Quaestio SGR: c’è ancora il supporto delle Banche centrali?

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Le principali Banche Centrali sono in una fase abbastanza chiara del loro ciclo: dopo la rapida manovra restrittiva partita nel 2022 e terminata nel 2023, adesso sono evidenti i primi segnali di cambiamento su scala globale in senso espansivo. Contrariamente alla velocità con la quale si sono mosse nel ciclo restrittivo, ci aspettiamo adesso un approccio cauto e graduale nel tagliare i tassi, e una dinamica differenziata sulle due sponde dell’Atlantico.

In Europa il quadro delineatosi negli ultimi due trimestri è nel complesso favorevole. La BCE si appresta ad una prima riduzione dei tassi base, confortata da un proseguimento del raffreddamento dell’inflazione, mentre sul fronte congiunturale vari indicatori stanno fugando i timori di stagflazione  e anzi indicano una modesta ripresa: tra questi gli indici PMI, tornati al di sopra della soglia dei 50 punti, il PIL del primo trimestre in territorio leggermente positivo e le trimestrali societarie sopra le stime degli analisti. Negli USA, se la crescita del primo trimestre si è dimostrata ancora robusta, sostenuta dai consumi, è improbabile ipotizzare a breve un allentamento monetario; la Federal Reserve ha bisogno di più tempo per alleggerire i tassi, dovendo fare i conti con dinamiche dei prezzi più sostenute.

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Tuttavia, pur seguendo traiettorie e ritmi differenti, le influenze tra BCE e FED sono significative. Francoforte dovrà incorporare nelle proprie decisioni l’impatto di un livello dei tassi USA che resti prospetticamente  più elevato, e in parallelo gli USA saranno attenti a squilibri che possano generare forti oscillazioni sul tasso di cambio. ll Vecchio Continente è, nel complesso, forte importatore di materie prime, soprattutto energetiche, beni quotati in dollari. Un significativo ulteriore apprezzamento del Dollaro potrebbe vanificare, per il Vecchio Continente che è un forte importatore di materie prime, parte degli effetti di un taglio dei tassi.

Vale la pena di notare che se la FED sembra al momento più fredda sul fronte dei tassi, sarebbe un errore pensare ad un vero e proprio immobilismo. Uno dei principali fattori di supporto agli asset di rischio utilizzati prima e durante la fase pandemica, forse ancora più importante della politica dei tassi d’interesse, è stato l’acquisto diretto di titoli di stato da parte della banca centrale, con la FED che ne ha accumulato oltre 8 Trillions per poi iniziare a ridurre lo stock accumulato a partire dal 2022. Su questo fronte la banca centrale USA ha già iniziato ad aprile a rallentare le vendite, con l’obiettivo di azzerarle nei prossimi mesi, supportando indirettamente la liquidità.

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