Mutui per i giovani: le banche ignorano il fondo di garanzia

di Rosaria Barrile -
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Secondo Altroconsumo lo strumento, creato per favorire l’accesso al finanziamento grazie alla garanzia dello Stato, è ancora usato poco e male

Per i giovani precari ottenere un mutuo resta ancora un miraggio. Il fondo di garanzia per la casa istituito dallo Stato per favorire l’accesso ai finanziamenti dei soggetti considerati a rischio dalle banche, in particolare i giovani con contratti di lavoro precari, viene utilizzato poco e male.

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Altroconsumo ha condotto un’inchiesta su oltre 60 banche italiane: la maggior parte ignora l’esistenza del fondo. Chi invece lo conosce lo concede solo se chi chiede il mutuo accetta in cambio condizioni come l’apertura di un conto corrente o l’acquisto di una polizza vita.

Come funziona il fondo
Sulla carta il fondo, attivo dall’ottobre del 2014, avrebbe dovuto facilitare l’accesso al credito anche da parte chi non possiede i requisiti richiesti dalle banche per la concessione del mutuo: in pratica lo Stato garantisce alla banca la copertura del 50% della quota capitale dei mutui ipotecari erogati per l’acquisto, la ristrutturazione o la riqualificazione energetica degli immobili adibiti ad abitazione principale. Viene data priorità per l’accesso al credito alle giovani coppie, ai nuclei composti da un solo genitore con figli minori, e ai giovani di età inferiore ai 35 anni che hanno un rapporto di lavoro a tempo determinato. Le banche non sono obbligate ad aderire al fondo, ma lo hanno fatto in 147 (pari a circa il 70% degli sportelli bancari italiani).

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L’indagine di Altroconsumo
Dall’inchiesta condotta da Altroconsumo emerge come in realtà la maggior parte delle banche abbia finora ignorato lo strumento.

Gli attivisti dell’associazione hanno visitato 61 agenzie bancarie di Milano, Bologna, Napoli e Bari, presentandosi come una coppia di trentenni, con contratti di lavoro precari e senza alcun parente che potesse fare da garante per un mutuo. Un profilo che allo sportello non ha molte opportunità di ottenere un mutuo se non con la garanzia del fondo statale. Nella maggior parte delle filiali visitate, i consulenti hanno affermato di essere del tutto all’oscuro dell’esistenza del fondo.

Nonostante le banche aderenti si siano impegnate con il ministero del Tesoro anche a pubblicizzare l’iniziativa, non vi è alcuna traccia di questa opportunità neppure sui loro siti web.

La “coppia” ha anche provato a proporre alla banca di utilizzare il fondo: in nove casi, il personale allo sportello ha chiesto per la concessione del mutuo lafideiussione di un parente o di un co-obbligato, quando il regolamento del fondo prevede esplicitamente che la banca non possa chiedere garanzie aggiuntive, se non le coperture assicurative.

Quanto ai costi, il regolamento stabilisce che il Taeg (il tasso di interesse complessivo del mutuo che comprende tutti i costi di erogazione del mutuo) non debba superare, attualmente, il 3,6% per i mutui a tasso fisso e il 2,83% per quelli a tasso variabile: deve essere pari, infatti, in base al regolamento, al tasso effettivo globale medio sui mutui, rilevato dal Mef. Anche qui, tuttavia, nell’indagine dell’associazione di consumatori emergono Taeg superiori a questi valori.

E non sono mancate le pratiche scorrette: nel 52% dei casi la banca ha chiesto l’apertura di un conto corrente come condizione necessaria per concedere il finanziamento, mentre nel 30% l’offerta è stata vincolata all’acquisto anche di una polizza vita a garanzia del mutuo.