Rischio di blackout e la resilienza energetica di alcune regioni d’Italia

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Dalla fine dello scorso anno, esponenti dei governi europei hanno parlato apertamente della possibilità di un blackout energetico su larga scala. Scienziati e tecnici avvertono che non è una questione di se il blackout globale accadrà, ma quando.

L’osservazione di una serie di fattori, che vanno dalla complessità della rete europea – del tutto interconnessa e quindi fragile – alla crisi energetica legata all’aumento del costo dei combustibili, senza dimenticare il contesto geopolitico dominante, supporta questi timori. L’Europa potrebbe ottenere tutto il gas di cui le sue fabbriche e le sue operazioni hanno bisogno da Gazprom, ma la mancata autorizzazione dell’apertura di Nord Stream 2 – un segno di sottomissione al governo degli Stati Uniti – complica terribilmente le cose. I media europei hanno già individuato il possibile colpevole se le cose vanno male, vale a dire la Russia.

I fatti sono drammaticamente più gravi. L’ambizione dell’UE è quella di cambiare radicalmente il suo livello di consumo, rinunciando del tutto ai combustibili fossili entro 30 anni. Inoltre, l’intero sistema energetico europeo è interconnesso in un’unica rete. Basta che un componente crolli e l’intero sistema rischi di collassare. Convertire questa rete a energie “rinnovabile” non è fattibile e non è pratico. L’UE sta ultimamente considerando il nucleare – la fonte di energia più sicura e verde -ma ci vorrà molto tempo prima che l’Europa segua il percorso della Francia.

Inoltre, i rischi per la rete europea non sono limitati alla capacità di approvvigionamento di carburante. I fattori critici sono legati al rischio di un attacco informatico e alla complessità e vastità dell’intero sistema.

La rete energetica europea scricchiola pericolosamente da anni. Il rischio di un blackout era reale per esempio nel novembre 2020, quando le linee di collegamento tra Italia e Francia erano ad un passo dal collasso. Solo due mesi dopo, la rete è stata messa a dura prova da una crisi in Romania.

Dalla fine della scorsa estate, le agenzie europee di protezione civile hanno lanciato una campagna per avvertire la popolazione di un imminente rischio di blackout. Il primo passo è stato compiuto nell’ottobre 2021 dal Bundesamt für Bevölkerungsschutz und Katastrophenhilfe (BBK), l’ufficio federale tedesco per la protezione civile e soccorso in caso di calamità.

Sebbene la Commissione UE tenda a minimizzare il rischio, un allarme è arrivato a fine ottobre 2021 dall’Austria. Klaudia Tanner, l’allora ministro della Difesa austriaco, parlò di un imminente “rischio reale” per quanto riguarda la possibilità di un grave blackout che lascerebbe gran parte del continente europeo senza elettricità per settimane. Il Ministro ha specificato che non si tratterà di “se accadrà”, ma di “quando” si verificherà l’interruzione di corrente. Il governo austriaco ha lanciato una campagna di comunicazione per avvertire la popolazione del imminente pericolo.

All’inizio di dicembre 2021, il governo italiano ha anche parlato del rischio di un blackout. Secondo il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, “non si può escludere un blackout con l’attuale struttura dell’approvvigionamento energetico”.

L’obiettivo di questo articolo è quello di illustrare l’evoluzione della resilienza energetica di alcune regioni d’Italia. Per l’analisi sono stati utilizzati oltre 50 parametri. La fonte dei dati è l’ISTAT, l’ufficio italiano di statistica. Sono state scelte quattro regioni, ovvero Marche, Lazio, Lombardia e Sicilia. È importante ricordare che la resilienza non riflette necessariamente prestazioni, efficienza o entrate. La resilienza misura la resistenza agli shock. In altre parole, quantifica quanto bene un sistema manterrà il suo stato attuale – che potrebbe essere buono o cattivo – di fronte a perturbazioni esterne o interne o eventi destabilizzanti, come disastri naturali, crisi geopolitiche, crisi di mercato, disordini sociali o fluttuazioni dei prezzi delle materie prime o delle valute, ecc.

Esaminiamo l’evoluzione della resilienza delle quattro regioni nel periodo 2006-2021.

 

 

È interessante notare come Lombardia e Sicilia, così come l’Italia come sistema, abbiano raggiunto la resilienza minima nel 2010 mentre Lazio e Marche lo hanno fatto due anni dopo. È chiaro come l’evoluzione di Lazio e Sicilia sia stata più fluida di quelle di Marche e Lombardia, riflesso di una migliore politica e gestione energetica. Il significativo calo di resilienza in Lombardia dopo il 2008 – quasi il 20% – è in linea con quello dell’intero Paese. Delle quattro regioni Lombardia e Marche mostrano maggiore volatilità nella loro resilienza energetica rispetto a Lazio e Sicilia.

 

 

Delle quattro regioni, la Lombardia ha registrato il valore più basso di resilienza – 62% (nel 2010) – e attualmente anch’essa ha il valore più basso del 73%, dietro Lazio, Sicilia e Marche.

Infine, il grafico a barre sottostante, noto come Profilo di Resilienza, classifica i diversi parametri utilizzati per lo studio in termini del loro impatto sulla resilienza energetica dell’Italia nel suo complesso. Si può notare come le variabili dominanti siano relative all’uso di energie rinnovabili e all’utilizzo di gas metano. Il grafico mostra, in termini quantitativi, dove intervenire per rendere il sistema energetico nazionale (e regionale) più resiliente e quindi può aiutare a dirigere meglio la politica energetica del paese.