Il flop del part time agevolato

-
- Advertising -

Secondo i dati dell’Inps le richieste sono solo 200, contro le decine di migliaia attese dal ministro Poletti

Il part time agevolato, che prevede una riduzione dell’orario di lavoro e dello stipendio, ma non dei contributi versati per la pensione, è un flop. Lo confermano i dati dell’Inps: dal giugno 2016, quando è entrato in vigore il decreto, a oggi, le domande accolte sono 200, contro le 30 mila attese dal ministero del Lavoro.

- Advertising -

“Le cose vanno sperimentate e quando, come in questo caso, non danno buoni risultati bisogna prenderne atto. Si utilizzeranno strumenti diversi”, ha commentato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti.

Il part time agevolato consente ai lavoratori del settore privato con contratto a tempo indeterminato di trasformare l’orario di lavoro da tempo pieno a part time, con una riduzione della retribuzione intorno al 20-25%.

- Advertising -

Per ottenere il beneficio, il lavoratore deve avere già il requisito contributivo minimo per la pensione di vecchiaia (20 anni), mentre quello sull’età pensionabile (66 anni e sette mesi) deve essere raggiunto entro il 31 dicembre 2018.

La riduzione dell’orario di lavoro, da concordare con l’azienda, può essere compresa tra il 40% e il 60%; in busta paga, oltre alla retribuzione, ridotta, è compresa una somma, esente dall’Irpef, pari ai contributi a carico del datore di lavoro corrispondenti alla retribuzione persa.

Chi sceglie il part time agevolato non subisce così alcuna perdita sulla propria pensione perché viene comunque garantita la contribuzione piena con accredito figurativo per la quota che copre la retribuzione persa per le ore non lavorate.