Fusioni tra Banche: finora nessun grande vantaggio

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Come influirà il Covid nei processi di aggregazione? Exton Consulting, tra le prime cinque società europee di consulenza in strategia e management nei servizi finanziari, ha pubblicato la seconda edizione dell’«Osservatorio delle banche italiane 2020», analizzando le attività di 51 istituti retail che hanno almeno cinque filiali in Italia. Gabor David Friedenthal, partner Exton: «Sul personale e sui costi IT in particolare serve ancora più incisività».

Migliorano gli indici di redditività e solidità delle banche popolari, che però registrano anche una diminuzione della raccolta indiretta. Sono elevati gli stock di deteriorato e il peso del margine d’interesse.

«Non si sono registrati grandi vantaggi – dichiara Gabor David Friedenthal, partner di Exton Consulting – dai processi di aggregazione. Un esempio su tutti è Unicredit che ha un cost/income più basso, 66%, rispetto a istituti che hanno già portato avanti processi di fusione. I costi del personale sono allineati e rimangono invariati quelli amministrativi».

In termini di performance sull’equity emergono delle differenze significative anche tra i principali istituti bancari del settore. Spiccano Unicredit, Intesa San Paolo e Crédite Agricole.

Una sezione dell’Osservatorio di Exton è dedicata alle banche popolari, i cui profitti risultano ancora legati principalmente alle attività tradizionali creditizie e meno a quelle finanziarie.

«Migliorano il cost/income – precisa Friedenthal – il margine di intermediazione per dipendente e gli indici di solidità patrimoniali. Però, la raccolta indiretta, nonostante sia già molto bassa rispetto alle altre banche, diminuisce ulteriormente».