Le proposte di Assogestioni per rilanciare la previdenza complementare

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Un maggiore legame tra gli investimenti dei fondi pensione e l’economia reale del Paese non può prescindere dal rafforzamento e dallo sviluppo del secondo pilastro previdenziale. Lo ha sottolineato Assogestioni nell’ambito di una recente audizione parlamentare.  Occorre, quindi, incentivare la crescita del sistema della previdenza complementare, quale elemento centrale per assicurare un adeguato livello di copertura previdenziale ai futuri pensionati e per dare nuovi stimoli allo sviluppo della nostra economia. L’aumento delle adesioni al secondo pilastro, oltre a garantire un maggior patrimonio a disposizione per l’investimento nell’economia del Paese, consentirebbe il rafforzamento e lo sviluppo della governance dei fondi pensione e l’adozione di adeguati presidi organizzativi. Il raggiungimento di tali condizioni favorirebbe lo sviluppo, anche nel nostro mercato, di soluzioni di investimento in grado di agevolare il sostegno del tessuto produttivo del Paese.

Quali sono i suggerimenti di Assogestioni ? Nel dibattito corrente viene spesso richiamata la necessità di rilanciare un semestre di scelta come quello effettuato nel 2007. Indubbiamente un intervento di questo tipo potrebbe far crescere, nel breve termine, il numero degli iscritti ai fondi pensione.

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Tuttavia, si sottolinea, , occorre considerare che una tale misura potrebbe generare soltanto un picco di adesioni, senza però offrire una soluzione in grado di assicurare, nel tempo, una adeguata diffusione della previdenza complementare. È quindi importante intervenire sull’attuale quadro normativo, introducendo delle soluzioni “di sistema” con l’obiettivo di porre le basi per migliorare il processo di adesione e l’interesse ai fondi pensione.

In particolare, come già più volte segnalato dall’Associazione a partire dal 2020, si ritiene di fondamentale importanza introdurre delle misure volte a:

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  1. rafforzare il sistema del silenzio assenso e trasformarlo in un meccanismo di adesione automatica;
  2. rivedere la default option per accompagnare l’aderente verso prestazioni adeguate nel lungo termine;
  3. garantire una maggiore flessibilità in uscita per attrarre l’interesse dei risparmiatori.

Il meccanismo del silenzio-assenso è stato introdotto in Italia nel 2007. Da allora e fino al 2022 tale sistema ha prodotto circa 450.000 adesioni su un totale di oltre 9 milioni di iscritti alla previdenza complementare. Si può quindi, affermare che il silenzio-assenso non ha prodotto i risultati sperati. Eppure, i meccanismi di adesione automatica, se correttamente disegnati, possono dare un rilevante contributo all’aumento del numero di adesione alla previdenza complementare. È quindi necessario avviare una revisione del sistema di adesione automatica ai fondi pensione, con l’obiettivo di definire un processo che, salvaguardando la libertà di scelta dei lavoratori, accompagni questi ultimi verso l’ingresso alla previdenza complementare.

Il punto di partenza, come già da molto tempo indicato da Assogestioni, potrebbe essere quello di rafforzare il sistema di auto-enrolment, passando dal silenzio-assenso ad una vera e propria adesione automatica accompagnata da un meccanismo di uscita (opting-out).
Inoltre si ritiene che il finanziamento delle adesioni automatiche potrebbe avvenire anche attraverso il versamento del contributo del datore di lavoro e del lavoratore e non solo tramite la destinazione delle quote di TFR (come attualmente previsto). In questo contesto si potrebbe introdurre, in analogia con quanto avviene in altri Paesi, una soglia al di sotto della quale non troverebbe applicazione il meccanismo di auto-enrolment al fine di tutelare i redditi più bassi.

Occorre, infine, considerare gli impatti che un aumento delle adesioni potrebbe avere soprattutto per le imprese con meno di cinquanta dipendenti. Per queste ultime, la normativa stabilisce che, nel caso in cui il lavoratore decida di non optare per un fondo pensione, il TFR debba essere mantenuto in azienda). Nelle imprese di minori dimensioni, infatti, il TFR rappresenta un’utile fonte di liquidità. Per evitare che l’aumento delle adesioni produca un effetto negativo per queste realtà e per far in modo che non vi siano ostacoliall’ingresso nei fondi pensione, potrebbe essere opportuno sviluppare delle misure compensative per le imprese con meno di cinquanta addetti, che vadano ad aggiungersi a quelle attualmente previste

La revisione del meccanismo di auto-enrolment richiederebbe anche una modifica dell’opzione di investimento di default. È infatti di fondamentale importanza non solo agevolare l’accesso dei lavoratori nei fondi pensione ma anche accompagnarli verso un’opzione di investimento predefinita che assicuri rendimenti adeguati nel lungo termine. Nell’attuale sistema di previdenza complementare l’opzione di default, per tutte le adesioni tacite, è rappresentata dal comparto garantito. Negli ultimi anni è emersa, in modo sempre più consistente, la necessità di superare la centralità del comparto garantito nella previdenza complementare, a causa degli elevati costi necessari per assicurare la restituzione del capitale e i rendimenti previsti dalla normativa. Assogestioni ha già espresso in passato la propria posizione al riguardo, sottolineando l’esigenza di apportare delle modifiche alla normativa sui fondi pensione per mettere da parte il ruolo delle linee garantite come opzioni di default, introducendo nuovi approcci caratterizzati dalla presenza di protezioni di natura finanziaria

Occorre poi una maggiore flessibilità in uscita per attrarre l’interesse dei risparmiatori. È infatti importante agire anche sul versante delle prestazioni pensionistiche, aumentando le opzioni di erogazioni delle prestazioni per far accrescere l’interesse dei lavoratori alla previdenza complementare. Al riguardo, si potrebbe prevedere la possibilità di erogare l’intero capitale accumulato in forma di capitale, eventualmente introducendo un trattamento fiscale meno favorevole rispetto a quello previsto per la rendita. In analogia con quanto previsto per il nuovo PEPP, il piano pensionistico individuale paneuropeo,  si potrebbe introdurre la possibilità di richiedere la prestazione pensionistica sotto forma di prelievi programmati.

Si ritiene ancora che ci sia ancora molto da fare per migliorare la diffusione dei fondi pensione attraverso l’avvio di adeguate campagne di informazione