Fintech e Factoring: la prima mappa delle start up

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Presentata la ricerca che disegna la prima mappa dei nuovi protagonisti del mercato della cessione dei crediti commerciali. Carretta (Assifact): “Dalla cooperazione tra innovatori digitali e factoring il modello vincente. Ma serve una normativa che eviti squilibri competitivi”.

Anche per il factoring, un business finanziario al servizio delle imprese e dell’economia che in Italia vale il 13% del Pil e che a settembre ha superato i 168 miliardi di euro di turnover (+5,99% rispetto allo stesso mese del 2017), è iniziata l’era del fintech con l’utilizzo di strumenti come piattaforme digitali, blockchain e analisi dei big data. Il livello di questa diffusione di nuove tecnologie, che coinvolge gli operatori della cessione dei crediti commerciali e più in generale le attività finanziarie di smobilizzo delle fatture e di supporto al capitale circolante delle imprese, è l’oggetto di una ricerca condotta da Assifact, l’associazione che riunisce gli operatori del factoring, con l’Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano. I risultati sono stati diffusi nel corso del workshop “Evoluzione e prospettive del factoring nell’era del fintech” organizzato da Assifact e dall’Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano presso la UniCredit Town Hall in collaborazione con UniCredit Factoring.

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La ricerca ha disegnato la prima mappa delle start up digitali protagoniste in Italia di nuove iniziative legate alla cosiddetta invoice finance, il business che si sviluppa con la creazione di piattaforme digitali attraverso le quali le aziende possono smobilizzare i loro crediti commerciali cedendoli a investitori professionali, e alla supply chain finance, che offre strumenti e servizi finanziari per ottimizzare il capitale circolante e la liquidità di tutti gli operatori coinvolti in una filiera produttiva. La ricerca, fra le altre cose, ha esaminato i business model delle start up più rilevanti nel settore, fra cui: Credimi (Milano, 2015), Fifty Finance Beyond (Milano, 2016), FinDynamic (Milano, 2016) e modeFinance (Trieste, 2009).

“Le soluzioni fintech – afferma Alessandro Carretta, segretario generale di Assifact e professore ordinario all’Università di Roma Tor Vergata – integrano l’offerta di servizi, aumentano l’efficienza del sistema, riducono i costi operativi, valorizzano al massimo le economie di scala coprendo segmenti di clientela attualmente non serviti, come le aziende di minori dimensioni”. Ma il fintech, sottolinea Alessandro Carretta, non è un concorrente. Il modello vincente potrebbe nascere dalla cooperazione tra fintech, che crea soluzioni digitali, e factoring, che offre un servizio più completo e personalizzato in veste di partner strategico dell’impresa. Il fintech può apportare idee innovative agli operatori del factoring “che hanno i capitali, le competenze di business e legali, il brand”. Per evitare disparità competitive, avverte Carretta, è tuttavia lecito attendersi “uno statuto giuridico europeo che bilanci innovazione tecnologica, governo dei rischi e concorrenza” stabilendo “stesse regole per stesse attività” ed evitando che la tecnologia possa generare squilibri competitivi.

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