Settore tecnologico: verso un cambio di regime?

Michaël Lok, Norman Villamin, Patrice Gautry, Yves Cortellini -
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Dalla crisi finanziaria globale del 2008-2009, il settore tecnologico mondiale ha registrato rendimenti annui del +15,4%, nettamente superiori a quelli delle azioni globali nel loro complesso (+10,2%) e persino a quelli delle azioni growth di tutto il mondo (+11,5%).

Il 2018 non sembra essere diverso: le quote dei tecnologici a livello globale sono aumentate di quasi il 12% a fine luglio, ben più dei titoli growth (+7%) e dell’azionario globale (+4%).

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Prima del 2018, gli investitori del tech beneficiavano di tre fattori di rendimento, con utili, dividendi e l’espansione del rapporto prezzo/utili che andavano ad aggiungersi ai rendimenti totali. Concentrandosi sulle performance da inizio anno, si nota invece che ora i driver di rendimento sono cambiati radicalmente. Nel 2018, la crescita degli utili è stata variabile determinante per la quasi interezza dei rendimenti generati dagli investitori tecnologici globali, mentre i rapporti prezzo/utili sono passati da essere un fattore chiave dei rendimenti a fungere ora da vento contrario.

In prospettiva, non sembra probabile che i rapporti prezzo/utili possano riprendere in modo sostenibile il loro ruolo di motore positivo dei profitti per il settore, come si è visto dopo la crisi finanziaria mondiale. Al di fuori della bolla dei titoli tecnologici dell’inizio degli anni 2000, il settore ha registrato a livello globale un andamento circa 22-25 volte superiore agli utili finali nei periodi di non recessione o di crisi dell’economia mondiale. La maggiore dipendenza dalla crescita degli utili per guidare i rendimenti, sebbene non sia un fatto nuovo per gli investitori del settore, indica che gli investitori dovrebbero aspettarsi una maggiore volatilità del settore tecnologico globale, come si è visto di recente.

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Sebbene se gli investitori dovrebbero aspettarsi rendimenti assoluti più volatili, l’attrattiva relativa della tecnologia rimane in gran parte invariata. I titoli tecnologici restano componenti chiave per le azioni growth negli Stati Uniti. Ciò implica che nonostante la forte sovraperformance di questi titoli (+10,4%) rispetto ai value USA (+2,2%) fino a fine luglio, le azioni in growth statunitensi, guidate dalle azioni tecnologiche, non mostrano i segni di divergenze fondamentali che hanno preceduto la bolla tecnologica dell’inizio degli anni 2000.

In effetti, il continuo miglioramento del rendimento per azione dei titoli tecnologici USA è una delle ragioni principali alla base della performance dell’anno scorso. I ritorni per azione del settore sono aumentati dal 15-20% del ciclo precedente al 2008, ai più consistenti 20-25% (e oltre) di oggi, in quanto i buyback e i payout ratio sono aumentati in modo significativo a partire dal 2012.

Di conseguenza, gli investitori dovrebbero muoversi da un’esposizione passiva e indicizzata ai titoli tecnologici e cercare invece di beneficiare delle opportunità di gestione attiva che dovrebbero presentarsi alla luce del cambio di regime che il settore ha sperimentato nel 2018.


Michaël Lok – Group Chief Investment Officer (CIO) and Co-CEO Asset Management – Union Bancaire Privée (UBP)
Norman Villamin – Chief Investment Officer (CIO) Private Banking and Head of Asset Allocation – Union Bancaire Privée (UBP)
Yves Cortellini – Deputy Head of Asset Allocation – Union Bancaire Privée (UBP)
Patrice Gautry – Chief Economist – Union Bancaire Privée (UBP)