J. SAFRA SARASIN: Una crescita più forte fermerà il calo dell’inflazione?

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Gli indicatori economici rimangono contrastanti, ma le sorprese positive rispetto alle aspettative del mercato superano quelle negative. Ciò indica un lento miglioramento, in particolare nel settore manifatturiero. I dati pubblicati sull’inflazione hanno mostrato che il percorso di ritorno alla stabilità dei prezzi non è privo di battute d’arresto. Tuttavia, i segnali indicano un ulteriore calo dei tassi d’inflazione nel breve termine, dando alle banche centrali la possibilità di ridurre i tassi d’interesse. Il calo dei tassi d’inflazione è stato anche il motivo principale per cui la Banca nazionale svizzera (BNS) ha sorpreso i mercati con un taglio dei tassi d’interesse a marzo. Anche il franco forte è stato certamente un motivo importante per la riduzione dei tassi di interesse. Il franco si è infatti indebolito prima e dopo la decisione sui tassi. Questo è stato un segnale importante per l’industria svizzera delle esportazioni e dovrebbe stimolare un’ulteriore crescita dell’economia svizzera.

All’inizio dell’anno, i mercati prevedevano sei tagli dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve (Fed) statunitense. Da allora, la comunicazione della Fed ha deluso queste speranze e ha mantenuto la prospettiva di un allentamento monetario più lento con tre tagli previsti. Nel frattempo, le condizioni finanziarie dell’economia statunitense si sono ulteriormente allentate. Ciononostante, il presidente della Fed Powell non ha resistito all’idea di tagli dei tassi d’interesse nel prossimo futuro nelle sue osservazioni dopo la riunione del Federal Open Market Committee di marzo. Questa dichiarazione è stata interpretata dal mercato come “dovish” e ha lasciato l’impressione che la Fed sia consapevole dell’importanza dell’anno elettorale e preferisca sbagliarsi sull’inflazione piuttosto che sulla crescita. Tuttavia, gli ultimi dati macro non indicano una crescita debole. Al contrario, la crescita sta accelerando, soprattutto nel settore manifatturiero. Anche il mercato del lavoro negli Stati Uniti rimane solido. Il tasso di disoccupazione è addirittura sceso al 3,8% a marzo. I prossimi mesi mostreranno se la Fed si atterrà ai tagli dei tassi di interesse previsti o se farà ancora una volta marcia indietro. In ogni caso, è probabile che la pressione sui mercati obbligazionari continui.

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Obbligazioni – I tassi di interesse a lungo termine tornano a salire

Le aspettative degli operatori di mercato sul calo dei tassi nei prossimi anni rimangono elevate. Di conseguenza, i tassi di interesse a lungo termine rimangono a un livello inferiore rispetto a quelli a breve termine. Questa cosiddetta inversione della curva dei rendimenti è in corso negli Stati Uniti dal luglio 2022, il periodo più lungo registrato in questa costellazione. Se, contrariamente alle aspettative del mercato, la crescita nominale dovesse accelerare nei prossimi trimestri, è probabile che i tassi di interesse a lungo termine aumentino ulteriormente e che la curva dei rendimenti si irripidisca. Questo movimento potrebbe addirittura accelerare se la Fed dovesse comunque iniziare a tagliare i tassi di interesse a giugno. L’andamento del mercato delle ultime settimane sembra certamente anticipare una tale dinamica reflazionistica. Sia l’oro che il Bitcoin, che storicamente si sono comportati particolarmente bene in caso di reflazione, hanno recentemente raggiunto nuovi massimi storici.

Azioni – La rotazione probabilmente proseguirà

Il rally del mercato azionario statunitense, pari a oltre il +20% negli ultimi sei mesi, è stato trainato per circa 2/3 da valutazioni più elevate, mentre la crescita degli utili e i dividendi hanno spiegato il resto. La continua e solida crescita economica e l’allentamento delle condizioni finanziarie hanno contribuito in modo significativo. Questo spiega anche perché i mercati azionari hanno proseguito la loro tendenza al rialzo nonostante il numero ridotto di tagli dei tassi previsti e perché gli investitori istituzionali hanno attualmente il più alto livello di rischio nei loro portafogli degli ultimi due anni. I “Magnifici 7” continuano a sovraperformare il mercato azionario globale. Tuttavia, all’interno di questo gruppo vi sono chiare divergenze di performance.

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Lo stesso vale per le regioni e i segmenti di mercato. Ciò solleva la questione di quanto sia ampia la ripresa del mercato. Il sondaggio condotto a marzo da Bank of America tra i gestori di fondi globali ha mostrato che si stanno verificando importanti cambiamenti tra i segmenti di mercato. Questi cambiamenti si stanno verificando lungo tre dimensioni.

  • In primo luogo, gli investitori istituzionali stanno riducendo le loro posizioni azionarie negli Stati Uniti e aumentando la loro allocazione nei mercati emergenti e nell’Eurozona. Si tratta di un passaggio dal mercato leader degli ultimi dodici mesi a due mercati in ritardo.
  • In secondo luogo, per motivi analoghi, si sta verificando una rotazione tra i diversi settori. I profitti del settore tecnologico e dei beni di consumo ciclici vengono realizzati e reinvestiti nelle banche e nel settore sanitario.
  • In terzo luogo, si sta spostando anche il focus degli stili di investimento, in quanto si stanno riducendo soprattutto le posizioni nei segmenti ad alto momentum (i vincitori degli ultimi mesi). D’altro canto, si registra una maggiore domanda di azioni con valutazioni più basse (value) e con una capitalizzazione di mercato inferiore (small cap). La combinazione di costi di finanziamento più bassi e di un ulteriore miglioramento dell’attività industriale aumenterebbe l’attrattiva delle small cap in particolare.

Asset Allocation – Le prospettive sono in miglioramento

L’ulteriore riduzione dei rischi di recessione e il miglioramento delle prospettive di crescita si riflettono nel nostro leggero sovrappeso nelle azioni e nel leggero sottopeso nelle obbligazioni. Nell’ambito delle obbligazioni, preferiamo le scadenze medie e prestiamo attenzione alla buona qualità degli emittenti, anche nei segmenti più rischiosi come le obbligazioni ad alto rendimento e quelle dei mercati emergenti. Per quanto riguarda le azioni, continuiamo a preferire i mercati sviluppati a quelli emergenti. Siamo neutrali sia in termini di regioni che di settori e privilegiamo le società con solidi utili e livelli di indebitamento relativamente bassi. Per gli investimenti alternativi, i catastrophe Bond continuano a rappresentare la quota maggiore. A seconda del profilo d’investimento, investiamo anche in materie prime, poiché non solo hanno un effetto positivo sulla diversificazione in un portafoglio multi-asset, ma offrono anche una buona protezione contro ulteriori aumenti delle aspettative di inflazione.