Come migliorare le emissioni di CO2 di un portafoglio attraverso gli asset reali

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Investire in asset reali, come le foreste, apporta benefici al portafoglio in termini di diversificazione e di copertura dai rischi, ma non solo. Permette infatti di avere un impatto positivo sulle emissioni di carbonio. E’ partendo da queste osservazioni che Nuveen, società d’investimenti di TIAA (Teachers Insurance and Annuity Association of America) – una delle maggiori istituzioni finanziarie statunitensi, ha condotto un’analisi sul ruolo che gli asset reali, come aziende agricole, foreste e infrastrutture, possono giocare nei portafogli che perseguono gli obiettivi di azzeramento delle emissioni nette di carbonio.

La ricerca parte dai benefici più riconosciuti che i beni reali possono portare a un portafoglio: vale a dire diversificazione, copertura dall’inflazione, rendimento e controllo delle passività future grazie al potenziale di apprezzamento di lungo termine del capitale. E arriva a mostrare come, oltre a garantire questi vantaggi più conosciuti, i beni reali possano anche essere una soluzione conveniente per contribuire alla decarbonizzazione di un portafoglio di investimenti.

La bassa intensità di carbonio  delle aziende agricole e dei boschi può, infatti, aiutare gli investitori che cercano di decarbonizzare i loro portafogli, offrendo, in alcuni casi, il potenziale per compensare le emissioni positive di altre parti del portafoglio. Gli asset reali rappresentano per gli investitori istituzionali opportunità di investimento scalabili, in attività a basse emissioni di carbonio e in strategie di soluzioni naturali per il clima che incrementano lo stoccaggio del carbonio o contrastano le emissioni di gas serra.

Nuveen stima che la gestione sostenibile delle risorse naturali – come le foreste e le aziende agricole, in grado di contrastare la CO2 nell’atmosfera – potranno garantire entro il 2030 più di un terzo delle riduzioni di emissioni necessarie per rispettare i limiti di Parigi. Questo tipo di investimenti include progetti finalizzati a sostenere soluzioni di silvicoltura e agricoltura sostenibili o strategie di maggiore impatto come evitare la deforestazione e supportare la riforestazione, garantendo una migliore gestione dei terreni boschivi esistenti.

Un’area di investimento destinata ad attrarre sempre più gli investitori. Nuveen prevede che il mercato della riforestazione e dell’imboschimento produrrà 2,8 trilioni di dollari di entrate fino al 2050, mentre le stime globali per gli investimenti tecnologici volti a migliorare la resa in agricoltura ammontano a 20 trilioni di dollari dal 2015 al 2050.

Il modello di ottimizzazione del portafoglio di Nuveen

Nuveen ha sviluppato un modello di ottimizzazione del portafoglio che include oltre ai fattori standard anche le caratteristiche di decarbonizzazione dei real asset, permettendo agli investitori di ottimizzare le tre dimensioni di rischio rendimento oltre alla decarbonizzazione dei portafogli. Il modello aiuta gli investitori a capire anche quali eventuali compromessi sono necessari per raggiungere i propri obiettivi e a come stabilire gli obiettivi volti ad azzerare le emissioni di gas serra.

Gli investitori istituzionali, sempre più consapevoli del loro ruolo nel sostenere e accelerare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, si trovano infatti a dovere analizzare le diverse opzioni a disposizione per allineare i portafogli all’Accordo di Parigi, ovvero limitare il riscaldamento globale a meno di 2 gradi centigradi (idealmente non più di 1,5°C) rispetto ai livelli preindustriali.

L’investimento in real asset diventa quindi un’alternativa rispetto ad opzioni più tradizionali quali il disinvestimento da settori ad alta intensità di carbonio, l’aumento delle allocazioni verso investimenti efficienti dal punto di vista del carbonio o a basso contenuto di carbonio, e gli investimenti in soluzioni climatiche che rimuovono la CO2 dall’atmosfera.

I benefici degli asset reali per i portafogli istituzionali

I beni reali, infatti, hanno dimostrato di essere potenti fattori di diversificazione, con correlazioni basse o negative con le azioni e le obbligazioni tradizionali. Gli investimenti sui mercati privati raramente si muovono di pari passo con le attività o le materie prime tradizionali, in parte proprio perché sono relativamente illiquidi non essendo trattati sulle borse finanziarie.

Gli asset reali hanno anche il potenziale necessario per fornire un reddito simile a quello di un’obbligazione attraverso i contratti di concessione, le entrate derivanti dalla vendita di materie prime e i ricavi generati dagli utenti. L’apprezzamento del capitale a lungo termine dall’aumento del valore dei terreni o dai progetti di sviluppo delle infrastrutture può anche aiutare a soddisfare le passività future.

Le attività reali, infine, forniscono una forte copertura contro l’inflazione per diverse ragioni. Ad esempio, molte materie prime sono utili a misurare l’inflazione, come l’indice dei prezzi al consumo. Guidati dalle tendenze della domanda globale, l’aumento dei prezzi delle materie prime aumenta la redditività del legname e dei terreni agricoli, facendo aumentare a sua volta il valore dei terreni e fornendo una copertura a lungo termine contro l’inflazione.

La ricerca di Nuveen ha mostrato che, dal 1992, i rendimenti dei terreni forestali e agricoli sono stati in media del 9,3% e dell’11,1%, rispettivamente, più del doppio del tasso di inflazione del 2%-4% nello stesso periodo. Le loro correlazioni positive con l’inflazione, rispettivamente 0,40 e 0,23, sono state superiori a quelle dei titoli di stato o delle azioni.

I benefici sulle emissioni carboniche

L’investimento in beni reali come i terreni agricoli e i terreni boschivi fornisce due benefici aggiuntivi per gli investitori con obiettivi di zero emissioni.

In primo luogo rappresentano investimenti a bassa intensità di carbonio. I beni reali basati sulla terra hanno infatti nella maggior parte dei casi un’intensità di carbonio inferiore (misurata come emissioni nette di CO2 per milione di dollari investiti) rispetto alle classi di attività tradizionali quali azioni e obbligazioni. Le eccezioni a questa regola possono essere trovate nei mercati che sono dominati da settori a basse emissioni, per esempio il mercato azionario statunitense e il suo esteso settore tecnologico. Ma i beni reali basati sulla terra hanno anche intensità di carbonio significativamente più basse rispetto ai beni reali privati come le infrastrutture convenzionali (non legate alle rinnovabili). In alcuni casi, in particolare riguardo al legname, l’intensità di carbonio può essere negativa. Gli investimenti nelle foreste, infatti, possono avere un’impronta di carbonio negativa quando il tasso di sequestro del carbonio supera quello dello stock di carbonio disperso attraverso la raccolta per la vendita del legname.

Il secondo beneficio aggiuntivo consiste nella possibilità potenziale di crediti di carbonio verificati. In alcuni casi, i crediti di carbonio possono essere generati da investimenti in terreni boschivi o agricoli. Un credito di carbonio è un certificato che rappresenta una tonnellata metrica di biossido di carbonio equivalente della quale viene evitata l’emissione nell’atmosfera (prevenzione/riduzione delle emissioni) oppure che viene rimossa dall’atmosfera come risultato di un progetto specifico di rimozione del carbonio. I progetti devono soddisfare uno standard di mercato, volontario o obbligatorio, con meccanismi di monitoraggio, segnalazione e verifica, per garantire che i crediti siano reali, aggiuntivi e permanenti. I crediti di carbonio generati dagli investimenti in terreni boschivi o agricoli possono essere monetizzati per migliorare i rendimenti finanziari oppure trattenuti dall’investitore per bilanciare le emissioni di un’altra porzione del portafoglio. Se i crediti sono usati per compensare le emissioni, le metriche dell’intensità di carbonio devono essere regolate di conseguenza per evitare il doppio conteggio.

A differenza degli investimenti in boschi e dai terreni agricoli, i benefici climatici delle infrastrutture, che abbracciano un’ampia gamma di servizi, dai trasporti (come autostrade e aeroporti) alla generazione di energia, sono  meno evidenti. Le infrastrutture sono attualmente associate a significative emissioni di carbonio, ma possono offrire un potenziale in quanto i miglioramenti delle infrastrutture sono una componente chiave nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, che crea opportunità per gli investitori in fonti di energia rinnovabile, tecnologie efficienti dal punto di vista energetico e gestione dell’acqua e dei rifiuti, per citare alcuni esempi.