Emergenti, giovani, ricchi

Julie Dickson -
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Le questioni economiche e politiche associate ai singoli paesi, oltre alle tensioni commerciali e al rallentamento della crescita globale, hanno segnato un 2018 difficile per i mercati emergenti. Tuttavia, vi sono ragioni sia cicliche che strutturali che ci portano ad essere positivi rispetto all’asset class.

La correlazione tra i rendimenti dei mercati emergenti e la solidità del dollaro USA è ancora forte. Poiché la Federal Reserve USA sta adottando un approccio più cauto rispetto agli aumenti dei tassi d’interesse, il dollaro potrebbe indebolirsi e quindi stimolare nuovamente l’interesse per gli asset dei mercati emergenti. Inoltre, gli indicatori (come ad esempio il PMI) mostrano che l’attività economica rimane in territorio positivo. A questo si aggiunge la decisione della Cina di stimolare la crescita attraverso tagli fiscali e investimenti nelle infrastrutture.

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In un’ottica di lungo termine, alla base di una serie di interessanti opportunità di investimento nei EM vi sono ragioni strutturali convincenti. Gli Emergenti contribuiscono infatti per il 70% alla crescita del PIL globale, e sono quindi il fattore trainante della crescita a livello mondiale. Questo è dovuto in particolare a un profilo demografico dinamico e soprattutto dall’espansione della classe media. L’aumento del reddito a disposizione delle famiglie spinge i consumatori ad acquistare prodotti e servizi in settori quali beni durevoli di consumo, turismo, sanità, istruzione e trasporti.

 

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Fonti: “The unprecedented expansion of the global middle class: an update”, Brookings Institution, febbraio 2017. Euromonitor International, 2016. Solo a scopo illustrativo. 

 

Oltre al dollaro l’altro fattore chiave da tenere in considerazione quando si parla di Emergenti è, ovviamente, la Cina. Le preoccupazioni degli investitori per quanto riguarda la Cina sono diffuse e spaziano dal rallentamento dell’economia del Paese alle guerre commerciali, fino alle tensioni politiche interne. Per gli investitori con un’ottica di lungo periodo, tuttavia, è un altro l’aspetto più interessante: il mercato azionario interno cinese si sta aprendo al mondo. Nei prossimi anni si prevede che più di 800 società attualmente non accessibili ai capitali stranieri saranno a disposizione degli investitori al di fuori della Cina.

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Per gli stock picker è un sogno che si avvera. Se anche solo un numero limitato di queste società si rivelerà come un’opportunità di investimento interessante, l’ampia ricerca necessaria per identificarle sarà valsa lo sforzo. In questo mix di società potrebbero trovarsi le nuove Alibaba, Baidu o Tencent. Le implicazioni per gli investitori sono enormi.

Nonostante le notizie talvolta scoraggianti, il mercato azionario cinese continuerà ad essere trainato dall’afflusso di capitali esteri. Partecipare a questo mercato in rapida crescita sarà di fondamentale importanza per gli investitori alla ricerca di un’ampia diversificazione e di una crescita del capitale a lungo termine.

 

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fonti: Capital Group, MSCI, RIMES. Dati aggiornati al 31/03/19, in dollari USA. Gli investimenti attualmente a disposizione includono gli indici MSCI China IMI e MSCI China A. Gli investimenti attualmente non disponibili comprendono tutte le altre azioni cinesi quotate, generalmente limitate in merito agli investimenti esteri. Le stime per il 2022 delle ponderazioni geografiche ipotizzano l’inclusione nell’indice delle A-share mid cap, e che l’inclusione delle A-share aumenti fino al 100% entro il 2022. 

 


Julie Dickson – Investment Director – Capital Group