Mettere ai voti i piani d’azione per il clima, le proposte Say on Climate

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Gli azionisti sono abituati a votare su una vasta gamma di proposte, dall’elezione dei membri del consiglio alle delibere sulle politiche di diversità, dalle modifiche dello statuto alle modalità di remunerazione dei dirigenti. In questa stagione di assemblee generali abbiamo visto un nuovo tipo di proposte legate all’iniziativa Say on Climate. Ciò costituisce una chiara indicazione della crescente rilevanza di questo tema per gli investitori e le imprese. Una delle diverse proposte Say on Climate consiste in una strategia di transizione energetica in cui il management di un’azienda spiega come intende affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico. Gli azionisti votano su queste proposte in funzione della posizione dell’azienda, se avviata su un percorso di decarbonizzazione ragionevole, o nel caso in cui reputassero il programma carente, rendendo necessario qualche ritocco.

Nella maggior parte dei casi, i punti all’ordine del giorno di un’assemblea generale degli azionisti (AGM) presentati dal management riguardano questioni relative alla governance, come l’elezione dei membri del consiglio e la loro remunerazione. Le questioni ambientali o sociali spesso non sono incluse, a meno che un investitore o un gruppo di investitori non riesca a presentare una delibera assembleare. Queste delibere chiedono sovente un rapporto o una politica specifica su una questione ESG come la chiusura dei divari salariali di genere, la ricezione di relazioni sulle attività di lobbying, e anche lo sviluppo di strategie di cambiamento climatico. Il Say on Climate è una novità, in quanto vede il management stesso presentare una proposta su un tema di sostenibilità.

Il voto Say on Climate ha un potenziale analogo al voto Say on Pay. Se gli azionisti ottengono un voto frequente su una proposta in materia di clima, ciò finirà per innescare l’adozione di best practice e una maggiore trasparenza e responsabilità sui piani climatici di un’azienda. Facendo un’analogia con Say on Pay, si potrebbe sostenere che le retribuzioni dei dirigenti non sono state efficacemente ridotte nel corso degli anni, ma almeno la comunicazione al riguardo è stata potenziata e in molti casi gli azionisti sono stati in grado di chiedere miglioramenti nell’elaborazione delle politiche di remunerazione.

Anche se il Say on Climate potrebbe migliorare la responsabilità di un’azienda sul fronte del cambiamento climatico, non tutti sono a favore di questo nuovo tipo di voto. Molti sostengono che una simile iniziativa impedisca al management di effettuare ulteriori modifiche alle attività che impattano il cambiamento climatico se necessario, o addirittura che gli azionisti diventerebbero responsabili del cambiamento climatico se approvassero tali piani. In genere sosteniamo queste proposte se soddisfano una serie di criteri, tra cui il fatto che l’azienda abbia un’ambizione di zero emissioni nette e abbia presentato piani concreti per realizzarla attraverso traguardi a breve, medio e lungo termine. Inoltre, chiediamo che la proposta sia basata su un’analisi di scenario allineata all’Accordo di Parigi, e che i progressi siano comunicati in linea con il quadro di riferimento della Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD).

I primi voti Say on Climate sono passati con un ampio sostegno da parte degli azionisti. L’impresa che ha ottenuto il più alto tasso di supporto per la sua strategia climatica è stata Unilever, le cui proposte sono state appoggiate dal 99% dei votanti. Anche diverse aziende operanti in settori tradizionalmente caratterizzati da significative emissioni di carbonio hanno ricevuto un imponente sostegno dagli azionisti: Total ha ottenuto un supporto del 92%, Royal Dutch Shell ha ricevuto l’88% di approvazione per il suo piano di transizione energetica, eGlencore ha avuto un appoggio del 94%. Canadian National Railways, che è stata una delle prime aziende a presentare agli azionisti una proposta Say On Climate, ha ricevuto un sostegno del 92%. Quante più votazioni Say on Climate ci saranno, tanto più facile sarà identificare le differenze qualitative tra questi piani. Analogamente alle iniziative Say on Pay, è importante che esista un meccanismo di feedback: il voto sulle proposte Say on Climate deve essere accompagnato da consigli degli investitori. Senza una spiegazione di come i piani dovrebbero essere perfezionati, il solo voto contrario su un punto all’ordine del giorno non dice al management quali aspetti devono essere migliorati.

Che cosa si prospetta?

Prevediamo che altre aziende vorranno presentare proposte di questo tipo una volta che saranno pronte a pubblicare un piano di transizione energetica che possa ottenere l’appoggio dei loro azionisti. Questi ultimi potrebbero sostenere tale processo chiedendo di poter esprimere un voto al riguardo nel loro engagement con le imprese. Un’altra spinta potrebbe giungere da un’ulteriore istituzionalizzazione del voto degli azionisti, come accaduto con i voti sulle retribuzioni negli Stati Uniti e nell’UE. La stagione delle AGM del 2021 è già stata eccezionale, poiché tutte le assemblee si sono tenute in forma virtuale e molte imprese sono state gravemente colpite dal Covid-19. Ci auguriamo di dire presto addio alle complessità legate alla pandemia che hanno caratterizzato le assemblee generali di quest’anno, ma speriamo che le proposte Say on Climate si rivelino una realtà duratura.