L’alba di un nuovo mercato? Come la pandemia sta rimodellando il nostro futuro

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Il 3 giugno 2021 si è svolto l’ultimo webcast della serie di Franklin Templeton intitolata “Mega Trends Accelerate”, una serie di eventi live che hanno riunito ogni volta un gruppo di esperti degli investimenti per condividere le loro diverse opinioni sulle questioni tematiche e di attualità che gli investitori devono affrontare.

Nel corso di questo webcast moderato da Stephen Dover, Chief Market Strategist ed Head del Franklin Templeton Investment Institute, i relatori hanno discusso se il momentum attuale rappresenti l’alba di un nuovo mercato, in che modo la pandemia stia rimodellando il nostro futuro e dove in questo contesto gli investitori possano trovare le maggiori opportunità. Argomenti chiave inclusi:

  • Il futuro dell’healthcare e dell’industria,
  • Cambiamenti negli investimenti ambientali, sociali e di governance (ESG),
  • Spesa pubblica e preoccupazioni per l’inflazione, e
  • Cambiamenti dei comportamenti dei consumatori.

Commentando il futuro dell’healthcare e dell’industria, Zehrid Osmani, Portfolio Manager, Global Equities, Martin Currie, ha dichiarato:

“Le aziende biofarmaceutiche hanno sostenuto un enorme sforzo negli ultimi 15 mesi con gli sviluppi del vaccino COVID e prevediamo che continuino ad aumentare sia l’innovazione che la capacità di produzione di farmaci. La vediamo come una tendenza strutturale piuttosto che temporanea. Ci sono tuttavia diversi motivi per cui le aziende farmaceutiche europee a grande capitalizzazione non sono il tema di investimento di lungo termine più interessante nel 2021. La loro crescita sarà influenzata dalla produttività della ricerca e sviluppo (R&S) e dalle continue pressioni sui prezzi affrontate dall’industria a causa dei farmaci che escono dal brevetto, della concorrenza dei generici e della pressione sui prezzi dei farmaci da parte degli operatori sanitari.

L’industria della tecnologia medica offre opportunità interessanti in tutto il mondo, così come il settore del software sanitario. Riteniamo inoltre che software su misura per lo sviluppo e la commercializzazione di farmaci e terapie personalizzate possano funzionare bene in questo settore e potenzialmente offrire rendimenti elevati.

Le aziende che operano in mercati di nicchia con poca o nessuna pressione sui prezzi che hanno elevate barriere all’ingresso possono avere pressioni concorrenziali inferiori e minori minacce normative. Possono inoltre beneficiare di forti opportunità di crescita strutturale di lungo termine provenienti da aree quali la digitalizzazione delle infrastrutture sanitarie, il monitoraggio remoto dei pazienti, la genomica e lo sviluppo di farmaci e le tendenze della produzione in outsourcing.

Prevediamo inoltre di vedere ulteriori aumenti nella digitalizzazione dell’assistenza sanitaria. Questo può assumere la forma della telemedicina che migliora la velocità del triage, nonché la comodità e l’efficienza nella gestione dei pazienti non gravi. Dobbiamo inoltre considerare l’uso di dispositivi di monitoraggio remoto, che possano migliorare l’aderenza dei pazienti al trattamento e intervenire nelle cure mediche prima che si verifichino riacutizzazioni costose che richiedano cure ospedaliere.

Quello che abbiamo imparato dalla pandemia guiderà il futuro della sanità pubblica. I governi canalizzeranno più stimoli fiscali per aggiornare le infrastrutture sanitarie esistenti al fine di renderle più resistenti in caso di potenziali future pandemie. Questi aggiornamenti potrebbero assumere la forma di una capacità ampliata, ad esempio per i letti di terapia intensiva ospedaliera, ma potrebbero anche essere investimenti per migliorare l’utilizzo e trasferire le cure in strutture a basso costo.

Nei mercati emergenti, prevediamo un rapido aumento degli investimenti nell’innovazione tecnologica healthcare. Strutturalmente, significa che la spesa sanitaria dei mercati emergenti potrebbe raggiungere un rapido livello di crescita nel prossimo decennio, rispetto alla crescita intorno al 5% dei mercati sviluppati.

Oltre all’healthcare, vediamo in particolare opportunità di medio termine nel settore industriale come la digitalizzazione e l’automazione, ma anche una maggiore adozione di iniziative infrastrutturali più verdi, in particolare energie rinnovabili, edifici efficienti, treni ad alta velocità e veicoli elettrici. Per quanto riguarda l’automazione e la digitalizzazione, abbiamo visto aziende parlare di “10 anni di progresso nell’arco di un anno” poiché sono state costrette ad adottare nuove pratiche di lavoro digitale. Prevediamo di vedere un crescente utilizzo delle tecnologie digitali e della robotica (le unità di robotica industriale secondo quanto riferito sono aumentate di circa il 12% nel corso del 2020 – riteniamo che potremmo potenzialmente assistere ad una crescita del 5% negli utili 2021 e ad un più che raddoppiamento delle unità di robotica industriale nel corso di 10 anni) mentre le aziende continuano a innovare attraverso la digitalizzazione. Prevediamo inoltre che i “cobot” (robot collaborativi, ovvero robot che svolgono compiti in collaborazione con lavoratori umani) crescano di circa il 35%-45% annualizzato nei prossimi 10 anni. Fabbriche intelligenti, monitoraggio automatizzato del magazzino, logistica digitalizzata, manutenzione remota e digital twins sono solo alcune delle soluzioni che vediamo diventare sempre più prevalenti in futuro”.

Commentando i cambiamenti ESG guidati dalla pandemia da un punto di vista obbligazionario, nonché i timori di inflazione e la spesa dei consumatori e del governo, Bonnie Wongtrakool, Global Head of ESG Investments and Portfolio Manager, Western Asset Management, ha dichiarato:

“In Western Asset, cerchiamo le “3 T” – trasparenza, tempistiche e tracciabilità – per continuare a far pressione sulle aziende per questioni ambientali, sociali e di governance. Le aziende hanno fatto molti progressi in materia ESG fino ad oggi in risposta alle richieste insistenti di investitori e consumatori, ma sono necessarie politiche e normative di supporto per aiutare a migliorare ulteriormente gli standard. La performance varia ancora abbastanza ampiamente tra emittenti e tra settori. Abbiamo bisogno di sostegno da parte dei responsabili politici per ampliare e accelerare i movimenti positivi che abbiamo visto dopo la pandemia.

L’amministrazione Biden ha definito l’orientamento dell’intero governo nei confronti del clima e dell’equità razziale. Queste ambizioni sono in simbiosi con quelle degli investitori ESG, che aiuteranno gli investimenti ESG a svilupparsi ulteriormente, ma saranno fondamentali le specifiche su come gli Stati Uniti raggiungeranno il loro obiettivo di decarbonizzazione del 2035. Saremo spettatori dello sviluppo dei dettagli sugli standard stabiliti dall’amministrazione sull’energia pulita e sulla strategia finanziaria climatica, che avranno effetti a catena sull’economia, nonché sull’evoluzione dei prezzi del carbonio sia qui che all’estero.

Vediamo opportunità di investimento in obbligazioni con etichetta ESG poiché riteniamo che il mercato continuerà a crescere e diversificarsi attraverso una serie di risultati politici. Cerchiamo opportunità di espansione più rapida nei paesi dei mercati emergenti (ME) in cui le esigenze di finanziamento del clima dei ME sono più concentrate.

Ci aspettiamo che la spesa dei governi in questa fase della ripresa continui, dato che il potenziale di cicatrici di lungo termine è ancora notevole. L’impatto macroeconomico della spesa pubblica aggiuntiva dipende da quanto di essa è dedicata alle attività produttive, piuttosto che semplicemente a riempire i buchi creati dal COVID. Gli investimenti nella mitigazione e nell’adattamento climatico potrebbero essere strutturati come i precedenti, ma resta ancora da vedere quanto gli Stati Uniti e altri paesi siano disposti a impegnarsi.

Riteniamo che i timori di inflazione dovuti alle continue misure di stimolo fiscale siano esagerati e ora vediamo come anche il market pricing inizi a riflettere questo. In genere, livelli più elevati di spesa pubblica consentono semplicemente un avanzamento della crescita (“acquista ora, paga dopo”), poiché non possono affrontare le tendenze secolari in termini di demografia, automazione e produttività. Carichi di debito più elevati comportano un rischio maggiore per i paesi che dipendono da finanziamenti esterni, ma l’espansione del debito nei paesi emergenti è stata più contenuta rispetto ai mercati sviluppati. Le banche centrali dei ME sono state abbastanza responsabili.

Per quanto riguarda la politica monetaria, mentre la Fed ha promesso di rimanere accomodante, abbiamo visto negli ultimi due decenni come la politica monetaria da sola non possa favorire un’inflazione più elevata”.

Commentando il cambiamento dei comportamenti dei consumatori, Sara Araghi, Research Analyst e Portfolio Manager, Head of the Consumer Sector Team, Franklin Equity Group, ha dichiarato:

“I consumatori prestano sempre più attenzione alla sostenibilità e alle questioni sociali, che si riflettono nelle tendenze della domanda di prodotti. Un sondaggio del 2019 di Hotwire ha rilevato che il 47% dei consumatori ha cambiato le proprie abitudini di acquisto a causa di un’azienda che viola i propri valori personali. Per fare appello a queste mutevoli aspettative dei consumatori, le aziende stanno apportando aggiustamenti. Le aziende di calzature, ad esempio, stanno riducendo la loro impronta di carbonio e i produttori di denim stanno riducendo il consumo di acqua. I produttori stanno rivedendo i paesi in cui hanno sede le loro operazioni di produzione, con conseguenti impatti sulla catena di approvvigionamento e sulla manodopera.

Durante la pandemia, abbiamo anche assistito a rapidi cambiamenti nel comportamento dei consumatori poiché molte attività che una volta si effettuavano di persona sono passate ad un formato digitale. Il settore tecnologico ha avuto un’ascesa fulminea a causa di questa rapida digitalizzazione in tutti i settori, necessaria per adattarsi ai nuovi comportamenti dei consumatori. La maggior parte delle aziende aveva pianificato di effettuare investimenti tecnologici nei prossimi 3-5 anni; questo, nell’ultimo anno, ha tuttavia subito un’accelerazione per necessità. Secondo il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, gli investimenti privati in asset fissi quali software, attrezzature tecnologiche e ricerca e sviluppo (R&S) rappresentano oggi oltre il 50% del totale degli investimenti privati in asset fissi.

Anche gli investimenti nell’e-commerce continueranno probabilmente a un ritmo rapido, insieme a quelli nel settore immobiliare: i consumatori desiderano la flessibilità dell’online, ma apprezzano anche l’esperienza in-store e si aspettano di più da essa. I centri commerciali si stanno trasformando per diventare “centri di esperienza” incrementando il giro di affari incentrato su attività come lezioni di fitness e ciclismo e bowling in loco. Questa esperienza in-store si dimostrerà sempre più incline alla digitalizzazione, incorporando tecnologie come la realtà virtuale e le funzionalità delle app mobili.

Un’altra area di crescita durante la pandemia è stato il processo delle transazioni, con un numero maggiore di consumatori nativi non tecnologici che ha colto l’occasione per acquistare più regolarmente online e utilizzare le applicazioni telefoniche per effettuare acquisti. Secondo le stime di Digital Commerce 360, la spesa dei consumatori online con i commercianti statunitensi è aumentata del 44% su base annua nel 2020, il più elevato aumento annuo in più di due decenni e quasi il triplo dell’aumento del 15,1% su base annua nel 2019. Le aziende e le attività che si sono adeguate ed hanno sviluppato più competenze digitali hanno beneficiato di questa tendenza durante la pandemia e crediamo che continueranno a farlo in futuro.

Come ci si potrebbe aspettare, con la crescita dell’e-commerce, abbiamo anche assistito ad un’accelerazione dell’uso della carta di credito e di altri servizi di trasferimento di denaro online/via telefono durante la pandemia, e prevediamo che ciò continui. Secondo uno studio del gennaio 2021 di PYMNTS, il 28% dei consumatori statunitensi ha aumentato l’utilizzo online delle carte di credito dall’inizio della pandemia.

Stiamo iniziando a vedere l’inflazione generalizzata incidere sui beni di consumo e sull’esperienza dei consumatori a causa dell’aumento dei costi di materie prime, manodopera e trasporto. Per la maggior parte, i grandi marchi fanno pagare costi più elevati ai propri clienti. Questo non è stato un grosso problema dato che ci troviamo in un contesto di giacenze in magazzino più snelle ed il consumatore per ora è forte, dato che molti hanno accumulato cash in seguito alle misure di stimolo fiscale. I consumatori di tutto il mondo hanno accumulato un risparmio extra di 5,4 trilioni di dollari dall’inizio della pandemia. Vediamo anche un’enorme domanda repressa di socializzazione e spesa, e nella misura in cui i consumatori sono disposti a pagare per le esperienze che hanno perso durante il lockdown. Sul lungo termine, prevediamo che ci saranno vincitori e vinti nel settore dei consumatori,mentre continueranno a rafforzarsi coloro che hanno investito nella digitalizzazione su tutta la linea”.