Italia: recessione “tecnica”, frenano industria e domanda interna

Paolo Mameli -
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Il PIL italiano è calato più del previsto nel 4° trimestre 2018 (-0,2% t/t, 0,1% a/a), spinto al ribasso dall’industria e dalla domanda domestica.

Il 2018 lascia un’eredità negativa al nuovo anno, e le indagini non segnalano un ritorno a una crescita significativa a inizio 2019. Pertanto, occorre una accelerazione molto forte a partire dalla primavera per poter raggiungere una crescita dello 0,6% nel 2019.

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  • Il PIL italiano è calato più del previsto nel 4° trimestre 2018, di -0,2% t/t (dopo il -0,1% t/t precedente). Il dato è risultato di un decimo inferiore alle aspettative nostre e di consenso.
  • La crescita annua è rallentata a 0,1% da 0,6% precedente (rivisto al ribasso di un decimo).
  • Per trovare valori inferiori di crescita, sia congiunturale che tendenziale, bisogna risalire al 2013.
  • Il dettaglio per componenti di domanda non è ancora noto (sarà diffuso dall’Istat il prossimo 5 marzo). Tuttavia, quanto comunicato dall’agenzia di statistica è in linea con le nostre attese:
    1. la contrazione del PIL è il risultato di un calo del valore aggiunto nell’industria e nell’agricoltura, in presenza di un contributo nullo dai servizi;
    2. la flessione è dovuta interamente alla domanda domestica (al lordo delle scorte), mentre il commercio estero ha dato un contributo positivo all’attività economica (per il secondo trimestre consecutivo).
  • In altri termini, come già nei tre mesi precedenti, la caduta del PIL è riconducibile principalmente all’industria e alla domanda interna (pensiamo più per investimenti che per consumi).
  • La crescita acquisita per il 2019 (ovvero, in caso di stagnazione in ciascun trimestre del nuovo anno) è pari a – 0,2%. Ovvero, il 2018 è il primo anno dal 2012 che lascia un’eredità negativa ai 12 mesi successivi.
  • Ciò significa che occorrerebbe una accelerazione molto forte nel corso dell’anno per raggiungere la nostra più recente stima, rivista al ribasso a 0,6%.
  • Il punto è che gli indici di fiducia, soprattutto dal lato delle imprese, segnalano che l’attività economica rimarrà debole almeno nel 1° trimestre. Un ritorno alla crescita a partire dal 2° o 3° trimestre è possibile, sulla scia sia della ripresa del commercio internazionale, che degli effetti (principalmente sulle famiglie) di alcune misure incluse nella manovra di bilancio.
  • In ogni caso, la debole chiusura di 2018 e inizio di 2019 può spingere la crescita media annua su valori molto vicini allo zero. In altri termini, per ora è recessione “tecnica” o meglio stagnazione, più che recessione vera e propria. Tuttavia, occorrerà osservare rapidamente una ripresa degli indici di fiducia per poter raggiungere una crescita del PIL dello 0,6% nel 2019.

Paolo Mameli – senior economist della Direzioni Studi e Ricerche – Intesa Sanpaolo