Perché occorre regolare il prezzo del carbonio

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L’aumento dei prezzi del gas e la crescita delle emissioni di gas serra da parte delle aziende elettriche, insieme alla riduzione dell’offerta di “crediti di carbonio”, hanno spinto il prezzo del carbonio sul mercato regolamentato europeo a livelli insostenibili nel breve termine (il prezzo del carbonio è attualmente scollegato dalle nostre capacità di transizione energetica). A questo proposito identifichiamo diversi punti di attenzione per il 2022:

Ci aspettiamo un intervento europeo affinché venga regolato il prezzo crescente del carbonio, rivedendo il meccanismo del contenimento dei costi. Nonostante la crisi energetica che abbiamo vissuto, questo meccanismo non si è innescato, il che dimostra la sua inefficacia per com’è attualmente configurato. Un tetto massimo o un effetto calmierante sull’inflazione del prezzo della CO2 aggiuntiva porterà benefici diretti a tutti i settori soggetti al mercato del carbonio regolamentato in Europa. Specialmente ai produttori di energia, per i quali il costo base è aumentato a causa della tassa sul carbonio e i cui utili sono potenzialmente bloccati da contratti a tasso fisso. Preferiamo questo settore nelle nostre allocazioni.

La natura è al centro dell’attenzione nel 2022… La biodiversità e il cambiamento climatico sono strettamente connessi, l’una influisce sull’altro e viceversa. La COP15 e la COP26 si sono concluse con più di 100 Paesi che hanno promesso di mettere al centro delle loro politiche la protezione della biodiversità e dell’ecosistema. Si punta a un quadro di riferimento globale della biodiversità che dovrebbe essere completato per aprile 2022.Potrebbe amplificare fortemente la tendenza a creare ed attribuire un prezzo ai crediti di carbonio sul mercato volontario, basata sulle soluzioni di conservazione/recupero della natura. L’accordo sull’Articolo 6 alla COP26 regolerà meglio gli scambi di carbonio e la loro tracciabilità in tutto il mondo.

Ci aspettiamo che i prezzi del carbonio convergano tra i mercati regolamentati e volontari. Ciò penalizzerà le società che usano i crediti di carbonio (acquistati sui mercati volontari) per compensare le proprie emissioni piuttosto che ridurle.

Le nostre analisi di portafoglio e di carbon trajectory favoriscono società per cui la riduzione di emissioni di CO2 è implementata su base strutturale, e non quelle realtà che si limitano a compensare le proprie emissioni.

Il contesto normativo ed i meccanismi di sostegno del mercato del credito continuano ad inasprirsi in relazione alla transizione energetica. Nel 2022 ci aspettiamo che le banche centrali e i regolatori adottino misure più punitive che colpiscano gli emittenti che non si impegnano attivamente nella transizione. La Bank of England ha iniziato questo processo essendo la prima istituzione a rendere green il suo CSPP (Corporate Sector Purchase Programme) attraverso una griglia di analisi per emittente.

Nonostante la BCE disponga di diverse opzioni per rendere green il proprio CSPP (Corporate Sector Purchase Programme), siamo convinti che lo scenario più vicino alla neutralità del mercato sia un approccio basato sull’emittente, come quello adottato dalla BoE. Se questo cambiamento avviene, gli emittenti dei settori più inquinanti che hanno avviato la propria transizione energetica ne trarranno grande beneficio, ossia quegli emittenti che abbiamo scelto nelle nostre strategie Carbon Impact Credit. Se la BCE dovesse scegliere di aumentare la quota di green bond e di bond legati alla sostenibilità, raggiungere la neutralità del mercato significherebbe acquistare metà delle nuove emissioni così denominate negli anni a venire. Questo potrebbe generare ulteriore dispersione dei prezzi per questi asset, ma comporterà anche compressioni del premio al rischio di questi emittenti, il che ci porterà benefici diretti.