Cina: i tre pilastri per conseguire una prosperità comune

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La Cina intende raddoppiare il PIL entro il 2035 rispetto al 2021: ciò implica che il tasso di crescita del PIL annuo diventerà progressivamente più basso nei prossimi vent’anni, passando dal 5,5% annuo al 4% annuo. Spostarsi verso una crescita di maggiore qualità significa investire nel capitale umano, con una popolazione che, secondo le stime Amundi, raggiungerà il picco nel 2026.

Il secondo pilastro riguarda la diffusione della ricchezza, con un aumento della quota del reddito medio attraverso la redistribuzione del gettito fiscale, una riduzione degli squilibri urbani-rurali e regionali e un rafforzamento delle normative (antimonopolio, anticorruzione).

In terzo luogo, per sviluppare un meccanismo di credito più efficiente e un mercato finanziario aperto è indispensabile disinnescare i rischi finanziari.  I primi passi sono già visibili nel numero crescente di default: le grandi imprese statali stanno facendo notizia su tutti i media e stanno mettendo a dura prova l’agenda di derisking finanziario.  Il modo in cui Pechino gestirà le aziende statali in grave difficoltà, dove il rischio finanziario potrebbe arrivare a livelli sistemici, rivelerà il reale impegno del governo nei confronti della sua agenda e la sua tolleranza al rischio.