Un esame dei cicli di ripresa dell’oro

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Sebbene gli effetti dell’ultima ondata di vendite e della pandemia non siano ancora evidenti, continuiamo a guardare con ottimismo alle prospettive a breve termine dell’oro e delle azioni aurifere. È relativamente facile spiegare le ragioni che giustificano gran parte dei movimenti dei prezzi dell’oro e riteniamo che le società aurifere continuino a esibire fondamentali solidi e valutazioni davvero interessanti. Quanto alla pandemia, le società stanno prendendo tutte le precauzioni necessarie. Sebbene prevediamo che alcune attività ne risentiranno, dai nostri colloqui con i management aziendali emerge che si sta compiendo ogni sforzo per garantire scorte, linee di fornitura, salute dei dipendenti e piani di backup con l’obiettivo di dare sostegno alla produzione.

Riportiamo di seguito una sintesi dei punti che abbiamo evidenziato.

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Riteniamo che le ragioni alla base delle recenti pressioni sul mercato dell’oro siano essenzialmente due:

  1. Chiusura delle posizioni coperte nei fondi basati su strategie risk parity e su altri modelli di volatilità – Gli investimenti in oro, materie prime e reddito fisso sono in genere a leva nei modelli risk parity (in base alla loro volatilità sottostante relativa alle azioni), pertanto, l’ondata di liquidazioni in questi fondi ha portato a un eccesso di vendite forzate di questi attivi.
  2. Liquidazioni per reperire liquidità – Nelle fasi ribassiste dei mercati è normale – soprattutto tra i fondi a leva – vendere per soddisfare le richieste di margini e reperire liquidità per coprire le perdite sui mercati azionari.

Riteniamo che dopo le crisi l’oro e le azioni aurifere tendano a recuperare più rapidamente rispetto al mercato in generale.

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  • Più di recente, durante la crisi finanziaria del 2008, l’oro e le azioni aurifere hanno toccato il fondo e si sono riprese molto prima dell’S&P 500, recuperando le perdite più o meno quando l’S&P raggiungeva i minimi, a febbraio/marzo 2009. Ci sono voluti quasi due anni all’S&P 500 per riportarsi sui livelli pre-crisi.
  • Se guardiamo alle altre fasi ribassiste del passato vediamo che l’oro ha tenuto particolarmente bene, mentre le azioni aurifere – anche se hanno spesso subito flessioni sulla scia del mercato azionario più ampio – hanno complessivamente sovraperformato nell’arco di un ciclo completo (dal ribasso al recupero).

Riteniamo che, in linea generale, l’andamento delle azioni aurifere continui a essere fondamentalmente buono

  • Non ci aspettiamo problemi creditizi, sebbene le misure poste in essere dalle aziende per ridurre i costi e la spesa per investimenti e per evitare di ripetere gli errori del passato potrebbero tradursi in un aumento addizionale medio del free cash flow di quasi il 40%, a fronte di una variazione del prezzo dell’oro da 1600 a 1800 dollari l’oncia (per le società senior e mid-tier).