Fmi: lo scenario economico è “smorzato”

-

Nel rapporto preparato per il prossimo G20 in Cina il Fondo delinea una dinamica sfavorevole della crescita globale. Tra le cause, inflazione bassa e calo degli investimenti

Non è uno scenario ottimistico quello che dipinge il Fondo Monetario Internazionale in vista del vertice del G20 a Hangzou, in Cina, i prossimi 4 e 5 settembre.
Nel rapporto “Prospettive globali e sfide politiche” preparato dalla staff del Fondo per la riunione dei capi di Stato e di governo si legge che lo scenario economico globale “rimane smorzato” e caratterizzato da “una dinamica della crescita sfavorevole nel lungo periodo mentre le crescenti disparità di reddito”, all’interno dei singoli paesi, “aumentano le sfide per la politica”.

Il documento non riporta cifre per l’anno in corso, ma segnala una crescita “più debole del previsto per gli Stati Uniti. Per contro, “la moderazione dell’area euro e la crescita del Pil giapponese sono stati ampiamente nelle previsioni, con la crescita dell’eurozona leggermente più lenta del previsto”.

Tra i fattori che determinano questi rallentamenti l’istituzione guidata da Christine Lagarde indica “inflazione molto bassa, flessione della spesa per investimenti e rallentamento del commercio internazionale”.
Nel rapporto, a proposito degli investimenti, si segnala come la flessione della spesa sia esacerbata da diversi fattori quali il peso del debito sul settore privato, i problemi di bilancio nel settore finanziario di diversi paesi, il trend di bassa produttività e i fattori demografici che pesano sulle prospettive di crescita a lungo termine, riducendo gli incentivi ad investire nonostante un costo del denaro mai così basso.

Inoltre, scrive il Fondo, l’attuale crescita, anche se bassa, non ha toccato le fasce di reddito più deboli, accrescendo “le ansie sugli effetti della globalizzazione e paggiorando il clima politico per le riforme. I rischi al ribasso restano dominanti”.
E proprio al capitolo “rischi”, il Fondo segnala tra quelli più immediati, “una nuova fiammata di volatilità sui mercati finanziari alimentata da tensioni geopolitiche o dai rischi associati ai negoziati post-Brexit”.

Non solo. L’Fmi mette l’accento anche sulla crescente portata delle tensioni nei paesi emergenti che si trasmette a livello globale: “Tra i possibili rischi le turbolenze in Cina nel passaggio verso una crescita economica più bassa ma più sostenibile, turbolenze che potrebbero determinare significativi contagi”, scrive il Fondo.
Infine, i rischi non economici, quali “il terrorismo, le malattie contagiose, gli shock climatici come le siccità” che determinano la tragedia dei flussi “su grande scala di migranti e rifugiati”.