Fondo monetario: Italia troppo ottimista su pensioni

Walter Quattrocchi -
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Fmi denuncia i privilegi delle pensioni italiane rispetto a quelle degli altri Paesi dell’area euro

Il Fondo monetario internazionale torna alla carica con l’Italia a cui chiede tagli alle pensioni e la reintroduzione dell’Imu sulla prima casa.

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Questi due nodi erano stati già evocati dal capo missione del Fmi in Italia, Rishi Goyal, in un incontro informale con la stampa lo scorso 12 giugno, alla fine della ricognizione annuale nel nostro Paese in base all’articolo IV dello statuto del Fondo.

Ora vengono ribaditi nel rapporto finale approvato dal direttorio del Fmi. “L’elevata spesa pensionistica andrebbe ridotta nel medio periodo – afferma l’istituzione di Washington – per gestire le pressioni di bilancio che persisteranno prima che si materializzino i risparmi previsti sul sistema pensionistico nel lungo termine”.

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Secondo il Fmi, nonostante le numerose riforme effettuate, “persistono sacche di eccesso” nel sistema pensionistico italiano.

I ricercatori del Fmi nello specifico propongono :

  • eliminare la quattordicesima di recente introduzione e la tredicesima mensilità per quei pensionati che hanno avuto la pensione calcolata con il sistema retributivo o misto retributivo-contributivo;
  • riguardo all’assegno ai superstiti, l’introduzione di un limite d’età per il coniuge superstite e ridurre il pagamento a parenti diversi dal coniuge o orfani sopravvissuti;
  • ricalcolare tutte le pensioni esistenti con il sistema contributivo, per non scaricare sui pensionati futuri la spesa generosa per gli assegni derivanti dal sistema retributivo e misto ( la differenza dei tassi di sostituzione degli assegni dei pensionati italiani rispetto a quelli degli altri paesi dell’area dell’euro è di circa dieci punti percentuali);
  • armonizzare le aliquote contributive dei lavoratori autonomi ( 22% ) con quelle dei lavoratori dipendenti ( 33%) ;
  • ridurre il cuneo fiscale a carico del datore di lavoro;
  • contenere la pressione fiscale sulle pensioni in godimento;
  • introdurre un fattore di aggiustamento automatico o di sostenibilità ( come accade in Svezia, Canada e Germania ) che colleghi i pagamenti correnti a una misura di un equilibrio attuariale a lungo termine per far fronte agli shock economici imprevisti e migliorare l’equità intergenerazionale;
  • favorire la ricongiunzione dei contributi anche per i professionisti ;
  • ridurre la no tax area ai pensionati;
  • stabilire una chiara separazione di assistenza e previdenza nel sistema pensionistico;
  • adottare politiche di welfare a sostegno delle donne che lavorano in periodi di maternità.

Inoltre il Fondo lancia l’allarme sulla famosa curva pensionistica che descrive la spesa in rapporto al Pil e segna il 13,5 % nel 2060: per l’Fmi sovrastimiamo l’apporto dei migranti, in realtà per lo più in transito verso altri Paesi, e siamo ottimisti su produttività e disoccupazione.

Il tema viene approfondito in uno specifico riquadro del rapporto e affrontato in vari capitoli, tra cui al punto 31 del rapporto, in merito alle questioni di bilancio, dove si parla esplicitamente della necessità di “razionalizzare” il sistema, anche per eliminare le suddette sacche di eccessi così come “generosi benefici” ed esenzioni.

Nonostante gli sforzi degli ultimi anni, ulteriori passi sono necessari per ridurre la spesa corrente”. Lo afferma il Fmi nell’Article IV dedicato all’Italia, malgrado il Paese abbia fatto molto “per mettere il proprio sistema pensionistico in equilibrio stabile”, “andrebbe presa in considerazione la riduzione degli alti livelli di spesa previdenziale nel medio termine”. Secondo il Fondo, infatti, “esistono nel sistema pensionistico eccessi, che devono essere razionalizzati”: in particolare, vengono citati da un lato “benefici generosi” e dall’altro “i trasferimenti alle persone con basso reddito che sono i più limitati nell’area euro”. Per quanto riguarda invece il lavoro, il Fondo monetario invita a “migliorare la contrattazione salariale per allineare i salari alla produttività a livello aziendale” e ad “ampliare la riforma della pubblica amministrazione”.