Azionario giapponese: perché investire di più

Joël Le Saux -
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Nel 2018 si è registrato un deflusso record di investimenti esteri sul mercato azionario giapponese. Ma la fuga di capitali non è un fenomeno nuovo: infatti, da decenni, le azioni giapponesi sono periodicamente trascurate dei gestori globali.

È diventato un vero e proprio mistero dell’asset allocation: perché gli investitori mantengono un sottopeso nella classe di attivi con la correlazione più debole di tutti i principali mercati globali?

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Una della ragioni, forse la più prosaica, di tale sottoponderazione è che il mercato giapponese è spesso visto come periferico dagli occidentali; il suo peso è nettamente inferiore a quello degli USA o dell’Europa negli indici mondiali. Ma il Giappone è anche vittima della finanza comportamentale e della tendenza degli investitori a privilegiare i mercati domestici. Dopo tutto, il Giappone è geograficamente molto distante dalle piazze principali dei mercati sviluppati e gli investitori hanno tradizionalmente una maggiore propensione a investire nei mercati emergenti a beta elevato e in Cina in particolare.

Una fonte di diversificazione intatta

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Tuttavia, le azioni giapponesi, in quanto classe di attivi, rappresentano una solida fonte di diversificazione. Con un indice di correlazione di 0,66 e 0,70 rispettivamente al mercato statunitense e a quello europeo, il Giappone è meno correlato al trend degli altri mercati azionari. E, per quanto possa risultare contraddittorio, i mercati emergenti non sono così tanto decorrelati dai mercati europei, avendo un indice di correlazione di 0,79. In tale contesto, il Giappone si distingue per la sua capacità di offrire diversificazione ai gestori di portafoglio internazionali.

La minore correlazione dipende in larga misura dalla componente valutaria. Lo yen ha la sua importanza in un’asset allocation globale, grazie alle opportunità che offre nelle fasi di risk-off. Pertanto, gli investitori europei e i gestori di portafoglio sono ben ispirati quando si espongono al mercato giapponese per diversificare l’allocazione “core” europea e, di fatto, l’allocazione in euro. Inoltre, da un punto di vista globale, la borsa giapponese rappresenta un’interessante fonte di diversificazione di fronte ai rischi potenziali in Europa, come la Brexit e l’instabilità politica in Italia o in Francia.

Il Giappone gode anche di una minore esposizione alle bufere che colpiscono periodicamente i mercati emergenti asiatici. Globalmente, le società giapponesi sono poco esposte alla Cina. In effetti, la marca più popolare di smartphone in Cina è locale e le auto estere più vendute sono quelle tedesche. Sebbene la Cina sia il maggior mercato automobilistico mondiale, meno di una Toyota su dieci vi è venduta.

Detto ciò, il rallentamento dell’economia cinese sta incidendo su alcuni settori ciclici più difficili da sostituire, come la robotica, l’automazione delle fabbriche e le materie prime, come l’acciaio. Nel nostro portafoglio abbiamo solo tre società giapponesi, tra cui Toyota, delle cinquanta che compongono l’indice Nikkei China Related. Per questo possiamo dire che la nostra esposizione alla Cina è bassa.

Opportunità derivanti dai fondamentali

Le azioni giapponesi sono attualmente scambiate a prezzi ragionevoli e le valutazioni integrano già il rallentamento dell’economia mondiale e la revisione al ribasso delle stime degli utili. In particolare, il multiplo prezzo/valore contabile (P/B) è ai minimi degli ultimi sei anni, attestandosi a circa 1,1x, in contrazione del 15% circa rispetto alla scorsa estate. A tali livelli di P/B, il mercato giapponese risulta piuttosto interessante e gli investitori possono attendersi guadagni annui in linea con una redditività del capitale di oltre il 7%.

A ciò si aggiunga il fatto che il rendimento del dividendo medio è di circa il 2,5%, cui si può sommare un ulteriore 1% grazie ai programmi di acquisto di azioni proprie, per un rendimento globale per gli azionisti superiore al 3,5%. Nel corso dell’attuale periodo di pubblicazione degli utili, numerose società come SoftBank e Sony, hanno annunciato consistenti e inattesi programmi di acquisto di azioni proprie.

Al contrario della Fed o della BCE, è eccellente la visibilità sugli interventi futuri della Banca del Giappone, che mantiene una condotta attendista. Nel 2019, la stabilità sarà il vantaggio del Giappone rispetto agli altri principali mercati azionari.

Considerando l’attuale rallentamento economico mondiale, preferiamo puntare sulle società che operano a livello nazionale e sulle multinazionali esposte al mercato statunitense. Le società che operano nel settore dei lavori pubblici e delle infrastrutture presentano valutazioni interessanti e garantiscono un’ottima visibilità, senza essere esposte al ciclo globale. Senza dimenticare, naturalmente, le società con bilanci solidi, quelle che versano dividendi elevati e al contempo distribuiscono una quota limitata di utili per garantire la sostenibilità delle cedole, con programmi di acquisto di azioni proprie come ciliegina sulla torta.


Joël Le Saux – gestore di portafoglio del fondo OYSTER Japan Opportunities – SYZ Asset Management