero.

Tuttavia, c’è un altro motivo per considerare il prossimo mandato governativo come un’opportunità irripetibile, poiché tra cinque anni il quadro della rappresentanza politica in India potrebbe mutare radicalmente. Infatti, una crescita demografica disomogenea potrebbe alterare profondamente le dinamiche elettorali indiane e la conseguente direzione delle politiche in futuro.

Nel complesso, l’India presenta una crescita demografica relativamente rapida, ma al suo interno si registrano ampie variazioni. In termini generali, i tassi di fertilità degli Stati meridionali sono scesi al di sotto del tasso di sostituzione, con l’1,5% del Kerala che si avvicina all’1,4% della Norvegia. Nel Nord, il livello del Bihar è del 3,4%. Come altre democrazie, in India il potere politico è ripartito tra le regioni in misura proporzionale alle dimensioni delle relative popolazioni. Ma nel 1976, durante l’“Emergenza”, il Parlamento ha approvato un emendamento costituzionale che ha congelato il numero di seggi detenuti da ogni Stato sulla base del censimento del 1971. La misura doveva cessare nel 2000, ma è stata prolungata fino al 2026. In questi 50 anni i cambiamenti demografici sono stati notevoli. Ad esempio, la rappresentanza del Bihar (95 milioni di abitanti) è inferiore a quella del Kerala (28 milioni). A nostro avviso si prospetta un cambiamento significativo che altererà logicamente l’equilibrio di potere politico tra gli Stati, provocando un mutamento di direzione delle politiche pubbliche, con conseguenze potenzialmente importanti per gli investitori in futuro.

Abbiamo valutato l’impatto delle passate elezioni sui mercati azionari indiani, e ci sembra che investire prima delle elezioni possa essere strategicamente vantaggioso. Nonostante i rischi, il mercato azionario indiano, rappresentato dal’S&P CNX Nifty Index, ha offerto regolarmente rendimenti positivi dopo le elezioni, come si è visto nel 2004 (16,1%), nel 2009 (38,7%) e nel 2014 (14,7%) nell’anno successivo alla data del risultato elettorale

Il grafico che segue mostra la performance del mercato azionario indiano nei 90 giorni di negoziazione prima e dopo le elezioni politiche, a partire dal 1996. In media la borsa indiana ha prodotto un rendimento del 3% nell’arco di un mese circa (22 giorni di negoziazione) dopo la data delle elezioni. Tuttavia, ci sembra degno di nota che la maggior parte dei guadagni in ambito azionario giunga di solito prima delle elezioni, con un rendimento medio del 10% nei quattro mesi (88 giorni di negoziazione) precedenti la data dei risultati elettorali.

La nostra analisi, che copre sette elezioni passate, rivela un unico caso, nel 2004, in cui il mercato ha perso terreno sia prima che dopo le elezioni. Quella fu una tornata elettorale eccezionale, che segnò un periodo di elevata volatilità, ma che alla fine produsse anche i rendimenti più elevati nei due anni intorno alle elezioni (108%, pari al 44% su base annualizzata). Quel periodo fu caratterizzato da grandi aspettative per la rielezione del governo capeggiato dal BJP, sotto la guida di Atal Bihari Vajpayee, anche per effetto dell’ottimistica campagna “India Shining”. Contrariamente alle aspettative, vinse la United Progressive Alliance (UPA) capeggiata dal Congress Party, provocando inizialmente un calo del 13,75% del Nifty Index nel mese successivo alle elezioni (22 giorni di negoziazione). Tuttavia, l’anno seguente il mercato riprese quota grazie ai solidi indicatori economici.

Anche le elezioni del 2009 si distinsero dalle altre, in quanto il mercato azionario guadagnò il 73,2% nei 90 giorni prima e dopo la data del risultato elettorale, spinto dalle aspettative di continuità politica e di crescita economica. L’inattesa vittoria dell’UPA e la formazione di una coalizione più forte favorirono un rally del mercato, con un’impennata del 23,1% del Nifty Index a un mese dalle elezioni.