Petrolio: prezzo ai minimi dal 2004

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I timori per la crescita eccessiva dell’offerta continuano a spingere le quotazioni al ribasso. Il Brent cala a 36 dollari, il Wti a 35

Non si arresta la corsa al ribasso del prezzo del petrolio: il greggio del mare del Nord, Brent, ha toccato il livello più basso dal 2004, a 36,17 dollari al barile, per poi risalire leggermente, mentre il Wti, il meno pregiato petrolio del Texas, è calato a 34,49 dollari, record degli ultimi dieci anni.

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A spingere verso il basso le quotazioni sono i timori legati alla crescita della produzione mondiale che fa prevedere un eccesso di offerta, destinato a durare ancora a lungo.

In media le quotazioni sono calate di oltre due terzi dalla metà del 2014, quando il prezzo del petrolio ha avviato la sua parabola discendente.

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Dal lato degli Stati uniti pesa, oltre all’imponente aumento del numero di piattaforme petrolifere in funzione, balzato da 17 a 541, il rafforzamento del dollaro, per effetto del rialzo dei tassi di interesse deciso dalla Fed la settimana scorsa, che rende il greggio più costoso per i paesi con una valuta diversa. Nello stesso tempo sono aumentate le scorte di petrolio negli Usa, arrivate al livello record di 491 milioni di barili.

Né i paesi dell’Opec hanno intenzione di ridurre la loro produzione, come ha confermato a Reuters il ministro iracheno per il petrolio, Adel Abdul Mahdi: “L’Opec”, ha detto, “non può prendere una decisione unilaterale come, ad esempio, ridurre la produzione mentre gli altri l’aumentano”.

E nei primi mesi dell’anno prossimo tornerà sul mercato anche il petrolio iracheno, con il venir meno delle sanzioni economiche nei confronti di Teheran.