Inflazione, è davvero una fase transitoria?

-

Una fiammata di inflazione temporanea è ancora lo scenario di base dei policy makers e degli investitori. Ci sono però alcuni preoccupanti segnali che avvalorano, invece, la tesi di un’inflazione più persistente, quasi strutturale. È quindi lecito chiedersi: quanto sarà transitoria questa fase?

Le banche centrali continuano a dire che l’episodio inflazionistico attuale è temporaneo e che l’inflazione media dovrebbe ritornare a livelli di equilibrio più bassi nel 2022 e 2023. Tuttavia, la maggior parte degli indicatori d’inflazione ha superato le aspettative, e i prezzi delle materie prime sono aumentati tra il 20% e il 30% da inizio anno. Ci troviamo dunque in un periodo d’inflazione prolungata? Ci sono dei rischi per l’inflazione strutturale?

“Uno studio fatto negli Stati Uniti dice che gli economisti si aspettano che l’inflazione resti sopra il 2,5% in media, quindi al di sopra del target della Federal Reserve (Fed), per tutto il 2022” dice Jonathan Baltora, gestore del fondo AXA WF Global Inflation Short Duration Bonds. “Quanto all’eurozona, siamo ancora sotto il 2%, vicini all’1,5% in media per il 2022. – aggiunge – “Quindi l’inflazione, a breve, sarà molto alta e il programma di acquisto di asset da parte della Banca centrale europea (Bce) dovrà essere ridiscusso e probabilmente esteso. Allora l’inflazione raggiungerà un livello altissimo (2% e oltre), poi si ridurrà nuovamente, ma non comunque a livelli bassi”.

In conclusione, secondo Jonathan Baltora: “l’inflazione si normalizzerà su livelli piuttosto alti, ben più alti di quelli dei tassi d’interesse”. Nel medio termine, poi, “la Cina e la dinamica domanda-offerta vanno monitorate”.

Esiste quindi la possibilità che queste tendenze di lungo periodo abbiano un impatto sul mondo del lavoro americano, traducendosi in un aumento dei salari e quindi dell’inflazione.

I mercati stanno scontando livelli superiori al 2% per l’inflazione USA nel medio termine, consistenti con tassi d’interesse più elevati e con una discussione sul tapering della Fed. In Europa questa discussione è ancora lontana, anche perché la Bce deve ancora comunicare la sua strategia sul target dell’inflazione e su come arrivarci.

“I mercati hanno valutazioni abbastanza tirate. In una situazione diversa, senza le politiche accomodanti, questo avrebbe fatto paura a molti”, aggiunge Alessandro Tentori, CIO di AXA IM Italia. “Ma oggi le banche centrali dominano con le loro politiche monetarie. Il rischio è che ci sia una fiammata d’inflazione più strutturale, più di quanto le autorità monetarie siano disposte ad accettare. Questo sarebbe negativo e innescherebbe un processo di rivalutazione di tutte le asset class.”

Come deve orientarsi allora chi vuole investire in prodotti legati all’inflazione in questa fase del ciclo economico?

“Il mercato ha scontato molto velocemente questo nuovo scenario d’inflazione”, spiega Baltora. “Ma se pensate che ci sia un rischio di maggiore inflazione nel lungo termine, questo potrebbe essere il punto d’ingresso per un investimento”.

Quest’anno gli investitori si sono dimostrati piuttosto attivi con le obbligazioni inflation-linked, ma inseguire i breakeven dell’inflazione a questi livelli non è probabilmente la cosa giusta da fare quando le aspettative d’inflazione sono aumentate già molto ed esiste la possibilità, non remota, che stiamo assistendo a un picco d’inflazione negli Stati Uniti.

Gli investitori, inoltre, dovrebbero tener presente la performance potenzialmente negativa degli inflation linker a lunga scadenza nel caso di un tapering della Fed.