Nuovi orizzonti, vecchi rischi in vista per l’Europa nel 2° trimestre

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Le condizioni del credito in Europa nei prossimi mesi beneficeranno del continuo sostegno fiscale e monetario, mentre la regione affronta altri due mesi difficili a causa del ritorno del virus, afferma S&P Global Ratings in un rapporto pubblicato oggi.

“Tutti gli occhi sono puntati sulla distribuzione dei vaccini e sull’impatto delle nuove varianti. Pur restando cautamente ottimisti, dato che le condizioni di credito rimangono generalmente favorevoli, permane dell’incertezza su quanto tempo ci vorrà perché l’economia dell’area si riprenda completamente”, ha detto il credit analyst di S&P Global Ratings Paul Watters nel rapporto “Credit Conditions Europe Q2 2021: New Horizons, Old Risks“.

“I governi e le banche centrali dovranno ridurre il proprio sostegno con cautela. Agire troppo presto potrebbe innescare un picco di insolvenze e minacciare la ripresa, mentre mantenere le misure di sostegno troppo a lungo potrebbe tenere in vita aziende non redditizie e ritardare l’adeguamento strutturale necessario”, ha aggiunto Watters.

Key takeaways

  • L’Europa affronta una ripresa irregolare e più lenta di quanto precedentemente stimato, a seguito dei ritardi nell’introduzione dei vaccini in tutto il Continente, dei timori sul vaccino, dell’insorgenza di una terza ondata e della minaccia di nuove varianti pericolose.
  • Ulteriori blocchi o varianti pericolose potrebbero ritardare una piena ripresa nell’UE oltre il primo trimestre del 2022.
  • Ci aspettiamo che l’economia dell’Eurozona rimbalzi del 4,2% quest’anno, stima rivista al ribasso dal 4,8% di dicembre, dopo il forte calo del 6,8% nel 2020.
  • Il tasso di default corporate investment-grade in Europa potrebbe raggiungere il 6,5% entro la fine dell’anno, dal 5,4% di fine febbraio 2021.
  • Tuttavia, c’è motivo di cauto ottimismo, poiché ci sono le condizioni per una forte ripresa nella seconda metà dell’anno, se la distribuzione del vaccino in Europa raggiungerà una soglia rilevante entro la fine dell’estate 2021.

Key forecast per il 2021

  • L’ampio e tempestivo sostegno fiscale e monetario delle autorità europee ha finora limitato le ricadute economiche della pandemia e dovrebbe continuare a un livello elevato durante il 2021, passando dal sostegno alla liquidità agli investimenti di capitale e sostenendo i bilanci delle piccole e medie imprese.
  • I trend del credito alle imprese si stanno gradualmente stabilizzando, con una debolezza sempre più concentrata nei settori più colpiti dalla pandemia. Una quota del 14% delle società speculative-grade europee ha un rating di ‘B-‘ o inferiore e ha outlook negativo o CreditWatch con implicazioni negative, quasi 4 punti percentuali in meno rispetto all’inizio dell’anno.
  • Il sostegno fiscale ha avuto un costo considerevole. Ad esempio, stimiamo che l’indebitamento commerciale netto a lungo termine per coprire il fabbisogno di finanziamento sovrano dell’eurozona nel 2021 raggiungerà 583 miliardi di euro (4,9% del PIL), rispetto ai 141 miliardi di euro (1,2%) del 2019.
  • Per quanto riguarda le istituzioni finanziarie, sebbene le misure fiscali delle autorità stiano tenendo sotto controllo le attività in sofferenza, nel corso del 2021 ci aspettiamo di vedere maggiori segnali di indebolimento della qualità degli asset, con un picco di prestiti problematici nel 2022.
  • Meno del 4% dei nostri rating sui titoli di finanza strutturata in Europa sono stati abbassati da marzo 2020. Tuttavia, ci aspettiamo che la performance del collaterale ricominci a subire pressioni verso la fine dell’anno, quando il sostegno inizierà a essere ritirato e la disoccupazione continuerà ad aumentare.
  • Le emissioni ESG continueranno il loro rapido ritmo di crescita, spinte dall’appetito degli investitori e dall’impegno della BCE per un mercato finanziario più green. Nelle prime 10 settimane dell’anno, le emissioni ESG nell’eurozona sono state circa 4,5 volte superiori rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
  • Uno shock nei mercati dei titoli di stato potrebbe rendere più ripide le curve dei rendimenti, creando una volatilità indesiderata nei mercati finanziari e causando un aumento dell’inflazione nel lungo termine. Per quanto i rendimenti più alti gioverebbero alla redditività delle banche e migliorerebbero i profitti dei re-investimenti per le compagnie assicurative vita e i fondi pensione, qualsiasi incremento sostanziale dei costi di finanziamento colpirebbe duramente i crediti ad elevata leva finanziaria, specialmente se legati a settori come tempo libero o trasporti.