La Direttiva sulle Case Green sarà molto costosa, ma almeno migliorerà l’indipendenza strategica dell’Europa

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L’Europa ha approvato la direttiva sulla Case Green con il disaccordo dell’Italia.

Il voto contrario del nostro Paese si è basato sulla forte preoccupazione degli ingenti costi che la direttiva metterà a carico dei cittadini o anche dei governi europei nella misura in cui vorranno prevedere incentivi per agevolarne l’adozione.

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E’ indubbio che i costi rischiano di essere molto alti. Sarebbe però sbagliato soffermarsi solo su questo.

Le istituzioni democratiche, come sono quelle europee, possono e debbono avere obiettivi ambiziosi, e anche eventualmente chiedere sacrifici importanti, se e quando questi sono necessari per raggiungere un futuro che si pensa migliore ed ottengono, come in questo caso, il supporto della maggioranza.

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E’ anche legittimo il dissenso, come quello del nostro Governo.

Il punto centrale è valutare se siano giustificabili o meno, alla luce di un obiettivo superiore, i sacrifici che ci verranno richiesti, che per la gente comune prenderanno la forma di costi più alti di ristrutturazione e di minor valore delle proprie case, quando non adeguate o vetuste.

Secondo la stessa Commissione Europea gli immobili sono responsabili del 40% dell’energia consumata in Europa. Si tratta dell’energia per costruirli, ma soprattutto di quella che serve per farli funzionare per il riscaldamento, il raffrescamento e l’illuminazione.

Si pensi, come riferimento, che sempre secondo la Commissione tutto il settore della mobilità, includendo tutte le automobili, gli aerei i treni e le navi pesa invece solo per la metà, circa il 20%.

La stessa cosa succede per l’inquinamento. Secondo Legambiente il settore residenziale da solo è responsabile del 64% della quantità di polveri sottili Pm2,5, del 53% di Pm10 e del 60% di monossido di carbonio, contribuendo così al peggioramento della qualità dell’aria, influenzando negativamente la nostra salute, specie nelle grandi città del centro-nord.

Bisogna anche considerare che a differenza di altre politiche introdotte dall’Europa, che impongono numerosi e minuziosi vincoli al nostro sistema produttivo e che compromettono in alcuni casi la competitività della nostra industria sui mercati globali, questa direttiva, per come è stata disegnata, non produrrà tale effetto.

I lavori ed investimenti che saranno richiesti potranno infatti essere implementati con tecnologie e soluzioni europee e realizzati da manodopera europea.

Vi è quindi una differenza significativa tra questa direttiva e quella, ad esempio, sull’auto elettrica, che nei fatti impone di abbandonare le auto a motore tradizionale tra soli 10 anni, e che comporterà quasi sicuramente un peggioramento dell’indipendenza strategica europea, creando una nuova dipendenza da materiali, quali il litio, su cui oggi l’Asia ha una predominanza.

La direttiva sulle Case Green, quando fosse effettivamente implementata, migliorerà invece la nostra autonomia.

Le nostre case sono energeticamente inefficienti. Lo sono ora, ma non lo erano in passato. I muri erano spessi e le finestre erano piccole. Abbiamo vissuto un periodo di energia a basso costo e, pensando che fosse eterno, abbiamo costruito case belle, ma inefficienti e costose in termini energetici.

Dobbiamo ora mantenere la bellezza, ma recuperare l’efficienza.

Bene fa il nostro Governo a cercare di migliorare la direttiva se lo ritiene necessario. Ma i costi che ci vengono richiesti dall’Europa in questo caso sono effettivamente investimenti che hanno il potenziale di generare frutti importanti e di rendere il nostro continente più autonomo. Tra tutti i sacrifici che ci chiede l’Europa, questo è forse tra i più giustificati.