Le Casse di previdenza possono interpretare il ruolo di investitori istituzionali a sostegno dello sviluppo economico

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La Covip nella propria Relazione annuale tratteggia anche quale è la situazione, attuale ed evolutiva, delle Casse di previdenza dei liberi professionisti su cui vigila con particolare riferimento alla gestione delle relative risorse finanziarie, in raccordo con i Ministeri del Lavoro e dell’Economia, deputati a verificarne anche la complessiva stabilità.

Alla fine del 2019, le attività complessivamente detenute dalle Casse di previdenza ammontano, a valori di mercato, a 96 miliardi di euro, in aumento di 9 miliardi rispetto all’anno precedente (10,3 per cento).   Dal 2011 al 2019 tali attività sono cresciute complessivamente di 40,3 miliardi di euro, pari al 72,3 per cento.

A fronte di una sostenuta dinamica di crescita nell’aggregato, permangono differenze, anche ampie, nelle attività detenute dai singoli Enti previdenziali; circa il 74 per cento dell’attivo è di pertinenza dei cinque enti di dimensioni maggiori, i primi tre raggruppano circa il 55 per cento del totale.   Nel 2019 solo in due casse di previdenza le prestazioni superano i contributi; in tutti gli altri casi la differenza è positiva, con un’ampiezza variabile tra i singoli enti. Tenendo conto anche delle componenti obbligazionaria e azionaria sottostanti gli OICVM detenuti, la quota più rilevante delle attività è costituita da titoli di debito, pari a 36,5 miliardi (corrispondenti al 38 per cento del totale).

La composizione delle attività detenute continua a caratterizzarsi per la cospicua presenza di investimenti immobiliari, che nel complesso (cespiti di proprietà, fondi immobiliari e partecipazioni in società immobiliari controllate dalle casse) si attestano a 20 miliardi (corrispondenti al 20,8 per cento del totale). Nel quinquennio 2015-2019 l’incidenza di tale componente è comunque diminuita di 3,7 punti percentuali. Va peraltro osservato che in sei casi la componente immobiliare supera il 30 per cento delle attività e in uno di questi l’incidenza è ancora superiore al 50 per cento.

Gli investimenti nell’economia italiana (titoli emessi da soggetti residenti in Italia e immobili) ammontano a 34,8 miliardi di euro, pari al 36,3 per cento delle attività totali, mentre gli investimenti non domestici si attestano a 46,1 miliardi.

Nell’ambito degli investimenti domestici, rimane predominante la componente immobiliare (18,5 miliardi), seguita dai titoli di Stato (7,8 miliardi); gli investimenti in titoli emessi da imprese italiane sono ancora limitati: ammontano a 5,3 miliardi, il 5,5 per cento delle attività totali, di cui circa 900 milioni di euro in titoli di debito e 4,4 miliardi in titoli di capitale (che comprendono circa 1,2 miliardi di quote della Banca d’Italia).

Per le evoluzioni future la Covip auspica in primo luogo che venga integrato l’assetto regolamentare attraverso lo specifico decreto sui limiti di investimento ed i conflitti di interesse atteso ormai dal 2011. Si sottolinea poi la necessità che si rafforzi strutturalmente il ruolo che le Casse di previdenza possono svolgere come investitore istituzionale.

In questa prospettiva rimane aperto  il problema dell’adeguatezza dell’offerta di prodotti finanziari alle necessità delle Casse per cui è anche essenziale che cresca il grado di apertura delle imprese al capitale esterno e che i mercati dei capitali regolamentati nel nostro Paese si sviluppino più decisamente, anche nell’ottica di un superamento della forte parcellizzazione che caratterizza il nostro tessuto industriale e che per molti versi ne frena le prospettive di crescita.

Fondi e casse possono svolgere un ruolo importante a supporto dell’economia nell’emergenza pandemica, assumendo iniziative che si inquadrino in un progetto di ampio respiro che abbia il baricentro nella promozione della crescita, come il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

Ovviamente, tenendo conto del loro compito di investitori di risparmio previdenziale, tali enti possono offrire un contributo a condizione che, in un’ottica di lungo periodo, le opzioni di investimento disponibili offrano un ritorno, aggiustato per il rischio, adeguato agli obiettivi previdenziali, rilevando anche da questo punto di vista la distinzione tra debito e capitale e tra orizzonti di breve e lungo periodo.