Il 2020 per i Green Bond? Solo un antipasto in vista del 2021

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Il 2020 non ha di certo visto l’apoteosi dei green bond: anzi, quest’anno potrebbe piuttosto essere ricordato come quello in cui la stragrande maggioranza degli investitori e degli emittenti ha riconosciuto come quello che prima era considerato solo un sotto-segmento di nicchia all’interno del panorama del reddito fisso sia diventata adesso un’asset class vera e propria. Le obbligazioni tradizionali sono generalmente finalizzate al rimborso del debito, oltre che al finanziamento di “scopi aziendali generali”; i green bond, invece, mirano al finanziamento della transizione ambientale.

Sono molti gli Stati, le agenzie, le aree geografiche, le istituzioni finanziarie o le singole aziende che devono ancora finanziare la propria trasformazione per adattarsi o contribuire al cammino di transizione ambientale. E’ questo il motivo per cui il segmento dei green bond è destinato ad un’ulteriore corsa nel prossimo anno, quando l’Italia o il Regno Unito emetteranno le loro primissime obbligazioni verdi, poi seguite da un numero sempre maggiore di corporate bond provenienti da un numero sempre più ampio di settori. Anche alcuni Paesi emergenti potrebbero fare il grande passo, il che garantirebbe loro maggior visibilità sui mercati. Dopo le sofferenze dell’economia globale legate alla prima ondata pandemica, la nostra previsione riguardo alle nuove emissioni di green bond si attestavano ad un livello di almeno 300 miliardi di dollari nel corso del 2021. In questo momento, possiamo anche spingerci ad un livello record superiore ai 550 miliardi di dollari, sempre a condizione che le aziende farmaceutiche produttrici dei vaccini mantengano le loro promesse.

I green bond continuano ad evolversi, diventando strumenti più sofisticati che possono essere applicati anche ad una gamma più ampia di aziende. Pertanto, dal punto di vista degli investimenti, è fondamentale una forte e valida selezione. In ogni caso, è incoraggiante notare come cresca il numero di soggetti che si sta unendo a questo filone, dall’Europa con il suo programma di sostenibilità, allo slancio che si sta manifestando all’interno della regione asiatica, fino agli Stati Uniti, dove oltre alla nuova presidenza, l’elemento davvero importante è il coinvolgimento nel segmento dei green bond da parte di istituzioni finanziarie, asset manager, banche e molte altre tipologie di attori globali.

Riteniamo quindi che la domanda crescerà ad un ritmo ancora più rapido, in quanto negli ultimi mesi sono venuti fuori sempre più segnali di un maggior interesse nei confronti di questi strumenti d’investimento da parte di investitori provenienti dal Nord America, dall’Asia o dall’Europa meridionale. In un contesto del genere, potremmo ancora una volta osservare come alcuni green bond offrano un premio per i settori in cui gli emittenti di tali debiti rimangono ancora un’eccezione, fenomeno questo destinato a venir meno poco a poco dato che il mercato dei green bond comprenderà nel corso del prossimo decennio uno spettro sempre più ampio di settori, Paesi, livelli di rating… Comunque sia, il 2021 potrebbe finire per essere proprio come è stato il 2020 per i gren bond: un altro passo verso la costruzione di un mercato profondo e ampio dedicato agli investimenti all’interno di un’economia più sostenibile.