Allianz Global Investor: “Un po’ di tregua!”

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Gli ultimi due anni sono stati molto stressanti per l’economia dell’Area Euro. Rispetto alla maggior parte delle altre aree geografiche dell’economia globale, l’Area Euro è stata fortemente esposta all’inizio della guerra in Ucraina, all’interruzione delle forniture di energia e ha dovuto cambiare bruscamente il corso della politica monetaria, passando da uno stimolo eccezionale attraverso tassi di interesse negativi a misure restrittive. Le conseguenze politiche di questo lungo periodo di sconvolgimenti si sono tradotte, da una parte, nella crescente antipatia verso le misure di decarbonizzazione che incidono sui budget delle famiglie e, dall’altra, nella maggiore disponibilità ad abbracciare partiti politici precedentemente considerati ai margini dei partiti tradizionali.

In breve, l’economia dell’Area Euro ha bisogno di una tregua.

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La buona notizia è che le prospettive cicliche dell’Area Euro hanno iniziato a migliorare. Negli ultimi mesi i sondaggi tra le aziende hanno registrato costanti segnali di un incipiente inversione di tendenza, senza dubbio favoriti dalla graduale riconvergenza dell’inflazione verso il target della BCE (Banca Centrale Europea). Il nostro grafico della settimana mostra lo stretto allineamento tra un miglioramento dell’indice dei responsabili degli acquisti per la produzione manifatturiera nell’Area Euro e il momentum dell’indice della produzione industriale pubblicata da Eurostat.

Secondo noi, ci sono due aspetti di questo miglioramento che sono particolarmente degni di nota. Il primo è che la ripresa non è stata trainata dal tradizionale motore della crescita europea, ossia l’asse franco-tedesco. Per contro, le economie più piccole dell’Area Euro, guidate da Italia e Spagna si sono riprese prima e hanno contribuito maggiormente alla ripresa della crescita. Il secondo è che alcuni dei settori più colpiti dalla guerra in Ucraina – l’industria manifatturiera ad alto consumo di energia in Germania – hanno registrato i primi segnali di ripresa a febbraio. In entrambi i casi, le prove concrete del miglioramento offrono sollievo ai “weaker credits” dell’Area Euro, attenuando i rischi di ribasso.

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Resta da chiedersi quanto grande possa essere il rialzo. In questo caso, permangono rischi molto evidenti. Secondo l’indagine sui finanziamenti bancari condotta dalla BCE ad aprile, la domanda di credito nel settore delle famiglie stia iniziando a migliorare, tuttavia le banche ritengono che la domanda di prestiti da parte delle imprese non sia migliore rispetto a quella registrata all’indomani della crisi del debito sovrano del 2011-2012.

Questo potrebbe in parte derivare dal fatto che gli utili aziendali sono abbastanza solidi da consentire l’autofinanziamento delle opportunità, ma questo livello di debolezza non può essere considerato normale. Analogamente, una componente fondamentale delle previsioni di ripresa nell’Area Euro è rappresentata dal miglioramento dei redditi reali dei consumatori, man mano che le ultime tracce dello shock inflazionistico si attenuano. In tale contesto, nuove pressioni rialziste sui prezzi dell’energia dovute a interruzioni di fornitura o, peggio, a un conflitto prolungato in Medio Oriente, non sarebbero certamente gradite.

Riteniamo probabile che la ripresa nell’Area Euro sarà al massimo tiepida finché la politica monetaria della BCE rimarrà ai livelli attuali. Un sostegno politico più forte per sostenere la ripresa dovrebbe iniziare a giugno, ma la sua portata dipende da fattori che non sono interamente di competenza dei responsabili politici dell’Area Euro.

La settimana prossima

L’evento principale della prossima settimana sarà la pubblicazione degli indici preliminari dei responsabili degli acquisti per le principali economie per il mese di aprile. In quasi tutti i Paesi si è registrata una netta ripresa, in quanto il settore manifatturiero cerca di lasciarsi alle spalle la minaccia della recessione. Ci aspettiamo almeno una modesta estensione di questa ripresa. Le tendenze del settore dei servizi sono state più eterogenee, ma dovrebbero essere almeno coerenti con la crescita in corso. Importanti quanto gli indici complessivi saranno i dati sui prezzi, data la maggiore sensibilità del mercato a fattori che potrebbero disturbare il tanto sperato allentamento della politica monetaria.

Negli Stati Uniti, verrà pubblicata la prima stima del PIL (Prodotto Interno Lordo) relativo al primo trimestre. Per gran parte del trimestre, un rallentamento rispetto al ritmo sostenuto del quarto trimestre sembrava probabile, tuttavia la solidità della spesa per consumi alla fine del trimestre rende di nuovo probabile una crescita vicina al 3,0% annuo. Negli Stati Uniti saranno pubblicati anche i dati sugli ordini di beni durevoli, sulle vendite di nuove case e alcuni sondaggi regionali tra le aziende.

Nell’Area Euro, la BCE pubblicherà gli aggregati monetari di marzo. Questi ultimi hanno iniziato un incipiente inversione di tendenza, in linea con altri dati macroeconomici in miglioramento per l’Area Euro. Tuttavia, non sembra si stia ricostituendo l’eccesso di denaro che ha preceduto l’impennata dell’inflazione. In Germania, l’indagine dell’Istituto Ifo dovrebbe confermare il recupero rispetto alle condizioni di recessione dello scorso anno. Poiché la Germania è rimasta molto indietro rispetto agli altri Paesi dell’Area Euro, un’accelerazione del suo ritmo di ripresa sarebbe particolarmente gradita.